Usa. I democratici quasi rassegnati a perdere le elezioni di medio-termine

Pubblicato il 20 Luglio 2010 - 19:51 OLTRE 6 MESI FA

Il Congresso degli Stati Uniti

I sondaggi demoscopici lo vanno indicando da tempo: il calo della popolarità del presidente Barack Obama tra gli elettori bianchi e gli indipendenti (quelli che non sono iscritti ad alcun partito), unitamente al maggior entusiasmo tra i conservatori che tra i progressisti significa che alle elezioni di medio-termine previste a novembre i repubblicani conquisterano un grosso numero di seggi riuscendo forse perfino a riconquistare il controllo del Congresso.

Secondo la rivista Time, un’altra dimostrazione di questa possibilità è una rassegna di opinioni di analisti e osservatori pubblicata dal New York Times, secondo cui una ripresa di popolarità di Obama non avverrà in occasione delle elezioni di novembre, perchè la possibilità che i democratici continuino a detenere la maggioranza alla Camera e al Senato è considerata assai poco probabile.

I parlamentari democratici sono rassegnati, d’altra parte, ad attendere che le loro sorti si risollevino nei tempi lunghi che precedono le prossime elezioni presidenziali. I democratici hanno un piano articolato in due direzioni. In primo luogo allontanare i sentimenti anti-Obama che si sono diffusi negli ultimi mesi. Poi approvare la riforma sanitaria, continuare a coltivare i germogli che indicano una ripresa economica, portare a compimento la riforma di Wall Street.

La seconda parte della strategia democratica include il reclutamento di candidati forti e credibili, convincere la Casa Bianca e le maggioranze congressuali a raccogliere più fondi dei repubblicani, cercare di seminare discordia tra gli appartenenti al movimento del Tea Party e i più tradizionali elementi nelle file repubblicane, coordinarsi con i sindacati, gli ambientalisti ed altri alleati per indurre la gente ad andare a votare, ponendo al centro dell’attenzione i giovani, i non-bianchi e quegli elettori che votando la prima volta hanno scelto Obama nel 2008.

Superate, in un modo o nell’altro, le forche caudine delle elezioni di novembre, i democratici continueranno a mettere in rilievo quanto di buono fatto dall’amministrazione Obama, e a criticare i repubblicani per aver bloccato altre misure che i democratici volevano intraprendere.

Certo, l’affermazione diventata famosa del portavoce presidenziale Robert Gibbs secondo cui i repubblicani sono in grado di riconquistare il controllo della Camera dei rappresentanti ha lasciato di stucco i parlamentari interessati ed ha incrinato i rapporti tra la Casa Bianca e i deputati democratici.

I democratici temono tra l’altro che l’affermazione di Gibbs avrà effetti negativi sulle donazioni al partito di corporazioni e lobbisti, che tendono a scommettere il loro denaro sul partito che sembra più destinato alla vittoria. Una conferma di questi timori è già arrivata, con le massicce donazioni pervenute al partito repubblicano nel secondo trimestre dell’anno.