Montaldo presenta “L’industriale” a Roma Film Fest: “Fuori Concorso per l’età”

Pubblicato il 31 Ottobre 2011 - 15:00 OLTRE 6 MESI FA

ROMA – Giuliano Montaldo, che ha “quattro volte vent’anni” secondo Pierfrancesco Favino, ha spiegato ai cronisti di essere nella Selezione Ufficiale ma Fuori concorso per raggiunti limiti di età. Lo fa, autoironico, intonando le note di una celebre canzone. “Lavoro nel cinema dal 1950 – dice il regista – dove la crisi è di casa da 40 anni, si può dire che sono cresciuto nel precariato e l’ho abbracciato. Però il personaggio principale del mio film, Nicola, vive invece di certezze, si sente responsabile per la sorte dei suoi operai e la sua fabbrica è come una famiglia”.

Le ragioni che lo hanno spinto a fare un film come ‘L’industriale’ sono semplici. “Leggiamo sui giornali – racconta il regista – che sono andati bruciati 250 milioni di euro e volevo capire chi era il piromane”. Alla base della scelta di fare questo film c’è la voglia di guardare la realtà, “girando l’Italia – dice Montaldo – mi sono accorto che era pieno di capannoni abbandonati. La crisi, che non è solo italiana, si vede”. La sceneggiatura è stata scritta con Andrea Purgatori che parla di un affresco generazionale, “del tentativo da parte di Nicola e Laura di difendere disperatamente i valori in cui credono a costo di rimanere ‘con le pezze al culo, ma a testa alta’”.

Insieme allo sceneggiatore, Montaldo sceglie di inserire una scena ambientata in una vera fabbrica, e ricorda: “Abbiamo costruito con lo scenografo l’ambientazione a Pinerolo, in un opificio in funzione, nel giro di poco la fantasia è diventata realtà perché la gente è accorsa per sapere quale fosse l’ennesima fabbrica in dismissione, abbiamo creato il panico”. A Torino inoltre Montaldo ha riscontrato da parte della cittadinanza una grande solidarietà, “avevamo il problema – racconta – di dover girare con le strade vuote e si chiedeva alla gente, dalla sera alla mattina, di spostare la macchina, ma quando si è saputo di cosa parlava il film allora l’hanno fatto volentieri. Ho capito che era un film da girare lì, fa parte della narrazione come fosse un terzo personaggio”.

Infine il regista ha parlato del capoluogo piemontese, delle 123 scene che vi ha ambientato e dell’atmosfera cittadina. “E’ come Detroit – conclude Montaldo – temo che, se non ci rimboccheremo le maniche, ritorneremo al 1945”.

Il red carpet de “L’Industriale” (foto LaPresse):