Renzi e Bersani insieme a Firenze contro Monti: “Il Pd nato nel 1921? Forse lui”

Pubblicato il 1 Febbraio 2013 - 20:16| Aggiornato il 2 Febbraio 2013 OLTRE 6 MESI FA

FIRENZE – Sono arrivati in auto insieme Pier Luigi Bersani e Matteo Renzi al teatro Obihall di Firenze per un comizio a due voci in vista del voto del 24 e 25 febbraio. Il primo vero appuntamento uniti, dalla stessa parte, dopo le primarie che hanno visto il segretario Pd vincere sul primo cittadino per la corsa alla premiership.

“Un particolare benvenuto al futuro premier – ha esordito Renzi dal palco – voglio dare una mano all’Italia giusta”. E giù un lungo applauso per i due ex fratelli-coltelli, vestiti quasi gemelli, entrambi in abito scuro, camicia bianca e cravatta nera o grigia. Tanto che su twitter l’hashtag #Pdbrothers è già un trend.

Ricordando le primarie Renzi ha detto: “Ha vinto lui, io lo sostengo. Abituiamoci alla lealtà”. Poi battute al vetriolo su Monti e Berlusconi. L’ex rottamatore non perde tempo e attacca fin dalle prime battute: “Oggi Monti ha detto che il Pd è nato nel ’21… deve essersi confuso con la sua data di nascita. Monti per mesi ha detto che non si sarebbe candidato e sarebbe rimasto sopra le parti e ora è sul ring della politica di tutti i giorni con persone molto lontane da lui. Forse non ha capito che Fini non è quello dei tortellini ma quello della Bossi-Fini”.

E su Berlusconi avverte, “non va sottovalutato: dobbiamo sapere che può anche ingaggiare Balotelli, ma anche se ingaggiasse il mago Silvan, non servirebbe a far sparire le cose che ha fatto”.

“L’Italia giusta si aspetta un governo che sia capace di un rinnovato rapporto tra finanza e politica, di questo parlerà Bersani”. “Quando la finanza fa bene il suo lavoro – ha detto Renzi – nascono cose belle: senza il fiorino a Firenze non ci sarebbero state arte, cultura, biblioteche per i poveri, e l’Italia non avrebbe conosciuto quella grande pagina di storia che e’ stata il Rinascimento”.

Poi la parola passa a Bersani, che per prima cosa omaggia il sindaco, togliendosi la giacca come fa sempre il rottamatore. “Noi non siamo oggi a contarci in un gioco di correnti – ha detto il segretario – Non ci sono Bersaniani e Renziani Qui c’è il Pd che è di tutti”.

A chi non ha votato per me vorrei dire che non è sempre stato facile discutere ma non dobbiamo avere paura di chi non la pensa come noi, non dobbiamo pensare che chi dissente è un nemico. Meglio dirci prima le cose sennò i finti unanimismi hanno fatto sì che per due volte Romano Prodi è andato a casa. Non lo faremo”.

Poi anche lui affonda sul professore: “O girano promesse o aggressioni, un pò di bastonate come suggeriscono i guru. In un anno Monti non ci ha mai trovato un difetto e ora da 15 giorni ce ne trova uno al giorno. Quella di oggi sul Pd nato nel ’21 è veramente infelice. Si può dire di tutto ma non ferire un progetto di cui non ha neanche una vaga idea”.

Qualche parola anche sul caso Mps: “Non siamo mammolette e non accettiamo che ci faccia la predica chi ha cancellato il falso in bilancio, che noi reintrodurremo il primo giorno di governo. Noi proponiamo una commissione di inchiesta sull’utilizzo dei derivati e per una regolamentazione più stringente”. In campagna elettorale “siamo ancora o al festival delle promesse o all’attacco generico all’avversario”, con “promesse e favole invereconde e non degne di un paese serio”, conclude Bersani.