Mes tormentone dell’estate politica, agli italiani altre angosce: criminalità, tasse, ecco perché non votiamo più

Mes tormentone dell'estate politica, ma gli italiani hanno altre angosce: criminalità diffusa, tasse, scuola a pezzi, ecco perché non andiamo più a votare

di Bruno Tucci
Pubblicato il 25 Giugno 2023 - 07:48 OLTRE 6 MESI FA
Mes tormentone dell'estate politica, agli italiani altre angosce: criminalità, tasse, ecco perché non votiamo più

Mes tormentone dell’estate politica, agli italiani altre angosce: criminalità, tasse, ecco perché non votiamo più

Mes, sono settimane se non mesi che l’Italia politica si interroga sul cosiddetto patto di stabilità. Prenderli o non prenderli quei miliardi dall’Europa?

C’è chi dice che sarebbe assurdo respingerli; chi, come Matteo Salvini, il quale afferma senza mezzi termini che quei danari sono inutili al Paese.

Giornali, televisioni, social si riempiono di paroloni, di commenti, di polemiche. Sembra quasi che non ci siano altri problemi che assillano il Paese. Invece, non è così: l’Ialia traballa, l’inflazione galoppa, la burocrazia non dà pace a nessuno e le tasse (pensate un po’) sono un ritornello di cui ci si occupa spesso senza alcun costrutto.

Dunque, se l’opinione pubblica è stanca, se le elezioni vedono sempre più assottigliarsi il numero delle persone che vanno a votare, una spiegazione ci dovrà pur essere. Ma la politica (tutta da destra a sinistra) non ci sente da questo orecchio e continua ad andare per la sua strada che è  completamente diversa da quella che vorrebbe la gente.

Volete qualche esempio pratico? Eccolo: richiedete una carta di identità, un documento indispesabile per chi lavora e chi no. Andate di buona lena all’ufficio competente e dall’impiegato del comune avrete una risposta secca. “L’attesa è di circa sei mesi, se non intervengono altri ostacoli”. Sconcerto, delusione, rammarico. Niente da fare: “dura lex, sed lex”.

Vogliamo virare sulla scuola? Qui, il discorso si fa ancora più intrigante. A noi anziani (purtroppo) questo tipo di educazione non piace affatto. La meritocrazia, la disciplina, ma sopratutto l’educazione sembrano sostantivi che non hanno più senso. Basterebbe ricordare quel che è successo in un istituto di Rovigo nell’ottobre scorso per essere più convincenti.

Un gruppo di ragazzi (con alla testa il più “coraggioso”, si fa per dire) con una pistola lancia razzi spara alcuni pallini all’insegnante di scienza e biologia colpendola in pieno viso, con il pericolo che la docente possa perdere un occhio. “Era solo  una sfida tra di noi”, spiega quasi incredulo uno dei gio vanetti. Ed aggiunge: “ha vinto lui dimostrando coraggio”.

Si potrebbe pensare a questo punto che gli alunni in blocco vengano sospesi ed allontanati dalla scuola con l’implicita pena della perdita dell’anno scolastico. Al contrario, i due più violenti, vengono promossi con il nove in condotta e la media dell’otto”. Allora, la maggior parte di noi si chiede: dove è finita la scuola?

Vogliamo parlare della malavita spicciola, quella che ogni giorno sui tram, in metropolitana borseggia  chi, magari, è intento a leggere un giornale o a ripensare ai problemi che lo assillano a casa? Bene, anzi male: nel novanta per cento dei casi, questi borseggiatori vengono presi, portati in questura e poi rilasciati nel giro di ventiquattro ore. “Ho paura a salire su un autobus superaffollato”, dice una signora di mezza età e non le si può dar torto.

Ancora: il pericolo che incombe su chi guida molto attentamente la macchina e si vede travolgere da una persona ubriaca o rimpinzata di stupefacenti. Anche in questo caso, finché non sarà varato il nuovo codice della strada, l’inchiesta sarà lunga e probabilmente assolutoria.

Per tirare le somme su quanto si è potuto raccontare  chi vive in modo tranquillo la sua vita rimane perplesso e non sa come difendersi. Ha una unica arma con cui può far capire al Palazzo che è tempo di intervenire: il voto. Ed infatti gli assenteisti aumentano a dismisura e se poi chiedi loro di esprimere un giudizio sull’operato di chi ci dovrebbe guidare, il ritornello è sempre lo stesso: Insufficiente, senza se e senza ma. Il che vuol dire quattro o anche meno.