Emanuela Orlandi ingaggiata nel complotto Vaticano contro Papa Francesco? Ecco come

di Pino Nicotri
Pubblicato il 5 Febbraio 2020 - 12:00 OLTRE 6 MESI FA
Emanuela Orlandi ingaggiata nel complotto Vaticano contro Papa Francesco? Ecco come

Emanuela Orlandi ingaggiata nel complotto Vaticano contro Papa Francesco? Ecco come (Foto Ansa)

Mistero Emanuela Orlandi. La mia fonte vaticana è esplicita:

“Con le “rivelazioni” di monsignor Carlo Maria Viganò al giornalista Aldo Maria Valli, che Pietro Orlandi ha ammesso essere il suo suggeritore delle mosse contro il Vaticano, era pronta a scattare una nuova montatura, parte del complotto contro Papa Francesco per farlo dimettere”.

“La montatura doveva sollevare un gran polverone per far dimenticare o almeno annacquare la figuraccia mortale fatta col sostenere che Emanuela Orlandi è sepolta nel camposanto teutonico del Vaticano. Ma soprattutto doveva servire ad aumentare la pressione su Papa Francesco perché si dimetta, ponendolo il più possibile in cattiva luce come “omertoso”. Sostenendo cioè sempre più a gran voce, con insistenza ormai maniacale, che anche lui come i due pontefici precedenti sa cos’è successo alla ragazza, ma non lo vuole dire”.

“Che non vuole cioè rendere noto il contenuto del famoso dossier che a dire dei soliti noti esisterebbe nella Segreteria di Stato e che conterrebbe chissà che cosa. Insomma, un’altra mossa, rozza, di chi complotta contro Papa Francesco“.

Eminenza, ma come avrebbero potuto sollevarlo il nuovo polverone?

“Con una mossa rozza, e un po’ disperata: il rilancio in campo delle “fazioni vaticane”, quelle tirate in ballo dalle “rivelazioni e confessioni” di Marco Fassoni Accetti, con annessi e connessi, “codici” compresi. Hanno però sbagliato i conti, scivolando malamente sulla buccia di banana di una telefonata e della trasmissione di un fax che non sono mai esistite per il semplice motivo che non possono esserci state. A Viganò è andata male quando nel 2018 ha chiesto le dimissioni di Francesco accusandolo di avere protetto il clero pedofilo e il giorno dopo l’intervista a Valli ci ha riprovato assieme ad altri con un documento che lo accusa di atti pagani”.

Insomma, lei mi sta dicendo che le “rivelazioni” sulla scomparsa della Orlandi e le contemporanee accuse di paganesimo dovevano essere quello che in pugilato si chiama un “uno-due” per indicare due pugni sparati contro l’avversario in rapida successione, di solito un uppercut seguito da un gancio o da un diretto. Un “uno-due” per mandare al tappeto il Papa o almeno tentarci.

“Non mi intendo di pugilato, ma il paragone credo renda bene l’idea”.

Cosa le fa pensare ciò che mi sta dicendo?

“Me lo fa pensare, anzi ce lo fa pensare, al plurale, la ben precisa risposta all’ultima domanda dell’intervista, a conferma dell’antico motto “in cauda semper stat venenum”. Se le rilegga. Strano non ci abbia pensato subito anche lei”.

A dire il vero ci avevo pensato, ma ho preferito controllare intanto se nell’83 la teleselezione e l trasmissione via fax tra Vaticano e Polonia esistevano o no, appurando così che NON esistevano. Come che sia, l’intervista di Viganò si conclude con la seguente domanda: 

“Lei pensa che il cardinale Casaroli condusse una sua trattativa riservata, al di là di quanto si è saputo?”.

E con la relativa risposta:

“Non ne ho idea. Ma su questo punto potrebbe sapere qualcosa monsignor Pier Luigi Celata, che era il suo segretario di fiducia”.

La mia fonte vaticana pare proprio possa avere ragione: “in cauda semper stat venenum”, anche in questo caso, si direbbe. Vediamo perché.

Il cardinale Agostino Casaroli all’epoca era il Segretario di Stato del Vaticano. Viganò, oggi ex ambasciatore, cioè nunzio apostolico, del Vaticano negli USA,  nella sua intervista sostiene che “i rapitori” già attorno alle 20 del 22 giugno (più o meno appena mezz’ora dopo la scomparsa di Emanuela) e anche in telefonate successive hanno più volte chiesto del Segretario specificando che avrebbero trattato solo con lui.

Tutte telefonate che agli atti delle indagini giudiziarie e degli annessi documenti rilasciati dal Vaticano ai magistrati italiani NON risultano da nessuna parte. Ma proprio perché non risultano da nessuna parte diventa ancora più ghiotto il riferimento buttato la con nonchalance da Viganò al segretario di fiducia di Casaroli, cioè monsignor Pier Luigi Celata.

Marco Accetti, il fotografo romano auto accusatosi inutilmente nel 2013 del “rapimento consenziente” di Emanuela, ha più volte dichiarato: 

“Celata fu mio direttore e confessore nel collegio San Giuseppe De Merode”.

Se fosse passata la versione raccontata da Viganò a Valli qualcuno si sarebbe ricordato che Piazza Borromini e la casa di moda delle sorelle Fontana, due luoghi emersi come  asseriti possibili tracce di Emanuela all’inizio delle indagini,  sono indicazioni simboliche e precisi riferimenti.

Per le sorelle Fontana Accetti nelle sue “rivelazioni” ai magistrati ha detto, guarda caso, che  sono “un riferimento a monsignor Pierluigi Celata, direttore del collegio San Giuseppe De Merode, la scuola da me frequentata che si trova a fianco del loro atelier”. Accetti ai magistrati ha addirittura fatto notare che “non a caso uno dei primi due telefonisti a casa Orlandi (tre chiamate il 25 e 26 giugno 1983) si qualificò proprio con il nome di Pierluigi”, nome di battesimo di Celata.

Sempre secondo le “rivelazioni” di Accetti, il riferimento a Piazza Borromini sarebbe invece da collegare a Francesco Pazienza, il chiacchieratissimo capo dal 1980 del cosiddetto Super SISMI.

Insomma, gli elementi per un nuovo polverone per rendere ancora più misterioso e torbido il mistero Orlandi non mancavano certo. Ci sarebbe stata pappa e ciccia per chissà quante altre puntate televisive condotte da Pietro Orlandi su Sky e per rimettere in funzione il megafono di “Chi l’ha visto?”, diventato muto per l’irritazione di avere visto passare alla concorrenza di Sky il Pietro Orlandi tanto coccolato per anni e anni, tanto da essere diventato famoso proprio grazie a quel programma tv di Raitre. Pappa e ciccia anche e soprattutto per bombardare il Vaticano con altre istanze e richieste.

Ovviamente non si sarebbe fatto nessun passo verso la verità, cioè verso la risoluzione del mistero Orlandi e il sapere che fine ha fatto Emanuela. Però il polverone debitamente coltivato ad arte avrebbe continuato a metter in cattiva luce Papa Francesco, in linea con l’evidente esistenza di complotti e camarille in Vaticano per spingerlo alle dimissioni. Le dimissioni che, guarda caso, sono l’obiettivo che si prefigge con insistenza un gruppo di prelati e teologi capitanati dallo stesso Viganò, nemico acerrimo dell’attuale pontefice da lui accusato di atti pagani lo scorso novembre  e di protezione del clero pedofilo già nel 2018.

La buccia di banana della telefonata e del fax impossibili ha fatto sì che nessuno se l’è sentita di interpellare monsignor Celata, ovviamente per fargli dire che confermava la versione Viganò. E per parte sua Celata se n’è prudentemente rimasto zitto: guardandosi bene dal dire comunque la sua, quale essa fosse.

Cinque giorni dopo la sua elezione a pontefice Francesco ha incontrato per caso Pietro Orlandi all’uscita della chiesa parrocchiale vaticana di S. Anna. Il video dell’incontro, una trentina di secondi, mostra un Pietro sempre sorridente, tanto che il giorno dopo ha dichiarato con entusiasmo che li Papa gli aveva “ispirato molta fiducia”.

Ma sulla richiesta di udienza Francesco ha glissato con parole quasi sibilline: “Se Emanuela è in cielo, preghiamo per lei”. Fallito il tentato assalto di Viganò, abortito sul nascere, e affogata nel ridicolo la stralunata affermazione che Emanuela è stata sepolta nel cimitero teutonico del Vaticano e che il suo cadavere è stato poi prudentemente fatto sparire, in questi giorni Pietro Orlandi ha deciso di ripiegare su un’altra tattica: 

“Senza risposte dal Vaticano presenteremo un’istanza al giorno“. 

Un’azione di disturbo permanente non si sa se suggerita anch’essa da Viganò, ma certamente utile più a lui e agli altri nemici del Papa, e a nuove puntate televisive, che alla verità sulla fine di Emanuela. Le eventuali altre puntate televisive servirebbero a bypassare il fatto che ormai ai sit in e alle manifestazioni di protesta contro il Vaticano organizzate dall’Orlandi ci vanno, oltre a qualche suo familiare, meno di una dozzina di persone: sempre le stesse, amici abbonati fedeli.