Genovese, sì arresto. Il dibattito alla Camera un regalo a Beppe Grillo

di Antonio Del Giudice
Pubblicato il 15 Maggio 2014 - 19:26 OLTRE 6 MESI FA
Alessio Villarosa

Alessio Villarosa

ROMA – Il dibattito sulla carcerazione preventiva del deputato Francantonio Genovese è stato un regalo a Beppe Grillo, che ha preteso ed ottenuto il voto in campagna elettorale. D’altronde il Pd si era messo il tritolo in casa da solo, nel momento della candidatura del Genovese medesimo, già dal 2011 nel mirino della magistratura che ipotizza a suo carico reati gravi. Al redde rationem, il Pd ha dovuto prendere atto dell’autogol e ha dovuto seguire i grillini nel voto per l’arresto a scrutinio palese.

Non sazi della vittoria politica, i grillini hanno trasformato il dibattito in un gigantesco spot, nella linea del peggior populismo ormai cartina di tornasole dell’onestà. L’assioma è: se non sei populista, sei ladro. Hai voglia a discutere che un processo non è una condanna. Hai voglia a invocare garanzie giuridiche e costituzionali. Hai voglia pure ad accettare la richiesta della magistratura. Lo spot degli uomini di Grillo è uno monocorde: noi siamo i soli onesti, voi siete tutti ladri e il popolo è innocente.

Il malcapitato Genovese è siciliano, dunque la clava è stata affidata al deputato Alessio Villarosa, una furia che il cappio dei leghisti al confronto fu una barzelletta. Ce n’è per tutti, specie per i democratici di Renzi. Toni livorosi che manco Gerolamo Savonarola contro la Chiesa corrotta del XV secolo. Toni da resa dei conti che manco il Giudizio universale. Nessun cedimento al dubbio, anzi la certezza che, con l’Avvento del grillismo al governo “la malavita scomparirà”. Roba forte, che non se la sognava neanche il Cavaliere, inteso come Benito Mussolini.

Villarosa s’è fatto certo prendere la mano dall’esposizione mediatica, come si usa dire. E nel furore è scivolato sulla solita buccia di banana che tocca ai predicatori invasati. Della casse dirigente siciliana dell’ultimo mezzo secolo, ha salvato solo Giovanni Falcone e Pietro Borsellino, grillini ad honorem. E, naturalmente, ha salvato tutto il popolo innocente.

Forse il giovane e furente deputato non ha fatto mente locale. La classe dirigente siciliana, compreso Totò Cuffaro, l’ha sempre scelta il popolo. In tempi di populismo funziona l’idea che gli elettori sono innocenti e gli eletti sono malavitosi. Un modo per lisciare il pelo agli incazzati, si capisce, ma foriero di altri disastri per questo Paese.