Voucher, come cambierà il sistema nel Jobs Act riformato

di Giulio Mitolo
Pubblicato il 26 Maggio 2016 - 12:26 OLTRE 6 MESI FA
Voucher, come cambierà il sistema nel Jobs Act riformato

Voucher, come cambierà il sistema nel Jobs Act riformato, articolo di Giulio Mitolo (nella foto)

L’uso abnorme dei voucher e i notevoli sgravi contributivi irregolari registrati, impongono correttivi.

“Entro dieci giorni, porteremo in Consiglio dei Ministri il decreto”, lo ha detto il Ministro Poletti, parlando del decreto legislativo, che riformerà alcuni punti del Jobs Act, ed in particolare la regolamentazione dei Voucher.

Il mezzo dei voucher (i buoni lavoro), utilizzato nel nostro paese da molti anni, ha visto nel 2015 una letterale esplosione del suo utilizzo, al punto che rispetto al 2014 il suo uso è cresciuto del 66 per cento, con 1,4 milioni di persone coinvolte e nel 2016 si è già raggiunta la quota degli oltre 20 milioni di voucher venduti; il suo valore nominale, 10 euro, è ripartito per 7,5 euro al lavoratore e per il resto all’Inail e all’Inps per la previdenza e l’assicurazione infortuni. In tutto questo non vi è un contratto di lavoro.

Una forma di lavoro a cottimo, che seppur creata per gestire la regolarizzazione dei rapporti di lavoro per le attività stagionali, come ad esempio, le attività agricole, queste ultime sono coinvolte attualmente nell’acquisto di voucher per il solo 2 per cento;  il quadro presente vede coinvolti ormai tutti i settori, dal commercio (14,9%) al turismo (14,4%) dal giardinaggio alla cultura, lavori domestici e ben il 44% di attività non classificate; una repentina virata verso un precariato “regolarizzato”, giustificata anche dal decreto legislativo n. 81/2015 che ha ampliato le fattispecie di utilizzo del voucher, alzando il limite del monte annuo a 7.000 euro per ciascun lavoratore.

I datori di lavoro hanno modo di utilizzare in questo modo lavoratori con un semplice iter burocratico a costi molto contenuti: si parte dall’accreditarsi all’Inps ed acquistare il voucher (da differenti fonti, dalle Poste, i tabaccai, per via telematica od anche presso l’Inps); il datore di lavoro comunica all’Inps che impiegherà nell’arco di un determinato periodo quei lavoratori ed attraverso una ulteriore comunicazione preventiva si conclude con la prestazione lavorativa vera e propria.

La comunicazione coincide quasi sempre con il giorno in cui gli ispettori del lavoro effettuano il controllo presso il posto di lavoro; è chiaro che in questo modo l’evasione è un gioco da ragazzi, poiché dichiarando 1 ora di lavoro, di fatto, se ne posso nascondere altre 7.

Poletti ora promette una revisione della disciplina con l’obbligo di comunicare via sms all’Inps quando verrà usato il voucher. Un intervento legislativo urgente per modificare sia questa distorsione che la “patata bollente” degli sgravi contributivi per le assunzioni non dovuti per oltre 60.000 aziende; su questo fronte è l’Inps particolarmente coinvolta, visto che attraverso controlli incrociati conta di risparmiare circa 600 milioni, partendo dalla individuazione di aziende fasulle nei settori agricoli, edili e lavori domestici e delle conseguenti posizioni lavorative false (100 mila lavoratori).

Un lavoro di ricucitura, anche esso da fare, rispetto alle parti sociali che hanno pesantemente fatto rilevare la questione all’interno dei tavoli di confronto; in questo, la CGIL, non si è fatta attendere, facendo partire la campagna firme per il referendum abrogativo.

Un confronto richiesto anche con l’Inps che offre da questo punto di vista, un buon esempio istituzionale nell’ambito Lavoro, che seppur “tartassato”, necessita di un più elevato livello di legalità, sia per aiutare le aziende virtuose che per non deprimere i diritti dei lavoratori.

Tornando ai voucher, secondo la bozza anticipata del decreto, il datore di lavoro dovrà comunicare sia l’inizio della prestazione che i giorni in cui il lavoratore sarà retribuito, attraverso un sms o attraverso una comunicazione on line all’Inps; vedremo se sarà sufficiente per un cambio di rotta verso rapporti retributivi più trasparenti. Un cambio di rotta da fare a più mani.

La collaborazione istituzionale tra Governo, Inps, associazioni di categoria e sindacali è gradita.