Il ministro Alfano e la riforma della giustizia targata Berlusconi

Pubblicato il 12 Ottobre 2009 - 23:08 OLTRE 6 MESI FA
Angiolino Alfano

Angiolino Alfano

Il ministro della Giustizia Angelino Alfano è stato categorico dopo la bufera seguita alla bocciatura del Lodo da parte della Consulta: “Abbiamo idee molto chiare in materia di giustizia” e al termine di un iter che tocca il processo civile, il processo penale, le norme antimafia e sulla sicurezza, “faremo la riforma costituzionale della Giustizia”.

Il Governo, e gli ultimi annunci di Silvio Berlusconi lo confermano, intende accelerare gli interventi sul sistema giudiziario. Il guardasigilli ha spiegato che alla Camera  è stato approvato il pacchetto sulle intercettazioni. In commissione Giustizia al Senato sono all’esame i testi sul processo penale. Ma gli ultimi avvenimenti hanno riportato in primo piano due argomenti “caldi”: la separazione delle carriere tra giudici e pm e la riforma del Csm.

CARRIERE – Berlusconi è stato esplicito: va ristabilito l’equilibrio tra le parti del processo, il legame tra pm e giudici deve essere spezzato, il pm sarà “avvocato dell’accusa” e deve presentarsi con il cappello il mano dal giudice come accade oggi per i difensori.

PM – La riforma del processo penale prevede la limitazione dei poteri di indagine del pm e più spazio alla polizia giudiziaria che deve avere maggiore autonomia e iniziativa nella acquisizione di notizie di reato, e l’ ampliamento dei poteri della difesa.

CSM – si vuole cambiare, con legge ordinaria, il sistema di elezione degli esponenti togati del Consiglio Superiore della Magistratura, per stoppare l’ influenza delle correnti. La soluzione allo studio è il sorteggio dei canditati da votare in collegi ridotti, e votazioni separate per giudici e pm.

Subito dopo lo stop al Lodo Alfano, sono circolate le voci di ipotesi di un intervento legislativo sui termini di prescrizione dei reati, già modificati nel 2005 dalla legge ex Cirielli.

Sempre nel campo delle voci è anche la possibilità di anticipare alcune norme previste nel ddl di riforma del processo penale: una riguarda l’ inclusione nei motivi di ricusazione di un giudice anche i giudizi espressi dal magistrato “al di fuori delle funzioni giudiziarie nei confronti delle parti del procedimento e tale da recare pregiudizio all’ imparzialità del giudice”; l’ altra la modifica dell’ art. 238 bis del codice di procedura penale affinchè le sentenze passate in giudicato non siano più considerate come elementi di prova in altri processi, ad esclusione dei reati di mafia, terrorismo, o per fatti gravissimi”.