Padoan: via Tasi, meno tasse sui profitti, ma in pensione…

di Sergio Carli
Pubblicato il 20 Settembre 2015 - 09:51 OLTRE 6 MESI FA
Padoan: via Tasi, meno tasse sui profitti, ma in pensione...

Pier Carlo Padoan. Una intervista coraggiosa

ROMA – Non c’è spazio per nuovi baby pensionati, in pensione ci andrete sempre più tardi. Però il Governo ha “imbullonato” la Tasi. E poi basta con il dogma che aumentare le tasse è di sinistra e ridurle è di destra e che chi ha qualche soldo deve essere comunque tartassato in nome del proletariato che non c’è più; anzi, in Italia, cosa mai nemmeno pensata prima, si sta studiando di ridurre la pressione fiscale sugli utili delle aziende: lo si può credere, se lo dice Pier Carlo Padoan, ministro dell’Economia e ex direttore della Fondazione Italiani Europei di Massimo D’Alema.
Padoan lo ha detto in una intervista a Fabio Bogo, per Repubblica, un po’ piena di bla bla e luoghi comuni, vaghe promesse senza impegni concreti, a parte fare chiarezza sui baby pensionati e gli impegni (vaghi e in là nel tempo) su Tasi e imposte sugli utili aziendali.

I passaggi chiave sono:

1. “Interveniamo sulla prima casa, Tasi, Imu agricola e imbullonati. Non si tratta di interventi pubblicitari, ma di misure importanti, come quelle sulla casa, che riguardano l’80 per cento della popolazione”.

Non si capisce bene cosa voglia dire imbullonati e Fabio Bogo non fa nulla per aiutarci, forse non ha capito e non ha voluto chiedere, per non avere risposte deludenti…

Molto importante perché è la prima volta che se ne parla in Italia, anche se non è molto nei canoni di sinistra:

“Stiamo studiando come ridurre dal 2017 le imposte sugli utili aziendali. Ci sono varie ipotesi. Entro un mese, nella legge di stabilità, ne sceglieremo una”.

Chi vivrà vedrà, ma intanto l’ha detto e non è poco. Se non è la scuola Renzi degli annunci….

2. Non c’è trippa per nuovi baby pensionati.

Ha chiesto Fabio Bogo:

“Ci sono progetti che vorrebbero introdurre una flessibilità in uscita, e il premier Matteo Renzi spinge perché già nella legge di stabilità ci sia qualcosa che vada in questa direzione. Ma è una materia delicata, perché si tratta di accorciare l’età lavorativa in presenza di un aumento delle aspettative di vita della popolazione. È vero che lei frena?”.

Ha risposto Pier Carlo Padoan:

“È fondamentale non deragliare da un principio fondamentale: vanno legate le prestazioni pensionistiche alla durata del tempo di lavoro e alla aspettativa di vita. Detto questo non c’è nulla di male a esaminare possibili correttivi che riguardano individui che si trovano vicini alla pensione ma con una prospettiva occupazionale difficile. Ma va considerato naturalmente che questo ha un costo e l’equilibrio di finanza pubblica deve essere mantenuto”.

Ma state sereni:

“Va detto che il sistema pensionistico italiano è uno dei più robusti in Europa. Non lo diciamo noi, ma la Commissione Ue, con una valutazione che viene aggiornata continuamente”.

3. “Sostenere che aumentare le tasse è di sinistra e diminuirle è di destra è una cosa che ormai lascia il tempo che trova. La strategia economica per rilanciare l’Italia è complessa e comprende anche la riduzione delle tasse. Soprattutto se questi tagli aumentano la fiducia delle famiglie e le aiutano ad uscire da una recessione profonda, e creano le condizioni per avere più posti di lavoro e di migliore qualità. Aiutare le famiglie e sostenere il lavoro: sono cose di sinistra o no?”.

Queste parole piuttosto dure seguonio la constatazione che

“a sinistra qualcuno dice che ridurre le tasse a tutti non è democratico, e che abbassare le imposte sulla casa è una misura che di solito prende la destra”

e la domanda:

“State imitando Berlusconi oppure da parte di qualcuno c’è una lettura ideologica della questione fiscale?”.

A parte queste affermazioni, di cui l’unica concreta è la sberla ai pensionati e le altre due sono importanti come principi ma vaghe nella sostanza, il resto dell’intervista, cui Repubblica dedica il titolo più importante della prima pagina, è abbastanza fumoso e molto minculp.

Padoan rivendica che la crescita che finalmente è arrivata anche in Italia è merito suo e di Renzi. Un po’ esagerato: la ripresa è nel mondo e in particolare tira la Germania, di cui l’Italia è una specie di indotto. Certo il Governo Renzi non ha fatto le scempiaggini di Tremonti / Berlusconi, Monti e Letta che non solo hanno perso la ripresa ma hanno aggravato la depressione. Però è giusto che dica:

“C’è più crescita perché c’è più lavoro, buona parte della crescita aggiuntiva è perché c’è più occupazione rispetto al cosiddetto andamento tendenziale. Poi certo ci sono le tasse, che stiamo abbassando. Ma non abbiamo cominciato adesso, all’improvviso. Abbiamo iniziato appena questo governo è stato costituito, fa parte di un percorso che abbiamo iniziato e che continueremo sino alla fine del mandato”.

Nessuno ha il coraggio di menzionare l’articolo 18 dello Statuto dei Lavoratori. La ferita del Colosseo è troppo bruciante…