Selvaggia Lucarelli: “Sadomaso in corsia: i due medici e la lavandaia”

di Redazione Blitz
Pubblicato il 28 Ottobre 2014 - 12:42 OLTRE 6 MESI FA
Selvaggia Lucarelli: "Sadomaso in corsia: i due medici e la lavandaia"

Una scena sadomaso

ROMA – “Sadomaso in corsia: i due medici e la lavandaia” è il titolo dell’articolo a firma di Selvaggia Lucarelli sulle pagine di Libero di martedì 28 ottobre:

Poi dicono che tra Pisa e Livorno ci sia rivalità. Che pisani e livornesi proprio non si sopportino. Che sia meglio lasciare Santoro e Travaglio digiuni in ascensore che un pisano e un livornese soli in una stanza. E invece è arrivata la notizia destinata ad appannare per sempre la leggenda sull’antagonismo tra i guelfi del caciucco e i ghibellini della torre pendula. O meglio, a rielaborarla. Perché se è vero che le due fazioni si prenderebbero volentieri a mazzate, in campo erotico hanno sublimato l’irresistibile pulsione a darsela di santa ragione nel sadomaso. La storia è di quelle surreali. Qualcuno porta un camice da ospedale in una lavanderia di Ponsacco. La signora della lavanderia trova una chiavetta usb in una tasca. Guarda il contenuto e scopre che nella suddetta chiavetta non ci sono né le foto di una prima comunione né la collezione dei selfie inediti di Matteo Renzi. No. Ci sono le foto di due presunti medici dediti a pratiche sadomaso con i ferri del mestiere. Immaginate la faccia della signora della lavanderia che chiama il nipote chiedendogli «Cos’è ’sto coso? La chiave di un bauletto?», allora lui le spiega che è una chiavetta usb, la infila nel computer del negozio e la signora e il nipote quindicenne si ritrovano davanti il trailer di «50 sfumature di bisturi». Letteralmente, visto che un chirurgo pisano e una radiologa livornese, a quanto pare, hanno deciso di giocare al dottore. O meglio, al chirurgo, perché magari si fosse trattato solo di darsi una palpatina con la scusa di appoggiare lo stetoscopio su una tetta. Magari avessero giocato ai Luciano Onder de ’noantri dando una toccatina sulla schiena dell’altro e invitandolo a dire «33». Qui l’invito era a dire «69». E non come la posizione sessuale ma come i punti di sutura che si sono dati reciprocamente mettendo in piedi una sorta di «ER bondage».

IL PUNTO Le foto, infatti, rivelavano attività erotiche piuttosto estreme: atti sessuali praticati con l’ausilio di strumenti chirurgici anche all’interno di presidi medici e primi piani di parti intime con evidenti punti di sutura. In pratica, il Clooney sadomaso, non si limitava a due schiaffetti pre-puntura o a un paio di frustate su una chiappa con il laccio emostatico, ma praticava veri e propri tagli e incisioni, per cui evidentemente lui si eccitava a tagliare la radiologa come la pancia di una faraona pronta per il ripieno di castagne e lei a farsi ricucire come un pallone da rugby. Che voglio dire, per carità, ognuno in tema di sesso ha i suoi gusti, si può anche desiderare una categoria youporn denominata «Renato Brunetta», ci mancherebbe, però ad eccitarsi facendosi fare un’autopsia da vivi tocca essere parecchio perversi.

FANTASIE Per dire. Berlusconi la Minetti la voleva vestita da infermiera, è vero, ma per infoiarsi mica si faceva fare un clistere o un drenaggio pleurico. Su certe cose, Silvio, ha avuto sempre fantasie tradizionali. Poi che oggi ogni tanto la Pascale lo prenda a ciabattate se non fa come dice lei è un altro discorso, ma questa è un’altra faccenda che ha a che fare col masochismo e basta. Certo è che questa bizzarra storia di sesso sadomaso in cui i due medici senza frontiere (del sesso) si sono difesi dicendo «Eravamo liberi e consenzienti», getta una luce inquietante su tutta una serie di questioni delicate. Intanto, la prima: ci possiamo ancora fidare delle miti e rassicuranti signore delle lavanderie o ogni volta che consegniamo un paio di lenzuola Bassetti quelle ci fanno su il luminol e le consegnano al Ris? Perché qui poi uno teme che per far lavare due federe si finisca indagati nel caso Garlasco. Seconda questione: saremo più capaci di andare in una sala operatoria senza chiedere di disinfettare un paio di volte in più il divaricatore? Terza questione: alla luce dei fatti, possiamo ritenere corretto il proverbio «Meglio un morto in casa che un pisano all’uscio del pronto soccorso»? E infine: visto che a quanto pare dalle parti di Ponsacco e provincia c’è un alto tasso di masochisti, dal prossimo anno non sarà il caso di spostare la Leopolda da Firenze a Pisa? Mentre attendo le risposte a questi fondamentali quesiti esistenziali, vado a lavare il mio soprabito. A mano (…)