Beppe Grillo che ci fa in una politica senza vaffa?

di Antonio Del Giudice
Pubblicato il 8 Luglio 2014 - 15:20 OLTRE 6 MESI FA
Beppe Grillo che ci fa in una politica senza vaffa?ROMA – Un comico, un guitto o un clown raggiungono il successo quando conquistano il diritto all’ultima battuta. La folla si sbraccia, il teatro viene giù, il popolo gode. Il successo può durare una vita o, a un certo punto, incrinarsi. La seconda condizione – incrinarsi – comincia quando la “spalla” diventa più divertente del capocomico. Può succedere, e talvolta succede.
Sta succedendo giustappunto a Beppe Grillo, dopo la scoppola presa del M5S alle elezioni europee. Il comico genovese, insieme al socio Gianroberto Casaleggio, ha fondato il movimento. Il sale del suo successo è stato il diritto all’ultima battuta, con la folla in delirio e i vaffa che grandinavano. Lui ha trasferito in politica la tecnica del teatro, che ha fatto sganasciare il popolo finalmente pronto alla “rivoluzione” e lo ha portato alla successo elettorale del febbraio 2012. Nell’anno del governo Letta, Grillo ha pensato che fosse questione di tempo la presa del Palazzo. E che la politica del divertente vaffa abbisognava di un dosaggio maggiore. Allora, escluso papa Francesco, la dose è toccata a tutti, Giorgio Napolitano in primis.
Senonché, memore dei consigli di Giulio Andreotti (a mascalzone, mascalzone e mezzo), il Palazzo ha pensato che per fermare Grillo serviva un Grillo e mezzo. Liquidato Enrico Letta con il suo caos calmo, arriva Matteo Renzi, un Grillo senza vaffa che fa cappotto alle europee e costringe  l’altro Grillo a occuparsi di politica. Il comico genovese sbanda, si rende conto che non di solo vaffa vive il mondo e tenta di dimenarsi fra populismo e ragione, fra applausi e concretezze. Una buona notizia, pare.
Ma non può mancare la sorpresa, e infatti non manca. I “cittadini” pentastellati che, grazie al comico, siedono in Parlamento, hanno fatto tesoro delle legnate prese, e si son fatti partito “dialogante” per evitare di restare stritolati fra Renzi e Silvio Berlusconi, l’eterno leader del centrodestra che regna dai servizi sociali a Cesano Boscone. Luigi Di Majo, grillino osservante ma non fesso, prende il pallino e costringe il duo Grillo-Casaleggio al realismo, cioè alla politica. Di Majo è generazione Erasmus, la stessa di Rernzi. Adesso il capocomico pare lui. E, se la legislatura andasse avanti fino al 2018, c’è tempo per fare del M5S un’altra cosa.
E Grillo? Grillo, appunto, non ha più diritto all’ultima battuta, quella che scatena il popolo che ha pagato il biglietto o il canone Rai. Ci sono novità sul palcoscenico. Il futuro è tutto da vedere. Salvo che il comico genovese non ceda alla sindrome di Sansone…