Giorgio  Gaber, a 20 anni dalla morte, docufilm e revival, Jovanotti: “Cambia la vita a chiunque l’ascolti”

Giorgio  Gaber, a 20 anni dalla morte, docufilm e revival, Jovanotti: “Cambia la vita a chiunque l’ascolti”, intervista a Paolo dal Bon, presidente della Fondazione Gaber

di Pino Nicotri
Pubblicato il 26 Dicembre 2023 - 09:53
Giorgio  Gaber, a 20 anni dalla morte, docufilm e revival, Jovanotti: “Cambia la vita a chiunque l’ascolti”, intevista a Paolo dal Bon, presidente della Fondazione Gaber

Giorgio  Gaber, a 20 anni dalla morte, docufilm e revival, Jovanotti: “Cambia la vita a chiunque l’ascolti”

Il popolare cantautore Giorgio  Gaber è morto il 1° gennaio 2003. Ma nelle scorse settimane è tornato d’attualità.

Il cantante  Jovanotti nel parlare in un apposito video del recente docufilm su Gaber ha addirittura detto che Gaber “cambia la vita a chiunque l’ascolti”.

Il 16 dicembre nella stagione teatrale di Mirandola, ospitata all’Auditorium Rita Levi Montalcini,  Gioele Dix ha voluto rendere “omaggio al mito di Gaber. E a Capodanno in piazza della Loggia a Brescia Dix farà il bis.

Il 12 e 13 dicembre è tornato nei cinema  “Io, noi e Gaber”,  il docufilm presentato alla Festa del Cinema a Roma il 22 ottobre, proiettato in 260 cinema e diventato il film evento dell’anno. E Rai Tre lo manderà in onda in prima serata a Capodanno.

Ho chiesto a Paolo dal Bon, presidente della Fondazione Gaber, come mai tanto interesse e se davvero come dice Jovanotti “Gaber cambia la vita a chiunque l’ascolti”.

Domanda – Lei che ne pensa? In effetti in un’epoca di tristo conformismo come la nostra, con la musica ridotta a baccano, urla e spesso parolacce e volgarità verso le donne, ascoltare Gaber quanto meno sorprende e induce a pensare. 

RISPOSTA – Jovanotti, e tanti come lui, considerano Gaber un grande artista, appartenente ad una generazione di grandi cantautori e pensatori che in effetti hanno segnato molto la vita di tante persone. E’ stato un periodo storico speciale che ha generato grandi maestri e ora, forse, per qualche decennio, non ne verranno altri anche perché l’onda lunga della loro opera non si è ancora né spenta, né affievolita.

D – Lei il 9 dicembre ha presentato al cinema Ariosto e poi anche al cinema Anteo due proiezioni del film “Io, noi e Gaber”, primo docufilm ufficiale su Giorgio Gaber. Del quale lei è stato fin dal 1984 il responsabile organizzativo e amministrativo dell’attività artistica e professionale.

A quanto pare c’è un revival di interesse nei confronti del cantautore scomparso l’1 gennaio 2003. Perché questo revival?

R – Più che altro siamo nel ventennale della scomparsa e come sempre in questi casi il ricordo si riattiva. Abbiamo pensato che fosse l’occasione giusta per realizzare un importante docufilm con la regia di Riccardo Milani. Un’opera riuscitissima che resterà per sempre.

D – Quali sono gli elementi di maggiore attualità di Gaber?

R – Gaber è ormai considerato un classico della nostra cultura e come tutti i classici è sempre attuale. Tutta la sua riflessione sull’individuo e sulla società offre spunti utilissimi per leggere il presente.

D – Gaber cantautore o anche uomo di teatro?

R – Gaber costituisce un ‘unico’ nel panorama italiano. Non è solo cantautore e nemmeno solo uomo di teatro. Direi  che è Gaber, unico e irripetibile.

D – Nel dibattito su Gaber del 20 novembre 2021 al Municipio 5 di Milano – al quale abbiamo partecipato entrambi – mi hanno colpito due sue battute, due frasi direi polemiche.

La prima: “Se non c’erano gli americani a quest’ora noi… eravamo europei”. Forse però saremmo europei fermi al fascismo e al nazismo, non crede?  

La seconda, mimando lo sgancio di una bomba da un aereo: “Gli americani portano la democrazia. Se non ce l’hai te la scaricano. BUM!”. 

R – L’America ha avuto un ruolo decisivo nella seconda guerra mondiale ma anche nello scadimento delle coscienze col trionfo incontrastato dell’unica ideologia dominante: quella del mercato. Che Gaber (ma anche Pasolini, la scuola di Francoforte ecc.) hanno sempre attaccato in modo diretto. 

D – A quel dibattito su Gaber ha partecipato anche il giornalista Sandro Neri, autore di due libri su Gaber densi di notizie e passione. Il secondo libro, edito nel novembre dell’anno scorso, ha vinto il Premio Bancarella Selezione 2023. Secondo lei cosa ci trovava e ci trova Neri in Gaber da ritenerlo meritevole di tanta attenzione?

R – Sandro, e altri giornalisti della sua generazione, considera Gaber un grande meritevole di ogni attenzione anche a distanza di anni dalla scomparsa. E lo ricorda con una capacità di analisi e di approfondimento unici e con una prosa giornalistica di alta scuola.

D – Come e perché è nata la Fondazione Giorgio Gaber che lei dirige, chi ne fa parte e di cosa si occupa? Coltiva nuovi talenti?

R – La Fondazione nasce soprattutto per offrire ai giovani possibilità di incontro con Gaber. Questo è l’obiettivo principale e siamo sempre stati aiutati in questo dalle istituzioni. E molti grandi artisti, colleghi di Giorgio, si sono lasciati coinvolgere per portare anche loro una testimonianza stimolante e propositiva su Gaber e sulla sua opera.

D – Nella canzone America Gaber fa delle affermazioni critiche molto forti, tra le quali: 

—-  Non c’è popolo più stupido degli americani 

—- La cultura non li ha mai intaccati

Che effetto fanno queste affermazioni oggi, con la guerra in Ucraina che sta andando come sta andando dopo  quella in Afganistan che è andata come  andata? 

R – Come sempre, si tratta di affermazioni che mantengono una loro efficacia e attualità. Certo, il linguaggio è volutamente estremo e provocatorio ma del resto è questo che l’Artista deve fare. Dispiace constatare come tutta la classe politica sia succube della volontà bellica dell’America e del suo impellente bisogno di vendere armi. Ma tant’è! I politici non potrebbero stare dove stanno se si opponessero o se ragionassero con la propria testa.

D – Ci sono canzoni di Gaber che in particolare oggi sembrano degli schiaffi sulle nostre facce, una critica feroce al nostro modo di essere italiani:

Io non mi sento italiano

Il conformista

Destra sinistra

Qualcuno era comunista

R – La portata provocatoria dei brani di Gaber e Luporini è di sconvolgente attualità. E il tono incalzante, provocatorio a volte violento, è funzionale a risvegliare le coscienze e ad andare oltre al ‘pensare per sentito dire’. Questa la grande forza di Gaber e Luporini.

D – Gaber con le sue canzoni e le sue piece teatrali faceva satira politica che di fatto era anche politica tout court. Come Beppe Grillo, che però anziché essere un cantautore era un comico. E che oggi dichiara che con il suo partito M5S ha “rovinato l’Italia”. Gaber un partito non lo ha fondato, ma l’Italia l’ha migliorata o peggiorata? O l’ha lasciata com’era perché tetragona ai miglioramenti.

R – Gaber si è occupato di risvegliare le coscienze attraverso l’arte. Non ha mai pensato di andare oltre. Tanto meno di cambiare politicamente l’Italia. Grillo è un fenomeno diverso. Anche lui unico e irripetibile. E quando dice che ‘ha rovinato l’Italia’ è volutamente ironico e provocatorio.

 D – Esiste un Giorgio Gaber di oggi?

R – No, Gaber, come Guccini, De Andrè, Tenco, Battiato, De Gregori ecc. ecc. è e resterà unico e irripetibile.

D – Celentano, Gaber, Iannacci: avevano tra loro qualcosa in comune e/o qualcosa di inconciliabilmente diverso?

R – Erano tutte personalità eccezionali e molto diverse tra di loro. Ma legate da un’appartenenza a valori e modi di essere straordinari

D – Iniziative su Gaber per l’anno prossimo?

R – Lasciamo finire il 2023, poi ci pensiamo!