Tassa di scopo per Iva e giovani. Milano addizionali Expo. La beffa delle tasse

Pubblicato il 26 Maggio 2013 - 07:08 OLTRE 6 MESI FA
fabrizio saccomanni

Fabrizio Saccomanni: la musica di sempre: tasse, tasse

Il balletto delle tasse. Continua la farsa Imu, arrivano gli aumenti delle addizionali, parte il tam tam della tassa di scopo per sostituire Iva e aiutare i giovani, si riparla di rapina sulle pensioni.

La storia della Imu è ormai senza fine, puntata dopo puntata: a Milano, come riferisce il Sole 24 Ore, sta  addirittura per aumentare, in beffa a Berlusconi, insieme con la Irpef, per finanziare una Expo che sarà seguita, tra qualche anno, da retate e processi per il furto dei soldi che ora spremono ai cittadini, con contorno di infiltrazioni di varia natura. Nell’attesa,

“l’Irpef verrà portata al massimo (allo 0,8%) per tutte le soglie di reddito e vedrà anche una riduzione della fascia di esenzione da 30mila a 15mila euro. L’Imu sulla prima casa verrà portata dal 4 al 5,5 per mille”.

La tassa di scopo affascina qualche funzionario del ministero della Economia o del Lavoro e l’dea fa strada in un Governo che ha ereditato una pressione fiscale delle più alte del mondo e che invece di attenuarla sta pensando a aumentarla.

L’dea della tassa di scopo, che girava giù da qualche giorno, è di imporre un nuovo balzello sui redditi da lavoro e sulle pensioni oltre i 60mila euro (lordi), che in Italia netto tasse e contributi vuole dire 3 mila euro netti al mese per “racimolare”, che scrive Antonio Castro su Libero

“dai 2 ai 3 miliardi di euro in quattrini sonanti e dare quindi sostanza (e fondi) a tutte le belle parole sulla “drammatica crisi occupazionale”, sui “giovani che non hanno lavoro””.

“La grande trovata” di cui si discute al Ministero dell’Economia e di cui hanno parlato anche al ministero del Welfare durante l’incontro con i sindacati e gli imprenditori giovedì 23 maggio è trapelata su Repubblica venerdì 24

“è proprio una nuova tassa che andrebbe a colpire chi guadagna da 3.000 euro netti al mese in poi. Insomma, nulla di nuovo. Si mazzola il ceto medio che le tasse le paga e non può farne proprio a meno. I fantomatici fondi europei che dovrebbero sbloccarsi con il superamento della procedura d’infrazione europea (stimati in circa 12 miliardi), sono e resteranno ancora ben lontani dalle casse del governo”

perché

“tra chiusura della procedura e l’effettiva disponibilità di cassa passeranno mesi”.

Nota Antonio Castro che

“l’emergenza è concreta ma i provvedimenti fin ora varati non sembrano indicare particolare fantasia”.

Anche se c’è da dire che un po’ di funambolismo contabile, se evita il ricorso alle tasse, perché sposta partite di bilancio, è benvenuto. Così, per dare copertura al posticipo della prima rata Imu

“sono stati prelevati soldi da altri capitoli di bilancio e dragate risorse da spese preventivate e approvate, ma mai finalizzate:

– i 100 milioni promessi a Gheddafi nel 2008 e mai spesi per opere infrastrutturali di compensazione in Libia.

– il “prestito” che il Governo si è fatto autonomamente prelevando quasi mezzo miliardo di fondi dai capitoli per la formazione e l’incremento dei salari di produttività”.

Resta aperta “la ciclopica partita occupazionale” è ciclopica.

“Secondo uno studio dell’Ires Cgil gli italiani in difficoltà (disoccupati, inoccupati, cassintegrati, ecc) sono ormai quasi 9 milioni di persone. E l’unico modo per incentivare le imprese ad assumere è ridurre il carico fiscale sul lavoro, vale a dire staccare incentivi sostanziosi per le nuove assunzioni. Morale: servono soldi freschi da iniettare.

[…]

“E la trovata geniale – in vigore in Italia dai tempi della guerra di Abissinia – è aumentare le tasse a chi già le paga (dipendenti, pensionati e contribuenti regolari. Ovvero tutti quelli che già pagano e che in caso di un miniprelievo assicurano un immediato flusso di cassa. La quadratura del cerchio a cui poteva tranquillamente arrivare anche un semplice contabile, senza scomodare i cervelloni dell’economia astratta. Solo che per drenare da 2 ai 3 miliardi di nuove risorse bisogna abbassare, e di molto, l’asticella dei pagatori [e] coinvolgere nella platea dei tartassati per lo scopo lavoro anche chi prende un dignitoso stipendio ma nulla di più.

“Con un prelievo progressivo dall’1 al 7% per i redditi più alti”,

che Valentina Conte, su Repubblica, ha precisato:

“Simulando un prelievo che va dall’1 al 5,5% — applicato con lo scalino di 0,5 punti su 10 fasce non solo di pensioni ma anche di redditi (dipendente e autonomo), la prima dai 60 mila euro, l’ultima sopra i 400 mila — si ricaverebbero 2,2 miliardi. Se lo scalino fosse di 0,7 punti, la tassa top sarebbe del 7,3% e il ricavato di 2,8 miliardi. Si andrebbe da un obolo di 8 euro al mese a 1.300-1.400 euro per ricchi e ricchissimi”.

Poi c’è l’idea portata avanti dal ministro del Lavoro Enrico Giovannini, sbalzato dalla statistica al Governo non si sa perché, di aggravare il prelievo forzoso, che già oggi penalizza le pensioni più alte in nome di un odio sociale di cui anche Mario Monti era portatore.

Governo nuovo, politica vecchia: aumentare sempre le tasse.