Vendite quotidiani decrescita infelice Vendite quotidiani decrescita infelice

Vendite quotidiani: 3 giornali e 11 direttori, 20 anni di decrescita infelice

Vendite quotidiani decrescita infelice
Giornali italiani e stranieri (Foto Ansa)

ROMA – Tre giornali, Corriere della Sera, Repubblica e Fatto Quotidiano, e 11 direttori a confronto nell’arco di 20 anni. In mezzo è successo di tutto. Chi è stato più bravo? Chi ha sbagliato di più? Lo potete dedurre agevolmente guardando la tabella qua sotto. Sono stati anni da pazzi, in Italia e nel mondo, per chi lavora nei giornali.

Per tutti è evidente la rivoluzione di internet, che ha allontanato o diradato milioni di lettori. Oggi si vende un quarto delle copie vendute 20 anni fa.

Poi voglio ricordare a tutti gli effetti devastanti della sempre sottovalutata ma per molti versi mortale azione di soffocamento della tv sul mercato pubblicitario, in cui si è inserito di prepotenza, a metà del ventennio in esame, Sky. Sempre meno denaro disponibile dalla pubblicità, ricorso all’aumento del prezzo con effetti molto negativi sulle vendite.

Poi ci sono i problemi particolari delle singole testate. La linea politica, si sarebbe detto una volta. Ci sono stati, nell’ultimo quarto di secolo, crolli di tiratura legati alla linea politica che meritano di essere ricordati: caso emblematico è quando nel 1993 Scalfari spostò Repubblica, da sempre all’opposizione, sulla linea filo governativa per sostenere l’azione di Amato e Ciampi. Furono perse 100 mila copie in pochi mesi. (C’era stato un precedente ai tempi dell’amore per De Mita. Per fortuna di Repubblica durò poco e grazie a Craxi e Andreotti sfiorò le 800 mila copie vendute in un giorno. Oggi sono 145 mila).

Il caso più recente è quello del Fatto. L’abbraccio al Movimento 5 stelle di governo è costato a Marco Travaglio una progressione di tassi negativi di decrescita tutt’altro che felice. Ancora una volta il più bravo di tutti si conferma essere Paolo Flores D’Arcais. Tiene il suo Micromega sulla cresta dell’onda da 30 anni. Certo è una rivista bi o trimestrale ma provateci voi a farlo, con quel prezzo di copertina, senza aiuti dall’editore, solo sulla forza delle vostre idee, giuste o sbagliate che siano, e del vostro fiuto editoriale. Anche Flores si era innamorato di Beppe Grillo e di Stefano Rodotà. Rodotà è fra i santi e non può fare più danni, il grillismo è scivolato nella nebbia. Micromega sostiene il reddito di cittadinanza, certo, ma non quello di Di Maio.

Prima di lasciarvi addentrare nei numeri della tabella, uno schema di orientamento. Qui sotto trovate i direttori che si sono succeduti, nel ventennio, alla guida dei tre quotidiani. Accanto le copie vendute in edicola all’inizio o alla fine del mandato. SI tenga conto che il Fatto è uscito nel 2009 ma i primi dati di vendita certificati sono del 2011. Nel sito di Ads, l’istituto che certifica le diffusioni, i dati più antichi disponibili sono quelli del 1999.

Corriere della Sera.

-Ferruccio de Bortoli, 8 maggio 1997 – 14 giugno 2003. Vendite gennaio 1999: 619.086, maggio 2003: 646.101;
-Stefano Folli, 15 giugno 2003 – 22 dicembre 2004: 506.561 (ha perso quindi in un anno e mezzo 140 mila copie, circa 8 mila copie al mese)
-Paolo Mieli, 23 dicembre 2004 – 9 aprile 2009 (marzo) 387.691 (ha perso 116 mila copie, 2 mila al mese)
-Ferruccio de Bortoli (2ª volta), 10 aprile 2009 – 30 aprile 2015 (aprile) 225.064 (ha perso 162 mila copie, un po’ più di 2 mila al mese);
-Luciano Fontana, 1º maggio 2015 -(maggio) 181.351 in carica (ha perso 44 mila copie, circa 900 al mese).

Repubblica.

–14 gennaio 1976 – 6 maggio 1996: Eugenio Scalfari (dati non reperibili on line presso il sito di Ads).
-7 maggio 1996 – 14 gennaio 2016: Ezio Mauro  gennaio ’99: 569.542 ; gennaio 2003: 596.171; dicembre 2015: 228.541 (negli ultimi 13 anni ha perso quindi 368 mila copie, poco più di 2 mila copie al mese);
-15 gennaio 2016 – 18 febbraio 2019: Mario Calabresi dicembre 2015: 228.541; febbraio 2019: 151.270 (ha perso 77 mila copie, 2 mila al mese)
-dal 19 febbraio 2019: Carlo Verdelli maggio 2019  (maggio) 145.004. Troppo presto per fare dei conti.

Il Fatto Quotidiano.

* 23 settembre 2009 – 3 febbraio 2015 Antonio Padellaro: febbraio 2011: 71.685, febbraio 2015 38.599 (ha perso 33 mila copie, circa 500 copie al mese);
– dal 3 febbraio 2015 da Padellaro a Travaglio: maggio 2019: 27.282 (ha perso 11 mila copie, 200 al mese).

Per ulteriori confronti si tenga presente che nel febbraio 2015 il Corriere della Sera vendeva 232.800 copie e Repubblica 238.476. Il Fatto è uscito Mercoledì 23 settembre 2009: la prima rilevazione è del 2011, gennaio, con 68.325. Il Corriere vendeva 353.505 copie, Repubblica 368.061.

da 2017 a 2019Corriere della SeraRepubblicaIl Fatto quotidiano
maggio 2019181.351145.00427.802
aprile 2019181.444137.57726.796
marzo 2019182.642144.17928.061
febbraio 2019180.952142.16627.950
gennaio 2019180.454140.00728.118
dicembre 2018184.464144.02229.040
novembre 2018181.588143.54829.777
ottobre 2018185.136144.30031.056
settembre 2018195.120148.89432.974
agosto 2018211.065162.87336.342
luglio 2018204.937154.30634.932
giugno 2018204.081156.63137.336
maggio 2018190.751149.25236.102
aprile 2018190.536148.59633.337
marzo 2018194.023156.70036.365
febbraio 2018189.032149.34632.907
gennaio 2018187.943148.11232.700
dicembre 2017189.396156.20531.862
novembre 2017189.589161.40231.649
ottobre 2017190.895159.73032.038
settembre 2017198.185169.14432.315
agosto 2017214.422182.14434.259
luglio 2017210.622179.24936.205
giugno 2017202.985179.70935.373
maggio 2017195.990170.40634.943
aprile 2017200.430173.53434.303
marzo 2017198.149177.97335.172
febbraio 2017199.120187.94535.606
gennaio 2017198.095185.28535.063
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