“Non è il Trota”: Di Pietro difende il figlio sul blog

Pubblicato il 19 Settembre 2011 - 12:11 OLTRE 6 MESI FA

ROMA – Suo figlio come il Trota? Non sia mai: Antonio Di Pietro corre ai ripari, dopo la rivolta dei circoli Idv di Termoli che lo hanno accusato senza mezzi termini di aver favorito e imposto la candidatura del figlio Cristiano. Nel “videomassaggio” ha frizionato i reprobi con alte dosi di affetto e comprensione, per carità, la questione posta è giusta e merita un chiarimento. Ma per favore non si metta in relazione la vicenda di Cristiano con quella di Renzo Bossi.  ”A Montenero di Bisaccia abbiamo candidato Cristiano non perché è un figlio di papà senza esperienza politica. Ha dovuto fare, e deve continuare a fare, la trafila come tutti gli altri iscritti all’Idv. Non si è svegliato una mattina per trovarsi candidato. Quando abbiamo creato il partito, dieci anni fa, si è rimboccato le maniche anche lui e ha contribuito a costruirlo”, assicura.

Ci crederanno i militanti, i sostenitori duri e puri del moralizzatore tutto di un pezzo? I commenti sul blog dell’ex magistrato non sono incoraggianti: qualcuno evoca Craxi e figli, qualcuno lo invita a esibire pezze d’appoggio alla dichiarata competenza e autonomia del figlio di cotanto padre. Già perché, sebbene in termini molto diversi dal padre padrone della Lega, che fa e disfa a piacimento senza che nessuno possa pubblicamente mettere bocca, Di Pietro deve rendere conto a un elettorato che ha abituato alla diffidenza “costruttiva”. Insomma i titoli e i successi di Cristiano, sono autentici, ovvero frutto della sua abilità e passione politica, o gli esami li ha fatti in casa e le medaglie gliele ha appuntate il padre? Antonio dice che Cristiano è uomo d’onore: ma è come chiedere all’oste com’è il vino. Quel figlio debitamente promosso e incoraggiato può trasformarsi, presto o tardi nella classica buccia di banana della credibilità del sanguigno leader: il “tengo famiglia” è il primo comandamento della politica italiana e, stando così le cose, è stata un’illusione che il partito dell’Idv potesse rappresentare la giusta eresia vendicatrice.

“Non va nel listino o nella lista bloccata. E’ stato trattato come tutti. Ha fatto la trafila come tutti”. ‘Da dieci anni, e anche oggi – conclude – attacca manifesti e raccoglie firme per i referendum come tutti gli iscritti all’Italia dei Valori. Non è che se una persona è figlia di un leader politico perde i diritti politici. Non devono esserci favoritismi. Non devono esserci spintarelle o scorciatoie. Ma se comincia dal consiglio comunale e va avanti chiedendo il consenso degli elettori, non gli si può negare il diritto di partecipare. Per questo, amici di Termoli, vi chiedo di lavorare tutti insieme per liberare il Molise dal Berlusconi locale”. L’arringa finale di Di Pietro conferma che al vizio del familismo amorale, non c’è antidoto che tenga, se chi ha contratto la malattia non se ne rende nemmeno conto. In politica l’apparenza è sostanza. Se Paolo Maldini non fosse stato addirittura più forte del padre e solo un ottimo giocatore gli avrebbero dato del raccomandato. Ma Cristiano, se regge il paragone, a 16 anni era un portento di fisicità e un fuoriclasse che giocava come un veterano? Forse ha il discutibile merito di essere un po’ meno schiappa del Trota. Non sembra abbastanza.