Papa: “Mai guerra e violenza nel nome di Dio. Con l’Islam sì al dialogo ma ci sia reciprocità”

Pubblicato il 11 Novembre 2010 - 12:11 OLTRE 6 MESI FA

Benedetto XVI

“Non si può usare la violenza in nome di Dio!”. E’ il monito di Papa Benedetto XVI nell’esortazione post-sinodale ”Verbum Domini”, pubblicata giovedì 11 novembre, che raccoglie le riflessioni e le proposte del Sinodo dei Vescovi sulla Parola di Dio svoltosi in Vaticano nell’ottobre 2008. La parola di Dio, scrive il Papa, è anche ”fonte di riconciliazione e di pace”.

Il pontefice si sofferma poi sul tema sensibile della persecuzione dei cristiani. ”Ci stringiamo con profondo e solidale affetto ai fedeli di tutte quelle comunità cristiane, in Asia e in Africa in particolare, che in questo tempo rischiano la vita o l’emarginazione sociale a causa della fede”. ”Nel contempo – afferma ancora il Papa – non cessiamo di alzare la nostra voce perche’ i governi della Nazioni garantiscano a tutti la liberta’ di coscienza e di religione, anche di poter testimoniare la propria fede pubblicamente”.

Quanto all’Islam Benedetto XVI auspica che ”i rapporti di fiducia, instaurati da diversi anni, fra cristiani e musulmani, proseguano e si sviluppino in uno spirito di dialogo sincero e rispettoso”. Tuttavia, scrive il Papa , ”il dialogo non sarebbe fecondo se questo non includesse” la ”reciprocità in tutti i campi” e il riconoscimento della ”libertà di professare la propria religione in privato e in pubblico, nonché la libertà di coscienza”.

Ribadendo che la Chiesa vede ”con stima” i musulmani, il Sinodo dei Vescovi sulla Parola di Dio, svoltosi in Vaticano nell’ottobre 2008, auspica lo sviluppo di un dialogo basato sull’approfondimento di valori come ”il rispetto della vita”, ”i diritti inalienabili dell’uomo e della donna e la loro pari dignità”, nonché l’ apporto delle religioni al bene comune, tenendo conto ”della distinzione tra l’ordine socio-politico e l’ordine religioso”.

E mentre promuove la collaborazione tra gli esponenti delle diverse religioni, ricorda ugualmente ”la necessità che sia effettivamente assicurata a tutti i credenti la libertà di professare la propria religione in privato e in pubblico, nonché la libertà di coscienza”: infatti, ”il rispetto e il dialogo – scrive Benedetto XVI raccogliendo le proposte dell’assemblea – richiedono la reciprocita’ in tutti i campi, soprattutto per quanto concerne le libertà fondamentali e più particolarmente la liberta’ religiosa”. ”Essi – conclude – favoriscono la pace e l’intesa tra i popoli”.