Acqua, basta sprechi, i razionamenti sono la malattia, non la cura: colpa di burocrazia, comitati e interessi

Basta sprechi di acqua. E i razionamenti in corso sono la malattia, non la cura. Burocrazia, comitati e interessi di parte hanno dissolto progetti cruciali. Da Nord a Sud

di Enrico Pirondini
Pubblicato il 3 Luglio 2022 - 10:17 OLTRE 6 MESI FA
Acqua, basta sprechi, i razionamenti sono la malattia, non la cura: colpa di burocrazia, comitati e interessi

Acqua, basta sprechi, i razionamenti sono la malattia, non la cura: colpa di burocrazia, comitati e interessi

Acqua, basta con gli sprechi. Non possiamo più permettercelo. L’acqua è la nostra risorsa più preziosa. È un bene che rischia di esaurirsi.

Allora impegniamoci – tutti insieme – a ridurre questi sprechi, sono un crimine contro l’ambiente e l’umanità.  Questa tendenza folle  deve essere invertita responsabilizzando noi cittadini, incalzando il governo, pungolando le imprese a trovare soluzioni.

Qualcosa si sta muovendo. La siccità che ha colpito l’Italia ha portato  in primo piano la gravità del problema. Se ne discute ovunque. Ed emergono dati, per anni ignorati o sottovalutati, che fanno impressione. Dati inimmaginabili. Ad esempio: in Italia sprechiamo 104.000 litri d’acqua al secondo, sono 9 miliardi di litri al giorno ! E ancora:  il 40% dell’ acqua potabile che scorre lungo i 500 mila km di rete di acquedotti va perduta. La rete è un colabrodo. Tutti se ne lamentano e nessuno fa niente. Gatta ci cova.

E LA POLITICA HA PAURA DECIDERE

Tubi che fanno acqua, impianti bloccati, siccità , crisi energetica, burocrazia, comitati del no, interessi di parte, eccetera.  Risultato: stop a progetti cruciali,  dai gasdotti alle dighe. Manutenzione ignorata, rischi idrogeologici aumentati, invasi insufficienti e in cattive condizioni.  Morale: stiamo galoppando verso il razionamento dell’acqua, gas, energia elettrica. E la Politica che fa? Poco o niente.

Non decide. Ha paura “dell’Esercito del no”. Si blocca in sterili bla bla. Ascolta e tace anche di fronte a scemenze spacciate per verità scientifiche. Esempio: quando nella primavera del 2021 il governo aveva detto di voler riprendere le trivellazioni in Adriatico se l’è vista brutta di fronte alle proteste di sindaci e ambientalisti che urlavano “Addio turismo e vongole”. E così i buoni propositi sono finiti a donne di facili costumi.

PER ORA SUL BISOGNO DI ACQUA VINCONO LE CONTESTAZIONI

L’elenco delle proteste è robusto e fantasioso. C’è di tutto: l’eolico non piace perché le pale sono brutte; le pale in Adriatico poi portano pericolosa plastica. Già dal primo progetto (2017) – qualche pala di fronte alle spiagge del Molise –  le cose sono andate male. Intervenne il molisano Antonio Di Pietro al grido “la regione ha pochi chilometri di costa, non possono rovinarceli”.

E davanti a tanta autorevolezza  il progetto si è dissolto. Idem il progetto umbro di Castel San Giorgio (7 aerogeneratori). E che dire del progetto di riconversione della centrale a olio combustibile di San Filippo del Mela (6 km da Milazzo) attiva dal 1971? No. Non si fa. Ordine del TAR di Palermo. Motivo: il biogas fa cattivo odore.

Stessa motivazione per il progetto di Pozzallo (Ragusa). No anche alle pale eoliche da 170 metri nel Mugello. Troppo alte.  Parola della Soprintendenza. “Rovinano il paesaggio”.

La morale è che da vent’anni la Politica si è “baloccata sul nulla” (copyright P. De Robertis), come il reddito di cittadinanza, i  bonus e compagnia bella.  È già iniziata la decrescita infelice. E i razionamenti in corso (a Milano chiuse anche le fontane) sono la malattia, non la cura.