Firme false nella lista Formigoni, forse il governatore aveva talpe in Procura

Pubblicato il 23 Ottobre 2010 - 17:32 OLTRE 6 MESI FA

Roberto Formigoni

La procura di Milano ha aperto un’inchiesta sul caso delle firme false per la lista presentata alle ultime elezioni regionali in Lombardia da Roberto Formigoni, poi rieletto per la quarta volta.

Denunciata dai radicali e documentata nei giorni scorsi da Repubblica, la vicenda ha visto l’apertura di un nuovo fascicolo dopo che i legali del Partito radicale hanno consegnato una perizia grafologica nella quale si dimostra che un’unica mano avrebbe vergato almeno 473 sottoscrizioni da parte di ignari cittadini,

Al momento la procura procede contro ignoti. I reati ipotizzati sono il falso materiale e il falso in atto pubblico.

La notizia dell’apertura del nuovo fascicolo è arrivata proprio mentre stanno emergendo altri particolari dell’inchiesta della procura di Roma sulla P3.

Formigoni si sarebbe rivolto proprio a due esponenti della loggia segreta, Arcangelo Martino e Pasqualino Lombardi, finiti in carcere a luglio, per ottenere informazioni su inchieste in corso.

L’attuale governatore della Lombardia avrebbe avuto anche colloqui con l’ormai ex presidente della Corte d’appello milanese, Alfonso Marra e con il procuratore aggiunto Nicola Cerrato. Inoltre sarebbe riuscito ad accedere ai computer del Tribunale.

L’8 aprile, l’ex giudice tributarista Lombardi e l’ex assessore campano Martino, “iniziano una sequela di conversazioni — scrivono in un rapporto alla procura di Roma i carabinieri — su una visita che i due avrebbero dovuto fare a Milano evidentemente al fine di acquisire informazioni su procedimenti penali pendenti presso la procura”. Lombardi avrebbe anche chiesto un incontro a  Cerrato.

Il 22 aprile i militari effettuano una perquisizione nella “società Enertek, negli uffici di Martino”. Qui salta fuori “un foglio riportante un elenco dattiloscritto di cognomi: Ponzoni-Maullu-Buscemi-Pozzi Giorgio-Boni-Abelli. In calce al foglio sono presenti annotazioni tra cui ‘Nicola Cerrato: detiene 4 procedimenti che dovrà attivare (ambiente)? e De Pedro: prescritto il15′”. I nomi sono quelli di alcuni consiglieri regionali della Lombardia.

Dalla ricostruzione, scrive Repubblica, sembra che Martino e Lombardi abbiano messo in moto le proprie conoscenze per sapere se i politici indicati risultassero indagati alla procura di Milano, visto che in quei giorni il governatore stava scegliendo la nuova giunta.

Cerrato, ascoltato lo scorso 6 agosto dai pm di Roma, ha spiegato che “Lombardi mi chiese con garbo dell’inchiesta a carico di Formigoni, ma io risposi che essendo il titolare del fascicolo non potevo dargli alcuna informazione”.

Nonostante le richieste riguardassero procedimenti coperti da segreto, Lombardi non viene denunciato da Cerrato, e neppure allontanato dal suo ufficio.

Addirittura i contatti proseguono al punto che “Lombardi mi disse che Formigoni avrebbe gradito avere informazioni onde evitare di inserire in lista persone coinvolte in vicende giudiziarie” A riguardo Cerrato ricorda “che Lombardi mi fece riferimento ad alcuni nomi per sapere se si trattava di persone affidabili e se tali persone fossero o meno collegate ad ambienti malavitosi collegati alla ‘ndrangheta”.

All’epoca Cerrato aveva ancora in mano un’inchiesta su Formigoni. Il 15 aprile, a Milano, si è celebrato un processo a carico di Mazarino De Petro, braccio destro proprio del governatore lombardo, che si è concluso con la prescrizione.

Il 12 aprile “tale Scau Roberto della Corte d’appello milanese”, chiama l’autista di Lombardi, Francesco Perone “e gli comunica che da un controllo informatico si è appurato che una non meglio indicata pratica si trova presso la quarta sezione: ‘l’abbiamo trovata al computer'”.

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