Scuola riapre, primo incubo di Conte: poi il pil, Draghi, referendum

Ci siamo: dopo sei mesi di stop, la scuola riparte a Milano, a Torino, in Alto Adige. Sarà Ia stessa? Probabilmente no. 

I pessimisti sostengono che i guai saranno come le ciliegie: una tira l‘altra. La realtà è che mancano gli spazi e gli insegnanti. Le palestre saranno un optional, i laboratori pure. Il distanziamento rientra dalla porta principale e le superiori funzioneranno a pieno ritmo solo al 50 per cento. Mentre in Calabria due istituti sono già stati costretti a chiudere, si riparla dei giorni alterni e delle frequenze tramite il computer.

D’accordo, stamane i ragazzi che vanno in classe saranno pochi rispetto a quelli che cominceranno come stabilito il 14 di settembre. Con qualche eccezione, perché in alcune regioni la ripresa ritarderà di una manciata di giorni, per la precisione il 24 di questo mese.

Insomma, non c’à da stare allegri o, se preferite, tranquilli soprattutto perché il virus continua a impazzare. Ieri i nuovi casi sono stati in calo (si fa per dire) raggiungendo il numero di 1297 con 7 decessi.

In Lombardia la cifra è stata alta: 198, seguita dall’Emilia Romagna che ne ha contati 124. Pure la Toscana e la Liguria non hanno trascorso una giornata lieta. Tutto questo mentre a Roma si radunavano i negazionisti. Per fortuna un gruppo sparuto, meno di duemila secondo la questura, ma come si fa a non considerarli stravaganti visto che il Covd1i9 non accenna a diminuire?

Loro insistono, ritengono che la malattia sia tutta una invenzione dei politici per distrarre la popolazione dai veri problemi che affliggono il Paese. Peccato, purtroppo, che a smentirli clamorosamente sono i dati che si espandono in tutto il mondo. E i ricercatori che stanno sudando le proverbiali sette camicie per trovare un vaccino che combatta e l’abbia vinta sulla pandemia.

In una giornata per molti versi negativa, si debbono registrare le parole piene di ottimismo del ministro delle finanze Roberto Gualtieri, il quale è certo che la situazione economia del Paese migliorerà. Tanto è vero che il Pil scenderà fino a toccare una sola cifra, in parole semplici al 9 per cento.

Il problema sarà come impiegare questi soldi che ci arrivano da Bruxelles: nella scuola, nell’energia, nel digitale si dice. E la Sanità? Rimarrà a bocca asciutta anche dopo i danni provocati dal virus?

Interviene a proposito il Pd che torna a parlare con insistenza del Mes (il salva stati). Quei 36 miliardi sarebbero oro per le nostre strutture e non si capisce – affermano sempre i Dem – per quale ragione il governo e in primis il presidente del Consiglio si ostinino a temporeggiare se non a rifiutare quel danaro.

Nel giorno in cui a Monza la Ferrari sprofonda con i suoi due piloti esclusi dalla gara, non si placa la polemica sul referendum del 20 settembre. Votare si o no? Si vuole la conferma del taglio dei Parlamentari o si preferisce lo statu quo?

Fino a un paio di mesi fa, la lotta era considerata impari perché i favorevoli avevano una previsione dell’ottanta per cento contro gli avversari che raggiungevano a mala pena il 20 per cento.

Oggi, la situazione è notevolmente cambiata anche se i si sono ancora in maggioranza. Il nodo cruciale di quel voto riguarda l’esecutivo e sono in tanti a pensarla in questo modo. Nel caso di un clamoroso flop dell’iniziativa che porta il none dei 5Stelle, il governo potrebbe andare in crisi o andare incontro ad una forte revisione.

Giuseppe Conte, anche se non lo dà a vedere, trema e i sostenitori di Mario Draghi aumentano giorno dopo giorno. Ma l’ex presidente della BCE non arretra. La politica non lo convince e rimane alla finestra. Fino a quando?

 

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