Google tax. Mucchetti (Pd): “Colossi web paghino tassa 26% o quanto gli italiani”

di Redazione Blitz
Pubblicato il 19 Dicembre 2014 - 14:32 OLTRE 6 MESI FA
Google tax. Mucchetti (Pd): "Colossi web paghino tassa 26% o quanto gli italiani"

Google tax. Mucchetti (Pd): “Colossi web paghino tassa 26% o quanto gli italiani”

ROMA – Google tax. Mucchetti (Pd): “Colossi web paghino tassa 26% o quanto gli italiani”. Il senatore Pd Massimo Mucchetti s’è fatto relatore di un emendamento alla Legge di Stabilità che, se accolto, prevede una misura fiscale forfettaria fissa (tassa al 26%) per quei colossi del web che, rispettando la legge, pagano attualmente in Italia spiccioli in imposte a fronte di enormi profitti realizzati nel nostro Paese. Gli basta mettere la propria residenza fiscale in paesi compiacenti che accordano loro aliquote di favore.

In alternativa al 26%, verrebbero assoggettati al regime fiscale in vigore per le altre aziende italiane. Parliamo di soggetti come Google, Amazon, Apple ecc…, accusati di drenare miliardi di euro alle casse dello Stato (e questo vale in tutti i paesi europei). In una intervista a Repubblica Mucchetti spiega finalità e ratio dell’emendamento.

In cosa consiste il suo emendamento? «Oggi i colossi web possono dire che non fanno utili in Italia perché non vi hanno una “stabile organizzazione”. Il concetto di stabile organizzazione è il perno dei trattati Ocse contro la doppia imposizione fiscale. Un meccanismo ragionevole, ma nel nostro caso obsoleto perché legato al possesso di fabbriche e uffici quando, nel mondo web, il reddito prende altre forme».

Quindi vanno cambiati i trattati? «Sì. Ma un conto è varare una commissione di studio, un altro è prendere decisioni incisive come base per negoziare con i governi sostenuti dalla lobby del web. Il Regno Unito ci prova. E noi? Perché non obbligo a banche e gestori di carte di credito, che eseguono pagamenti verso l’estero per beni e servizi dematerializzati, di trattenere un’imposta del 26% ove i beneficiari non dichiarino la stabile organizzazione in Italia?».

Cosa accadrebbe? «Google, ad esempio, dovrebbe scegliere se subire un prelievo del 26% sui ricavi pubblicitari italiani, stimati 1 miliardo, o se dichiarare la stabile organizzazione, facendo un bilancio vero con i ricavi qui realizzati e la quota di costi consolidati attribuibile. Così come fanno gli editori italiani. In questo modo pagherebbe parecchio meno dei 260 milioni della web tax, ma certo più degli 1,8 milioni concessi nel 2012. Google farebbe causa? Sarebbe suo diritto. Ne ragioneremmo qualche anno e intanto tratteremmo nell’Ocse. E non da soli». (Andrea Greco, La Repubblica)