Il diario della prostituta di Berlino: “Non dimenticare il pizzo nero”

Pubblicato il 9 Maggio 2012 - 16:03 OLTRE 6 MESI FA

Il giornale tedesco B-Z pubblica un’intervista ad una escort di Berlino, che svela in esclusiva anche il suo diario. La settimana per la prostituta inizia andando a sbrigare le pratiche per la patente in centro città, e si conclude la domenica sera, con una cena e del sesso, per il quale è essenziale ricordarsi di pizzo nero e tacchi alti.

Per Kate (il nome è falso) avere un’agenda degli appuntamenti è indispensabile, perché altrimenti non saprebbe più come vivere tara la casa di appuntamento, gli incontri privati, serate con le sue amiche e il suo commercialista: “Quando si lavora in un postribolo e poi si combinano appuntamenti da escort nelle abitazioni private o negli alberghi ci si può facilmente confondere. In questo momento sto anche prendendo la patente, ho le lezioni di guida, e poi ogni settimana devo fare almeno un’ora di allenamenti”.

Martedì Kate ha una giornata impegnativa. Tra le 11 e le 16 lavora al bordello Van Kampen di Wilmersdorf, zona residenziale della parte occidentale di Berlino. C’è scritto che quel giorno passa una signora italiana che vende in modo molto discreto preservativi e lubrificanti alle ragazze.

Giovedì, Kate ha un appuntamento con un cliente abituale memorizzato sul suo cellulare, con tanto di indirizzo dove recarsi per fare sesso. “Vuole tacchi alti e lingerie di pizzo” spiega Kate, che lavora da due anni come prostituta.

Prima aveva studiato per lavorare negli alberghi, ma ha preferito fare l’escort: “Non è certo il lavoro che sognavo, ma guadagno bene, molto di più di quello che avrei potuto ottenere con i miei studi”. Kate però, così come le sue colleghe della scena berlinese, preferisce non rilevare quanto guadagna. I suoi genitori sanno che mestiere fa, anche se quando li incontra – nella sua agenda è segnato il brunch con mamma o il pranzo a casa – non si parla della sua professione. “Sarebbe davvero strano se mio padre mi chiedesse come è andata la mia giornata di lavoro” conclude la ragazza.