Ue su orlo crisi di nervi, divisa su sanzioni a Russia tra falchi e colombe

Licinio Germini
Pubblicato il 14 Maggio 2014 - 12:08 OLTRE 6 MESI FA
Il Parlamento Europeo

Il Parlamento Europeo

BELGIO, BRUXELLES – Divisa tra falchi e colombe, una Ue sull’orlo della crisi di nervi si tiene ancora apparentemente unita e mentre vara una nuova lista di sanzioni rafforzate che colpiscono 13 individui (tra russi e separatisti dell’est, tra cui il vice capo dell’amministrazione del Cremlino e il comandante dei paracadutisti russi) e due società crimeane confiscate, sposta ancora il momento delle decisioni difficili e continua a sperare nel dialogo.

Cosi’ i ministri degli esteri allargano la base legale delle “misure restrittive” per avere armi potenzialmente più forti, ma restano ancora lontani dalla ‘fase 3′ che avrebbe pesanti riflessi sull’ economia europea. Intanto i 28 sperano che l’accordo di Ginevra, già dato per morto, possa essere resuscitato. E danno così la benedizione alla “roadmap” per la mediazione lanciata dallo svizzero Didier Burkhalter, presidente della Confederazione rossocrociata ma anche leader di turno dell’Osce, ed affidata al governo di Kiev col sostegno dell’esperto negoziatore tedesco Wolfgang Ischinger.

Tra le personalità russe aggiunte nella lista delle sanzioni spicca Viaceslav Volodin, vice capo di gabinetto del presidente Putin già colpito dalle misure americane, e il comandante dei paracadutisti, il generale Vladimir Shamanov. L’autoproclamato sindaco di Slaviansk, Viaceslav Ponomarev, figura tra i dirigenti separatisti, mentre le due società colpite sono la compagnia di gas Shernomornefytegaz e il terminal petrolifero Feodosia. I referendum plebiscitari a Donetsk e Lugansk sono marchiati dalla Ue, così come da Washington, come “illegittimi e illegali” ed i ministri avvertono che “non saranno riconosciuti” nè ora nè mai. Ma i 28 non vedono ragione per non continuare a sperare.

Per farlo ci si aggrappa anche al sottile distinguo tra “rispetto” del voto, di cui parla Mosca senza però usare la parola “riconoscimento”. La prima priorità, afferma Federica Mogherini, è “fermare la violenza” in Ucraina. E mentre in Europa si fa finalmente strada la consapevolezza che l’Ucraina è profondamente divisa al suo interno, ora si punta a sfruttare “la piccola finestra temporale” rimasta da ora alle elezioni del 25 maggio per far scattare il dialogo “tra ucraini e tra l’Ucraina e la Russia” facendo pressione su Kiev perchè avvii riforme “inclusive”.

Per l’Italia “non è utile” tracciare linee rosse che facciano scattare le sanzioni più dure contro Mosca. Ma nel comunicato dei 28 è scritto che la Ue presenterà “particolare attenzione all’atteggiamento di tutti” verso le presidenziali. “Un messaggio forte per la Russia”, secondo il britannico Hague. Che gli europei abbiano posizioni e opzioni diverse è rappresentato anche da un comunicato firmato dal ministro degli esteri polacco Radoslaw Sikorski e dal presidente della Commissione Esteri del Parlamento europeo, il tedesco Elmar Brok.

Entrambi anche a nome dei ministri del Ppe chiedono più decisione nelle sanzioni Ue contro “i responsabili russi delle decisioni”. Una scelta che sarà comunque demandata ai leader: primo appuntamento utile, il Consiglio europeo informale convocato il 27 maggio per valutare il voto europeo. Dove però si finirà probabilmente per parlare più di Kiev che di Bruxelles.