ROMA – Fiat-Fca e Renault: i vertici hanno passato la domenica chiusi in una stanza a trattare una possibile alleanza. L’annuncio è atteso a ore. Il Consiglio di amministrazione della casa automobilistica francese Renault è stato convocato per le 8 del mattino di lunedì 27 maggio.
“Elkann continua a parlare di auto elettrica, in una società che, anche su questo fronte, è all’ultimo posto tra i produttori e, sempre Elkann, continua ad affidare le sorti di Mirafiori proprio al nuovo modello elettrico della 500 Fiat. […] Il problema diventa quello di declinare soprattutto le condizioni delle strategie che verranno.
A complicare la trattativa con Renault c’è la complessa governance del colosso franco-nipponico, una azienda articolata in due continenti praticamente agli antipodi con l’aggravante che l’ex amministratore delegato, di provenienza francese, è in carcere per una serie di crimini aziendali e penali, quanto meno secondo la legge giapponese.
Sia Renault sia Peugeot hanno fra gli azionisti lo Stato, in posizione importante. In Peugeot lo Stato possiede il 14% delle azioni. In Renault il 15% è dello lo Stato francese. Identica quota è detenuta dalla Nissan, di cui a sua volta Renault possiede il 45%. Altri azionisti di Renault sono il fondo BlackRock (4,96%), la tedesca Daimler (3,10%) e i dipendenti col 2,03%.
Autori dello scoop sono Peter Campbell, David Keohane, Arash Massoudi and James Fontanella-Khan. Paolo Griseri ha scritto su Repubblica che “se davvero il Lingotto si sposasse con il gruppo Renault-Nissan-Mitsubishi, nascerebbe il primo produttore mondiale di automobili”.
Sarebbe un colosso da 15,6 milioni di automobili vendute all’anno, ben al di sopra della rivale Volkswagen e dei suoi 10,8 milioni di auto immatricolate.
Sarebbe la prima vera multinazionale dell’auto, operante su tre continenti: America, Europa, Asia. Sarebbe un gigante a quattro teste: Torino, Parigi, Tokyo e Detroit. Fca e Renault già collaborano nel settore dei veicoli commerciali nella costruzione del furgone Talento. Fca ha sempre dichiarato di essere “aperta a valutare tutte le proposte favorevoli che si presenteranno”.
“Se c’è una partnership, una fusione o un accordo che ci rende più forti, allora sono assolutamente aperto a valutare”, ha detto di recente l’amministratore delegato di Fca, Mike Manley. Nota il Financial Times che se Fca entrasse nell’alleanza Reanult-Nissan-Mitsubishi, la “bilancia del potere all’interno della partnership si sposterebbe ulteriormente dal Giappone” verso l’Europa, “portando al tavolo gli italiani della famiglia Agnelli, guidata da John Elkann”.
Per gli Agnelli sarebbe la fine di un percorso, iniziato 40 anni fa, mirante a fare confluire la Fiat e gli altri marchi italiani Alfa Romeo e Maserati, in una più grande organizzazione produttiva che garantisse loro quel poco o tanto di continuità in un mercato dell’auto destinato a restringersi sempre di più. La partnership franco-nipponica è da quasi un anno tormentata dalla vicenda giudiziaria di Carlo Ghosn.
Ghosn è l’uomo che ha salvato dalla crisi prima la Renault poi la Nissan, ha costruito la combinazione planetaria fra le due case, ha inglobato anche la Mitsubishi per poi finire in galera a Tokyo, otto mesi fa, accusato delle peggiori malversazioni. Ogni tanti mesi escono nuove accuse. Si va da jet privati non ufficialmente dichiarati, a parte di retribuzione in nero, fino alle recenti rivelazioni su un ipotetico e ipotizzato colpo di stato per garantire a Ghosn il posto di capo vita natural durante.
Renault e Nissan si sono alleate nel 1999. Mitsubishi si è unita nel 2015 quando Nissan ne ha acquistato il 36%. L’attuale struttura dell’intesa resta comunque “asimmetrica”, con Renault che ha il 43% delle azioni di Nissan e tutti i diritti di voto, e Nissan che ha il 15% delle azioni Renault.
Al contrario di quanto fecero al tempo della fusione Fiat-Cgrysler, i sindacati si sono svegliati. “Apprendiamo dagli organi di stampa l’esistenza di trattative avanzate tra Fca e Renault. È urgente che il Presidente del Consiglio e il ministro dello Sviluppo economico si assumano la responsabilità di convocare un tavolo con azienda e sindacati per chiarimenti sul futuro industriale e occupazione delle lavoratrici e dei lavoratori del gruppo Fca”. Così, in una nota, Michele De Palma, segretario nazionale Fiom-Cgil e responsabile automotive.