Pensioni, Di Maio ora vuole il 40% Salvini si fa complice? Altro che legalità

di Sergio Carli
Pubblicato il 7 Dicembre 2018 - 11:49 OLTRE 6 MESI FA
Pensioni, Di Maio (nella foto) ora vuole il 40% Salvini si fa complice? Altro che legalità

Pensioni, Di Maio ora vuole il 40% Salvini si fa complice? Altro che legalità

Matteo Salvini, ministro della legge e dell’ordine, complice di Luigi Di Maio, che vuole tagliare del 40 per cento le pensioni più alte. Di Maio è noto per avere lavorato in nero e essere stato socio, a sua insaputa, di una ditta del padre, diviso dal Fisco da un ricco contenzioso, dove il lavoro nero era diffuso. Le pensioni sono frutto di contributi su cui sono state pagate le tasse e sono stati versati a Inps o istituti assimilati, nel corso di 35-40 anni. Se ci sono state integrazioni “figurtive” ciò è avvenuto per legge dello Stato, quello stesso Stato che ora vuole compiere la rapina.

La proposta del Moviento 5 stelle è degna di Robin Hood, è profondamente radicata nella illegalità, nella violazione di tutti i principi su cui si basa lo stato di diritto. Succedeva così anche nei primi anni post Rivoluzione d’ottobre. È l’Unione Sovietica il modello cui aspira il M5s? 

Si sperava che così non fosse. Invece Salvini, incurante dei rischi elettorali per la Lega, regge la coda a Di Maio e si appiattisce sulla pseudo filosofia grillina.

“Siamo alla follia, all’odio sociale elevato a metodo di Governo” è stato il commento della Cida, il sindacato dei dirigenti d’azienda italiani.

Sarà interessante vedere come reagiranno le massime Corti giudiziarie italiane, la Corte Costituzionale e la Corte di Cassazione, che a più riprese e pur facendosi carico degli interessi delle casse statali più che del diritto dei cittadini, hanno ribadito due concetti fondamentali:

1: che il contributo di solidarietà deve essere una tantum, cioè una volta sola. Quante volte ce lo vogliono imporre? Per i giornalisti sarebbe la seconda o la terza.

2: che il contributo deve essere contenuto entro il limite costituzionale della ragionevolezza, ovvero, come ha spiegato Anna Campilli,  avvocato previdenzialista, “non devono limitare l’affidamento posto dall’assicurato in una determinata consistenza della pensione”.

Il messaggio per Salvini è chiaro. Va bene prendersela con zingari, neri e moldavi. Ma la legge vale anche per Masaniello Di Maio e per i suoi sanculotti.

Riferisce Antonio Signorini  sul Giornale che in un primo momento sul “taglio agli assegni previdenziali più alti”,  indigesto alla Lega, partito forte al Nord dove si concentra il maggior numero di pensionati da lavoro e anche i redditi più alti”, dopo mesi di trattativa, “i due partiti di maggioranza sembravano avere trovato un compromesso in un sistema a scaglioni, che penalizzava le rendite a partire da 90mila euro, con tagli che crescono proporzionalmente al reddito e vanno dal 10% al 20%”.

 Invece Di Maio ha spiazzato la Lega, annunciando: “Il taglio delle pensioni d’oro entrerà nella legge di bilancio al Senato la settimana prossima. Passiamo dal 25% al 40% di tagli sulle pensioni d’oro”.

Quei poveretti della Lega hanno provato a frenare: “Per cifre e stime aspettiamo”.

Tutto da decidere, assicuravano ieri fonti leghiste, stando a Signorini: “Quello contro le pensioni d’oro è un accordo di massima, ma i dettagli annunciati da Di Maio sono da considerare una proposta di parte. Il problema è che servono risorse per finanziare le proposte di bandiera di entrambi i partiti di maggioranza. E il partito di Matteo Salvini potrebbe decidere di sacrificare i pensionati più ricchi per portare a casa «quota 100». La direzione che il M5s vuole dare alla manovra è chiara”.

Interpreta Signorini: “Si tratterebbe di un prelievo sulla parte eccedente il tetto scelto dal governo. Se saranno i famosi 4.500 euro netti al mese il sacrificio si sentirà per le pensioni lorde più alte e solo per la parte eccedente i 90mila euro. In alternativa la soglia potrebbe essere elevata a 100 mila euro”.

Se andrà così, sarà chiaro che l’iniziativa non ha valenza economica ma solo punitiva di chi ha lavorato di più, meritato di più, ripettando le leggi su imposte e contributi. Il messaggio di Di Maio cui Salvini si associa è: fatevi furbi, lavorate in nero, non pagate né tasse né contributi che poi troverete sempre un Masaniello Giggino che giocherà a Robin Hood e vi permetterà di godervi il vostro bel sole del Sud in santa pace, come avete sempre fatto.

Anche i sindacati sono spiazzati. Domenico Proietti, segretario confederale della Uil, ha detto: “Impossibile stargli dietro. Avevano indicato la via del contributo di solidarietà, ed è giusta, ma non si capisce come possano arrivare a un taglio del 40 per cento”.

Giorgio Ambrogioni, presidente della Cida: “Ci auguriamo sia un’altra fake news, altrimenti [il taglio del 40%] rappresenterebbe un vero e proprio furto ai danni di intere categorie professionali ed equivarrebbe ad un invito ad espatriare”.