Governo, campane a morto: Monti, voto, Letta o accanimento terapeutico

di Warsamé Dini Casali
Pubblicato il 7 Novembre 2011 - 11:06 OLTRE 6 MESI FA

ROMA – Il governo è morto, “si tratta solo di stabilire come celebrare il funerale”, sostiene Nicola Latorre del Pd. Sarà, ma intanto non si sa più quante volte Berlusconi è stato già dato per morto. L’assassino più probabile, al di là della caotica situazione politica, sarà il mercato: stamattina il rendimento dei titoli di stato italiani è giunto pericolosamente vicino a quota 7%, lo spread con il bund tedesco è a un passo dei 500 punti. Prima dell’apertura dei mercati, l’uscita dal Pdl di Gabriella Carlucci era apparsa ai più come il segnale del rompete le righe: se molla perfino lei è finita, deve aver pensato anche Maroni, che intervistato da Fazio domenica sera, ha decretato la morte cerebrale della maggioranza in diretta tv. Di notte altro vertice a Palazzo Grazioli. Alfano e Letta hanno provato a far desistere il Capo dall’accanimento terapeutico. Bondi, irriducibile, al contrario considera ancora il passo indietro un suicidio politico.

Sul tavolo dell’incontro, stando a fonti della maggioranza, queste le opzioni vagliate nel Pdl: affrontare l’Aula con rischio di veder certificata la dissoluzione della maggioranza, anticipare i tempi e salire al Quirinale; oppure chiedere al Parlmento di approvare le misure anticrisi promettendo però che una volta varato il pacchetto il premier andrà al Colle per dimettersi. L’opposizione, nota Marcello Sorgi sulla Stampa, un po’ per responsabilità, un po’ per calcolo, potrebbe prolungare l’agonia del premier. L’astensione in Parlamento domani (martedì 8 novembre il Rendiconto torna in aula) mostrerà che i partiti di opposizione non sfiduciano il governo con il Paese sotto attacco della speculazione. Allo stesso tempo servirà a stanare i deputati in uscita: a quel punto sarà certificato che Berlusconi non dispone più della maggioranza assoluta. Il provvedimento potrebbe essere approvato ugualmente, ma Napolitano un minuto dopo contesterà al premier il fatto che i numeri non ci sono più.

Il Corriere della Sera individua cinque scenari possibili. Governo tecnico guidato da Monti: si incaricherebbe di varare le misure Ue e di approntare la nuova legge elettorale (via il Porcellum, resuscitato il Mattarellum). Ci sarebbero tutti, incluso il Pdl senza Berlusconi: la soluzione ha il 30% delle possibilità di riuscita. Governo centrodestra con l’Udc e Letta o Schifani premier: Berlusconi fa un passo di lato prima di essere sconfitto in Parlamento, apre ai centristi e scongiura le larghe intese. 25% di possibilità: senza il Pd dentro Casini non ci sta, Bersani con un governo di destra nemmeno. Berlusconi continua: Verdini fa il miracolo, recupera scontenti e indecisi e il governo va avanti con l’obiettivo di resistere fino a Natale. Pochissime possibilità, il 5%. Governo di unità nazionale: tutti dentro (a parte Lega e Idv). Un esecutivo più politico del governo tecnico, con un premier super-partes gradito a tutti. Poche possibilità: il 15%. Voto anticipato: vista l’impraticabilità del campo, Napolitano scioglie le Camere. Elezioni subito, cioè a gennaio, o in primavera. A parole Pdl, Lega e Pd chiedono a gran voce le urne un minuto dopo la fine di questo governo. Ragioni di opportunità (calo di consensi, tempo per le candidature) suggeriscono meno urgenza, con il voto in primavera come soluzione preferibile.