Pensioni d’oro sono quelle eterne: 3,8 mln pagate da più di 25 anni, 785mila incassate da 37 anni

Lucio Fero
Pubblicato il 11 Giugno 2018 - 09:02 OLTRE 6 MESI FA
Pensioni oro sono quelle eterne: 3,8 mln pagate da più di 25 anni, 785mila incassate da 37 anni

Pensioni d’oro sono quelle eterne: 3,8 mln pagate da più di 25 anni, 785mila incassate da 37 anni (nella foto Ansa, Tito Boeri)

ROMA – Pensioni d’oro sono le 158 mila che superano i cinquemila euro netti al mese di importo o pensioni d’oro [App di Blitzquotidiano, gratis, clicca qui,- Ladyblitz clicca qui –Cronaca Oggi, App on Google Play] sono quelle eterne, quelle che durano, vengono pagate e incassate da tre/quattro decenni? E’ più “ingiustificato privilegio” (dizione ufficiale del governo M5S-Lega) percepire 70 mila euro netti di pensione l’anno per quindici anni o percepire 18 mila euro netti l’anni di pensione per trenta e passa anni?

Il Governo e il suo Contratto per il Cambiamento questa domanda non se la pongono. E si comprende bene perché: tagliando le pensioni di alto importo si scontentano al massimo 158 mila cittadini/elettori (in realtà molti meno perché dal conto vanno detratte le pensioni di chi i cinquemila euro netti al mese li ha raggiunti e pagati in corrispettivi versamenti contributivi). Ripensare, anche solo pronunciare un po’ di verità sulle pensioni eterne scontenterebbe quasi quattro milioni di italiani pensionati di lungo, lunghissimo corso.

Come informa il Corriere della Sera pubblicando lo studio di Itinerari Previdenziali in Italia ci sono 3,8 milioni (milioni!) di persone che percepiscono a fine mese una pensione da più di 25 anni. Sono il 24 per cento del totale, un pensionato su quattro. E tra questi ci sono 785 mila persone che prendono la pensione da 37 anni.

Pensioni che con tutta evidenza nessun contributo versato può neanche lontanamente coprire. Molte di queste pensioni eterne sono più che carenti all’origine di contributi. Sono state elargite soprattutto negli anni tra il 1965 e il 1990 quando era regola non vi fosse nessun rapporto tra contributi e entità della pensione. Quando insomma la pensione veniva riconosciuta anche con contributi minimi pagati e anche ad un’età lavorativa bassa. Magari gonfiata da anni di contributi figurativi.

Esperti di materia previdenziale ma anche una tabellina di quelle di moltiplicazioni e divisioni da terza media possono attestare che 25 anni di pensione sono il massimo che un sistema pensionistico possa reggere. Alla grossa, se hai lavorato e pagato contributi previdenziali per 35 anni abbondanti e hai cominciato lavorare intorno ai 20/25 anni di età, se te ne vai in pensione dopo i 60 anni e vivi nella media fino a circa 80 di anni, allora il sistema più o meno regge.

Ma in Italia 785 mila sono in pensione da 37 anni e, buon per loro, non hanno certo finito di vivere. Vuol dire che sono andati in pensione intorno ai 45 anni di età (45 anni!). E 3,8 milioni di persone sono in pensione da più di 25 anni e anche loro a maggior ragione e per loro fortuna non hanno certo finito i loro di anni. Vuol dire sono andate in pensione al massimo intorno ai 50 anni.

Quattro milioni quasi di italiani godono di pensioni non d’oro ma eterne. Ma che non si dica troppo in giro. Come non si faccia sapere troppo in giro che non è per nulla vero che tutti i tipi di reddito e guadagno sono in Italia egualmente strizzati dalla tasse. Al contrario: sui proventi di impresa qualunque sia la loro entità la tassazione è del 24 per cento. Sui redditi da locazione immobiliare, insomma gli affitti, la tasse è del 23 per cento. Anche se affitti dieci, cento o mille appartamenti o solo uno, sempre 23 per cento. E sui redditi da capitale, dividendi e rendimenti finanziari la tassa è del 26 per cento, sia che il guadagno dell’investimento sia di cento o centomila euro.

Sui redditi da impresa, su quelli immobiliari, su quelli da capitale tutte flat tax, tassazione piatta che non cresce in percentuale al crescere del volume del reddito.

Invece sui redditi da lavoro: sopra i 75 mila euro lordi annui la tassazione è del 43 per cento cui vanno sommate le addizionali regionali e comunali. A proposito di flat tax…ma è meglio non farlo sapere troppo in giro.