“La magistratura è la più grande minaccia dello Stato italiano”. Parole di D’Alema, condivise da Berlusconi e forse anche dagli ambasciatori Usa

Pubblicato il 24 Dicembre 2010 - 09:06 OLTRE 6 MESI FA

Settembre 2008: l'allora ambasciatore Usa Ronald Spogli con il presidente Giorgio Napolitano

Le inchieste sono relative al “caso Mills” e ai “diritti tv Mediaset”. Nel caso “più seguito” dalla stampa, “Berlusconi è accusato di aver trattato favori politici con l’ex direttore della Rai, Agostino Saccà, anche se la gran parte delle prove riguarda le raccomandazioni di Berlusconi che certe showgirl avrebbero dovuto avere più spazio (in tv, ndr)”. Sul punto, Spogli commenta in una nota che “Berlusconi non sarebbe tenuto alle dimissioni in caso di una condanna penale, anche se probabilmente subirebbe forti pressioni politiche per farlo. Le condanne non sono considerate definitive, finché non superano altri due giudizi. In Italia, questo può richiedere diversi anni”.

Dopo una analisi del ‘Lodo Schifani’, di quella “che Berlusconi chiama una giustizia ad orologeria”, l’ambasciatore americano conclude – nel commento finale del dispaccio – che i “guai giudiziari hanno perseguitato i 15 anni di attività politica” del premier italiano “anche se non ha mai ricevuto una condanna definitiva”. Anche con le critiche alla magistratura di alcuni esponenti dell’opposizione (Massimo D’Alema, ndr), “sembra che alcuni magistrati motivati politicamente siano andati troppo oltre”.

La legge per l’immunità, “che ha il supporto implicito del presidente Napolitano”, potrebbe poi “mettere a tacere” i problemi legali del premier fino alla fine del “mandato di governo”.

“Nonostante tutto ciò – scrive ancora Spogli – e nonostante i buoni sondaggi elettorali, possibili nuove rivelazioni nel prossimo mese preoccupano alcuni dei suoi consiglieri”. In breve, Berlusconi è finito nelle turbolenze e non è chiaro se abbiano girato a suo vantaggio. Nel caso estremo (“in the extreme”), è possibile immaginare uno scenario nel quale Berlusconi potrebbe perdere considerevole popolarità e la sua abilità di portare aventi le riforme, o anche il suo potere di governare”.

Perplessità degli Stati Uniti sul rapporto teso tra giustizia e politica in Italia è espressa in un altro “cable” riservato del 1 gennaio 2010 (242 287). L’ambasciatore in carica, David Thorne, ha scritto quel giorno che “Berlusconi identifica senza equivoci la magistratura come il grande problema, e dice di essere pronto a stringere un’alleanza con il centro-sinistra per impostare la riforma della giustizia“.

Berlusconi passò quella lunga visita a lamentarsi con Thorne del trattamento che gli hanno riservato i giudici. “Ha detto che un sistema giuridico in cui i casi non vengono risolti, dove non si può avere mai la certezza dell’assoluzione, perché tutti i processi possono essere riaperti in seguito, avvelena il sistema economico italiano e politico. E ha sostenuto che questo è proprio quello che è successo nel suo caso, di essere assolto nel passato, ma di essere rimesso sotto indagine ripetutamente con le stesse accuse”.