Questione industriale. 25% produzione bruciato dalla crisi. Ma export da record

ROMA – Questione industriale. 25% produzione bruciato dalla crisi. Ma export da record. Dall’inizio della crisi l’Italia visto restringersi la sua percentuale di produzione industriale del 25%. Un quarto dell’industria nazionale: dal 2008 ha perso venti punti di fatturato nazionale. Il risultato di politiche economiche di contrasto fondate esclusivamente sull’aumento delle tasse  (e dall’assenza di una politica industriale degna di questo nome), la tenuta dei conti pubblici al prezzo di una drastica riduzione del potere d’acquisto, è il crollo dei consumi. Cioè la debacle della domanda interna e dell’occupazione.

Ciò è tanto più vero se si considerano i successi dell’export italiano, addirittura il nuovo record registrato a novembre con il surplus commerciale a quota 88,7 miliardi di euro: il dato di fine anno batterà il record storico del 2012. Le imprese del Made in Italy hanno superato lo shock imposto dalla concorrenza asimmetrica dei paesi emergenti, Cina in testa. La vitalità del manifatturiero italiano è nei numeri: l’Italia è quinta nel mondo sulla bilancia commerciale. Tengono i settori classici del made in Italy, dal tessile all’alimentare, ma grandi risultati sono stati raggiunti dalle nuove specializzazioni come la meccanica non elettronica, i mezzi aerospaziali e i prodotti in ferro e acciaio. Per la fondazione Gea Edison l’attivo nel terzo trimestre 2013 è di 27,8 miliardi di dollari (esclusi i minerali energetici), a un passo dal Giappone (34,1).

Il dossier sulla “questione industriale” del Sole 24 Ore mette a confronto i dati forniti dalla Fondazione Gea Edison (che segnalano la vitalità dell’export) con le elaborazioni fornite da Mediobanca sul trend di crescita industriale che dal 2008 si è bruscamente interrotto.

L’analisi realizzata da Mediobanca evidenzia anche una precisa strategia: le imprese italiane hanno scelto di conservare attività (ricavi), anche a scapito della redditività (margini). Non a caso se – fatto 100 il numero indice nel 2003 – il valore aggiunto della manifattura nel 2008 valeva 115,8 punti, nel 2012 è sceso a 105,8 punti. I grandi gruppi sono passati da 115,9 a 97,1. I medio-grandi da 113,6 a 103,2. Le medie imprese da 125,9 a 121. In tutti i casi il calo ha avuto una proporzione maggiore rispetto a quello dei ricavi (guarda le tabelle sotto, ndr.). (Paolo Bricco, Il Sole 24 Ore)

Questione industriale. 25% produzione bruciato dalla crisi. Ma export da record
Fonte Sole 24 Ore

 

 

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