Matteo Renzi pericolo uomo della Provvidenza. Eugenio Scalfari: “Vizio italiano”

Pubblicato il 26 Dicembre 2013 - 13:31 OLTRE 6 MESI FA
Matteo Renzi pericolo uomo della Provvidenza. Eugenio Scalfari: "Vizio italiano"

Eugenio Scalfari ( sin) a Matteo Renzi: “Pericolo uomo della Provvidenza”

Un monito a Matteo Renzi e anche una severa lezione di democrazia agli intellettuali “à la page” sono stati impartiti da Eugenio Scalfari su Repubblica.

Eugenio Scalfari, ormai prossimo ai 90 anni, dimostra una lucidità di visione che dà i brividi, soprattutto se si nutre poca fiducia negli intellettuali di professione o “à la page” come li definisce lui, e anche in Matteo Renzi, nei confronti del quale non ha mai nascosto le proprie perplessità.

Nel confronto che Scalfari fa con Mussolini, Mussolini stravince nel confronto con un ragazzotto fiorentino che ha scalato l’ex Pci a colpi di slogan e battute ma senza troppa sostanza: una versione plastificata e ancor più vacua di Walter Veltroni.

Secondo Alessandro Di Battista, deputato del Movimento 5 Stelle, Matteo Renzi, recita il “compitino” che gli hanno scritto “negli uffici di Carlo De Benedetti”. Purtroppo non è vero, perché se fosse vero qualche  cosa di utile Matteo Renzi la direbbe. Invece il compitino glielo preparano oscuri quanto pericolosi ed eversivi personaggi come Yoram Gutgeld, e se queste sono le premesse c’è solo da temere il peggio.

Certo uno come Matteo Renzi, tutto slogan, battute, insulti, tweet e  contraddizioni può fare e ha fatto presa in questa povera Italia che Eugenio Scalfari vede

“oppressa dai sacrifici e dalla disperazione”,

come” le piaghe mortali” di Petrarca e in cui

“la gente ha perso ogni fiducia nel futuro ed è dominata dalla rabbia o schiacciata dall’indifferenza […] siamo ancora lontani dal culmine ma indifferenza, disperazione e rabbia non sono più sentimenti individuali; sono diventati fenomeni sociali, atteggiamenti collettivi che sboccano nel bisogno di un Capo”,

come il  Veltro di Dante,

“un Capo carismatico, un uomo della Provvidenza capace di capire, di imporsi, di guidare verso la salvezza di ciascuno e di tutti. Ha bisogno di fiducia? Sono pronti a dargliela. Chiede obbedienza? L’avrà, piena e assoluta”.

E, proprio come è successo a Matteo Renzi nelle mani del quale il Pd è caduto senza quasi lotta,

“l’uomo della Provvidenza non ha bisogno di conquistare il potere poiché nel momento stesso in cui viene individuato, il potere è già nelle sue mani.

“Carisma e potere, fiducia e potere, obbedienza e potere: questo è lo sbocco naturale che non solo domina la gente orientando le sue emozioni, ma sta diventando anche l’obiettivo che molti intellettuali vagheggiano come la sola soluzione razionale da perseguire.

“Non importa che la loro cultura sia stata finora di destra o di sinistra. L’uomo della Provvidenza supera questa classificazione, la gente che lo segue l’ha già abbandonata da un pezzo e gli intellettuali “à la page” se ne fanno un vanto.

“Destra o sinistra sono diventati valori arcaici da mettere in soffitta o nelle cantine, materiale semmai di studio, ammesso che ne valga la pena. L’epoca moderna che ne fece i suoi valori dominanti è finita, il linguaggio è cambiato, il pensiero è cambiato o è del tutto assente.

“Questa è al tempo stesso la diagnosi di quanto sta accadendo e la terapia risolutiva”.

Simboleggia la genia degli intellettuali à la page Ernesto Galli Della Loggia,  che, “ma non è né il solo né il primo”, ha scritto sul “Corriere della Sera” parole come queste:

“Non inganni il mare di discorsi sulla presunta ondata di antipolitica. È vero l’opposto: diviene ancora più forte la richiesta d’una politica nuova, sotto forma di una leadership che sappia indicare soluzioni concrete… La leadership in questione però — ecco il punto — dev’essere garantita solo da una persona, da un individuo, non da una maggioranza parlamentare o da un’anonima organizzazione di partito.

“Nei momenti critici delle decisioni alternative è unicamente una persona, sono le sue parole, i suoi gesti, il suo volto che hanno il potere di dare sicurezza, slancio, speranza. Nei momenti in cui tutto dipende da una scelta, allora solo la persona conta. Dietro l’ascesa di Matteo Renzi c’è un tale sentimento. Così forte tuttavia che alla più piccola smentita da parte dei fatti essa rischia di tramutarsi in un attimo nella più grande delusione e nel più totale rigetto”.

Scalfari si interroga e si risponde:

“Io non so se Matteo Renzi sia e voglia essere il personaggio qui così analizzato ma so con assoluta esattezza e per personale esperienza che Galli Della Loggia ha descritto con estrema precisione Benito Mussolini e il fascismo. Non un leader, ma un dittatore del quale Bettino Craxi fu soltanto una lontana e breve copia fantasmatica e Berlusconi una farsa comica durata tuttavia vent’anni come il suo lontano predecessore”.

Qui Scalfari dimentica che per metà di quei 20 anni, in realtà 17, a Palazzo Chigi non c’era Berlusconi, ma Romano Prodi e Massimo D’Alema e forse il paragone più corretto sarebbe con Giovanni Giolitti, che, cavalcando il trasformismo fu, dentro e fuori, capo del Governo per 19 anni e lasciò, come Berlusconi, una grave eredità di malcostume politico.

Scalfari ammonisce:

“Io ho conosciuto bene che cosa fu la dittatura mussoliniana. Nacqui che Mussolini era al potere già da due anni, studiai nelle scuole fasciste e fui educato nelle organizzazioni giovanili del Regime, dai Balilla fino ai Fascisti universitari. Il liberalismo e il socialismo risorgimentali ci furono raccontati come una pianta ormai morta per sempre; i comunisti come terroristi che volevano distruggere a suon di bombe lo Stato nazionale.

[…]

“So di che cosa si tratta; so che in Italia molti italiani sono succubi al fascino della demagogia d’ogni risma e pronti a evocare e obbedire all’uomo della Provvidenza”.

Rivolto a Ernesto Galli Della Loggia:

“Questa volta l’errore che hai compiuto evocando l’uomo della Provvidenza è madornale.

“Il leader non è l’uomo solo che decide da solo col rischio che i fatti gli diano torto.

“Quando questo avvenisse — ed è sempre avvenuto — le rovine avevano già distrutto non solo il dittatore ma il Paese da lui soggiogato”.