Lo Statuto dei Lavoratori fa 40 anni, ma Cgil, Cisl e Uil restano divisi

Pubblicato il 19 Maggio 2010 - 20:16 OLTRE 6 MESI FA

Lo Statuto dei lavoratori compie 40 anni: l’anniversario ricorre il 20 maggio, ma i sindacati festeggeranno la ricorrenza separatamente: il leader della Cgil, Guglielmo Epifani, prenderà parte ad un convegno della fondazione Di Vittorio; il segretario della Cisl, Raffaele Bonanni, ad una tavola rotonda organizzata dalla confederazione, il capo della Uil, Luigi Angeletti, ad un dibattito promosso insieme alla fondazione Craxi.

All’evento della Cisl sono stati inviati Franco Marini, Giorgio Benvenuto, Fausto Bertinotti e Claudio Donat Cattin, figlio dell’ex ministro del Lavoro;  l’appuntamento della Uil vedrà la presenza dei ministri Maurizio Sacconi e Renato Brunetta, oltre ai presidenti di Confindustria, Emma Marcegaglia, e di Confcommercio, Carlo Sangalli.

I sindacati hanno assunto posizioni diverse rispetto al progetto del ministro del Lavoro, Maurizio Sacconi, di riformare lo Statuto dei lavoratori con l’obiettivo di arrivare ad uno Statuto dei lavori. La Cisl e la Uil sembrano più possibiliste, purché sia il frutto di un accordo tra le parti sociali, mentre la Cgil ha già annunciato iniziative di lotta se saranno ridotti i diritti.

Tutte e tre, in ogni caso, non nascondono la necessità di adeguare lo Statuto ai profondi cambiamenti intervenuti in questi anni nel mondo del lavoro e nel tessuto produttivo.

L’entrata in vigore della legge 300 del 20 maggio del 1970 segnò uno spartiacque nelle relazioni industriali contribuendo all’evoluzione civile del Paese. Lo Statuto riformò i rapporti di lavoro in azienda, mettendo in primo piano la dignità della “persona-lavoratore”, rafforzando la posizione del sindacato nell’impresa, capovolgendo il modello imperante fino a quel momento nella fabbrica: autoritario e paternalistico.

Il primo a sottolineare la necessità dello Statuto fu Giuseppe Di Vittorio, leader carismatico della Cgil del dopoguerra, nel congresso di Napoli del 1952. Nei fatti, prima dello Statuto gli articoli 39 e 40 della Costituzione (rispettivamente la libertà di organizzazione sindacale e il diritto di sciopero) non erano stati applicati. Era il codice civile, con i contratti collettivi, a disciplinare i rapporti di lavoro.

Il disegno di legge fu proposto dal ministro del Lavoro socialista, Giacomo Brodolini, ex sindacalista morto a soli 48 anni per vedere approvata la legge. Fu lui ad affidare ad una commissione di esperti, presieduta da Gino Giugni, il compito di elaborare il testo. Così come fu decisivo il ruolo di Carlo Donat Cattin, successore di Brodolini alla guida del ministero che proseguì nella sua linea d’azione.

L’articolo sicuramente più conosciuto dello Statuto è il numero 18, che disciplina il reintegro in azienda del lavoratore licenziato senza giusta causa, diventato ormai un simbolo dopo lo scontro nel 2002 tra il governo e la Cgil.

Il 24 giugno del 1969 le “Norme sulla tutela della libertà e dignità dei lavoratori, della libertà sindacale e dell’attività sindacale nei luoghi di lavoro e norme sul collocamento” furono presentate in consiglio dei ministri, l’11 dicembre approvate dal Senato, quindi il 14 maggio dell’anno successivo arrivò anche il via libera della Camera con un ampio consenso.

Si astenne il Pci pur apprezzando il testo e le modifiche apportate durante la discussione parlamentare. Ma i comunisti chiedevano che nei luoghi di lavoro fosse riconosciuto uno status anche ai partiti. Tale richiesta non passò.