Monti: “La gente è con me, faremo le riforme nonostante le proteste”

Pubblicato il 28 Gennaio 2012 - 00:30 OLTRE 6 MESI FA

ROMA, 27 GEN – Le cose lentamente stanno migliorando, ma non possiamo ancora rilassarci o allentare lo sforzo riformatore perche' l'Italia resta un osservato speciale in Europa e sui mercati. Mario Monti smorza gli entusiasmi di quanti davanti al calo dello spread – anche oggi attestatosi intorno a quota 400 – canta vittoria, inneggiando alla fine della crisi.

Un monito che emerge chiaramente dalle dichiarazioni del presidente del Consiglio, sia quelle al termine del Cdm che ha varato il decreto semplificazione, sia quelle rilasciate in serata al Tg1. ''L'Unione europea, gli osservatori internazionali e i mercati danno sempre maggiore importanza alle riforme strutturali per la crescita per giudicare la sostenibilita' nel consolidamento dei bilanci pubblici'', ricorda il premier.

A preoccupare Monti non e' la decisione di Fitch sull'Italia. Il declassamento, dopo quello di Standard & Poor's, era infatti ampiamente atteso a palazzo Chigi. Come dimostra la reazione del capo del governo: fredda, persino beffarda: ''La prendo con distaccata serenita''', commenta il premier, sottolineando che nel giudizio si rilevano delle cose ''non particolarmente nuove'', come il fatto che l'Italia abbia un alto debito o che la governance dell'Eurozona non funzioni.

Dispiacerebbe ''se condannassero le politiche'' del governo, ma – chiosa – ''per fortuna questo non avviene''. Fitch, esattamente come S&P, ha infatti lodato l'Esecutivo, sottolineando che senza le riforme avviate la bocciatura sarebbe stata peggiore. Un giudizio che rafforza la determinazione del premier (ma anche il suo potere negoziale davanti a partiti e forze sociali) ad andare avanti. Anche perche', ricorda a proposito delle liberalizzazioni, ''proteste e contestazioni'' non vengono dai cittadini che sono utenti e dunque favorevoli alle riforme, ma dalle categorie.

''Che cercheremo di convincere'', assicura anche se – aggiunge – ''procederemo'' comunque. Forte del consenso della gente, insomma, Monti non intende retrocedere. Con la consueta diplomazia si rivolge alle forze politiche: ''Che i partiti ci incalzino e' cosa gradita. Ne abbiamo bisogno'' visto il carattere ''innovativo'' del governo. Ma e' poco piu' che un contentino per il Parlamento, come quando ricorda che la sua azione e' in continuita' col meglio dei governi precedenti: Prodi sulle liberalizzazioni, Berlusconi sulla semplificazione. La sua determinazione ad andare avanti vale per il passato, ma soprattutto per il futuro. E cioe' sul capitolo forse piu' delicato: il lavoro.

Una riforma chiesta da tempo sia da Bruxelles che da Francoforte, visto che appariva fra i punti della lettera spedita dalla Bce al governo Berlusconi. Ecco perche' ieri Monti, nell'incontro con Elsa Fornero, ha insistito sulla necessita' di andare avanti senza farsi troppo condizionare dai tanti paletti di sindacati e partiti. Certo, come ha detto lo stesso Monti in conferenza stampa, il ''decisionismo'' dell'Esecutivo era dettato dall'urgenza di varare i provvedimenti e quando tale urgenza viene meno l'esecutivo e' ''favorevole al dibattito''.

Ma non su temi cruciali per mettere definitivamente in sicurezza il Paese dai giudizi dell'Europa e delle istituzioni internazionali (come il Fmi) o dai capricci dei mercati. E il lavoro, esattamente come le liberalizzazioni prima e le semplificazioni oggi, sono nella lista delle riforme da fare a tutti i costi. Confrontandosi, magari negoziando; ma alla fine si dovra' agire.

Il tutto con un occhio all'Europa. Dal vertice di lunedi', assicura il premier, arriveranno decisioni molto concrete, come una maggiore disciplina di bilancio e piu' attenzione per la crescita. Ma la vera partita, almeno per l'Italia, iniziera' dopo il varo del fiscal compact: e vertera' sulla necessita' di convincere Berlino (magari con l'aiuto di Parigi, Londra e Washington) a lasciare che il fondo salva Stati e la Bce facciano di piu' per abbassare la febbre dei tassi di interesse.