“Berlusconi, chi ti sta ora più vicino sarà quello che ti accompagnerà alla porta”

di Giuseppe Giulietti
Pubblicato il 24 Settembre 2010 - 11:23 OLTRE 6 MESI FA

Berlusconi non lo sa, ma i congiurati che lo manderanno a casa gli siedono vicino, lo eccitano, per usare una espressione cara alla signora Veronica, lo invitano a dare il peggio di sé, a bastonare mediaticamente ex amici e avversari, invocano da lui un nuovo predellino, una chiamata alle armi, l’annuncio delle elezioni, gli promettono eterna fedeltà.

“Berlusconi non vuole governare,vuole solo comandare,e noi non ci stiamo…”, questa è la frase di Fini che più ha fatto infuriare il capo supremo, perchè le cose stanno esattamente così, il tinello di Montecarlo e le successive bufale sono una conseguenza di una rottura che è tutta politica ed investe il rapporto tra affari e cosa pubblica, tra interessi privati e Stato, altro che una presunta inconciliabilità di temperamenti, la differenza di età, di altezza, di capigliatura.

Di fronte ad una rottura tutta politica il presidente padrone ha reagito e reagisce con gli strumenti culturali che ha e che si fondano sul principio di obbedienza dei dipendenti e degli azionisti al volere del proprietario. Questa è la sua forza, questo è il suo limite, quello che porterà comunque, già nelle prossime settimane, alla sconfitta politica.

Se Berlusconi fosse un uomo libero, senza scheletri nell’armadio, senza conflitti di interesse, avrebbe potuto spiazzare Fini e i dissidenti, cambiando schema di gioco, ritirando dai cinque punti programmatici il processo breve e sfidando tutti sulle grandi emergenze nazionali a partire dalla crisi economica e sociale. Invece non può farlo, non lo farà, perché il culto dell’interesse particolare, che pure è stato per anni il suo punto di forza, si sta trasformando nella corda che lo stringerà e lo costringerà a inseguire la Lega e il duo Bossi Tremonti.

Non casualmente le camice verdi invocano il voto a giorni alterni, lo fanno perché hanno in mano i sondaggi: le cifre dicono che, probabilmente, la Lega diventerà il primo partito al nord, levando i voti proprio all’amico Silvio, insomma un vero e proprio abbraccio mortale.

Il dopo voto sarebbe nelle mani di Tremonti e di Bossi, probabilmente con un senato ingovernabile, anzi con il Pdl in minoranza.

Per queste ragioni Berlusconi sbanda, scalcia, minaccia, ma non sa cosa fare, anche perché molte delle sue truppe, al Nord, potrebbero restare a casa, non tornare in Parlamento.

Alla fine forse prevarrà il Berlusconi furioso, capitan Fracassa, quello che vuole sterminare i disobbedienti, l’avanguardista che si gioca tutto, vada come vada, anche se per lui questa volta potrebbe andare male, ma tanto male e su tutti i piani.

Se invece dovesse decidere di andare al voto subito siamo pronti a scommettere che, subito dopo la proclamazione dei risultati, sarà liquidato dai congiurati che non lo sopportano più e che ormai lo ritengono ingombrante non solo per la politica, ma anche per la finanza, per la politica internazionale, per la Chiesa persino.

Quando scoprirà che lo stanno accompagnando alla porta si accorgerà anche che i mandanti e gli esecutori della congiura non saranno da ricercare tra i finiani o tra i tradizionali oppositori del centro sinistra, ma sarà molto più facile individuarli proprio nella fila di quanti, anche in queste ore, lo invitano festanti ad andare incontro a quella che, comunque vada, sarà la sua ultima rappresentazione politica.

“Dagli amici mi guardi Iddio…”, con quel che segue.