Conte a Lodi: "Su riaperture non possiamo fare di più. Affrontiamo un rischio calcolato" Conte a Lodi: "Su riaperture non possiamo fare di più. Affrontiamo un rischio calcolato"

Conte a Lodi: “Non possiamo aprire di più. Rischio concreto contagio di ritorno”

ROMA – Sulle riaperture “non possiamo fare di più“, dice il premier Giuseppe Conte a Lodi, nel suo secondo giorno di visite nelle zone più colpite dall’emergenza coronavirus. 

Parlando della Fase 2 in partenza dal 4 maggio, il presidente del Consiglio continua a invitare alla cautela, ribadendo che il rischio di un contagio di ritorno è “concreto”. 

“Abbiamo fatto qualche passettino in avanti – dice – per qualcuno non è sufficiente ma non possiamo fare di più. Sono il primo che vorrebbe allentare le misure però per adesso dobbiamo ancora procedere così”, ha aggiunto.

“Il rischio di contagio di ritorno o riesplosione dei focolai è molto concreto ed è la ragione che ci spinge ad adottare sì un allentamento delle misure ma con prudenza”. 

Con una riapertura totale il Covid-19 riprenderebbe rapidamente la sua corsa, arrivando a 151mila ricoverati in terapia intensiva già a giugno, ha scritto il Comitato tecnico scientifico nel report che ha convinto il governo a tenere ancora stretta la morsa delle misure di contenimento.

La decisione di istituire una zona rossa “è stata una grande sfida mai presa nel dopoguerra ad oggi” ha precisato Conte a Lodi, aggiungendo che “non possiamo portare in zona rossa 45mila abitanti e disinteressarci poi delle conseguenze economiche e sociali”.

“Saranno importantissimi i vari test, sia il tampone sia quelli seriologici: man mano che diffonderemo questi test e che coinvolgeremo la popolazione, avremo un patrimonio informativo che ci consentirà di muoverci in questa seconda fase con maggior avvedutezza e sicurezza”, ha spiegato. 

 “Non possiamo permetterci di aver una situazione fuori controllo”, insiste. Per il premier “è questo il momento di agire con ragionevolezza e con prudenza” .

Lodi è tra le città più colpite dalla diffusione del coronavirus. La “strategia sanitaria” per la Fase 2 prevede “un approccio anche più scientifico sul tracciamento dei contatti” che avverrà attraverso l’ormai “famosa app”. Applicazione che sarà su “base volontaria”, perché “non possiamo obbligare nessuno a scaricarla”.  

“Abbiamo visto in altri Paesi i rischi che si affrontano. Noi stiamo già affrontando un rischio: dal 4 maggio 4,5 milioni di lavoratori torneranno a lavorare, prenderanno i mezzi pubblici ma anche il mezzo privato può essere un rischio”.

“Le scuole devono rimanere chiuse e non possiamo allentare sulle relazioni sociali. Affrontiamo un rischio calcolato, su base scientifica: il documento dell’Iss è stato alla base delle nostre decisioni, che sono tutte nostre. Le rivendichiamo”. (Fonte: Ansa Agenzia Vista / Alexander Jakhnagiev).

 

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