I fuochi della rabbia sociale, cortina fumogena sulla grande abbuffata

di Mino Fuccillo
Pubblicato il 2 Gennaio 2012 - 13:53 OLTRE 6 MESI FA

ROMA – Susanna Camusso lo aveva anticipato a Giorgio Napolitano: in una pubblica cerimonia si era volutamente avvicinata al capo dello Stato per comunicargli, occhi negli occhi, che “la Cgil fa sul serio e farà ostacolo serio”. Non scena dunque ma barricata da parte del maggior sindacato italiano. Pochi giorni dopo la stessa Camusso e Raffaele Bonanni e Luigi Angeletti a nome di Cgil, Cisl e Uil hanno alzato il dito indice e indicato a Mario Monti dove guardare, ai fuochi di “rabbia sociale” che qua e là vanno accendendosi. Pare che Mario Monti puzza di bruciato l’abbia avvertita davvero, non tanto quella dei fuochi, quanto quella degli sfregatori di fiammiferi. Come che sia, molto fumo si sta levando e qualcosa comincia a bruciare. Cosa sua che brucia lo vedremo, il primo effetto però è quello, non inconsueto ma storico, di una cortina appunto di fumo sulla grande abbuffata, quella di sempre negli ultimi trenta anni.

La grande abbuffata che nessun aumento delle tasse potrà mai saziare e spegnere. Il mare di denaro pubblico che bagna tutta la società italiana e che, a volerlo asciugare con le tasse vecchie, nuove e future è come svuotare appunto il mare con un secchio bucato. La grande abbuffata degli 820 miliardi all’anno di spesa pubblica. Stipendi: 181 miliardi, pensioni 250, interessi sul debito 87 miliardi. Circa cinquecento miliardi che non si toccano e nessuno vuole e può toccare. Ma ce ne sono almeno altri 250 di miliardi, quelli per le spese di acquisti e funzionamento della Pubblica Amministrazione e quelli di contributi alla “produzione” e quelli di esenzioni e agevolazioni fiscali in cui l’Italia più o meno tutta si bagna e ci sciacqua. Come? Sono migliaia i doppi e i tripli incarichi nella Pubblica Amministrazione. Tanto illeciti quanto praticati. Sono 15 milioni gli italiani che all’Isee, l’indicatore, si fa per dire, della povertà e del disagio sociale risultano senza patrimoni, soldi, conto corrente. Quindici milioni di italiani che ottengono sconti sull’asilo nido, sulla retta della mensa, sui ticket sanitari, sulle bollette, sulle rette scolastiche e universitarie. Quindici milioni di italiani in “fascia protetta”, la gran parte dei quali non perché guadagnano poco ma perché dichiarano niente.

Come? Con la regola del nove per nove: per ogni degente in ospedale vengono conteggiate e pagate nove siringhe al giorno per una media di nove giorni di degenza, alla fine il paziente medio dovrebbe aver sul corpo 81 iniezioni. Sono almeno due i miliardi pagati ogni anno dalla Sanità pubblica per finti ricoveri e prestazioni sanitarie gonfiate. Sono migliaia le indennità di accompagnamento pagate a chi nello stesso periodo risultava ricoverato in ospedale. Sono 40 circa i miliardi che piovigginano a vario titolo come sovvenzioni alle imprese. E’ un miliardo il costo della Camera dei Deputati e sono la metà le aziende municipalizzate in perdita, la metà su circa cinquemila. E sono stati finora alquanto finti i tagli che pure hanno fatto strillare come pollame sgozzato tutti i percettori istituzionali di pubblico denaro. Anche con il rigorosissimo Tremonti funzionava così: “intollerabile” taglio del 10 per cento sulle spese ma, siccome quella amministrazione aveva previsto per l’anno a venire incremento di spesa del venti per cento, alla fine non è che si spendesse di meno, si spendeva di meno di quanto previsto.

Questa è la grande abbuffata alla quale la maggioranza d’Italia non vuole, non sa, non concepisce nemmeno di rinunciare. Di alzarsi da questa tavola non se ne parla. O meglio, se ne parla appena un po’: il governo conta di risparmiare cinque di quei 250 miliardi. Questa la grande abbuffata alla cui tavola siedono a milioni: chi gode di grandi portate, chi di briciole, ma proprio a digiuno sono pochi. E il fumo, la cortina fumogena? E’ fatta di due sacrosanti e indiscutibili elementi. Il primo è troppe tasse. Troppe tasse non solo e non tanto perché non si possano pagare, troppe perché non ce la faranno mai a rifornire e ripagare una simile tavola. Il secondo elemento è quello denominato “crescita”. Se il paese non produce più ricchezza di quanto non faccia da anni, se non lavora più gente e non aumenta il reddito disponibile, la somma di tasse e debito non ce la fai mai a pagarla. Dunque la “crescita” e meno tasse, altrimenti si muore di recessione e disoccupazione.

Giusto, ma la cortina fumogena è qui che imbroglia la vista e confonde, non inconsapevolmente, le carte. Se non sgombri, chiudi, sparecchi quel tavolo, quello della grande abbuffata, mai diminuiranno le tasse e mai ci sarà crescita. Ma molti degli arruolati e dei generali dell’esercito della crescita presidiano invece quel tavolo e, quando dicono “crescita” intendono, fermamente intendono, che la grande abbuffata continui. Lo fanno Regioni e Comuni, lo fanno i sindacati, in maniera diversa tra loro lo fanno il Pdl e il Pd. Perfino Confindustria condivide il “vizietto” di farlo, per non parlare dei “territori”, associazioni, comitati…Dunque i fuochi della rabbia sociale, a difesa e protezione, spesso senza scienza e coscienza, della grande abbuffata.