Venezuela al voto, alla prova il socialismo di Chavez

Pubblicato il 26 Settembre 2010 - 20:21 OLTRE 6 MESI FA

Missione difficile quella di oggi a Caracas per l’opposizione che alle elezioni legislative proverà a battere il ‘Partido socialista unido de Venezuela’ (Psuv) di Hugo Chavez, per scardinare il solido sistema di potere costruito nel corso di oltre un decennio dal leader ‘bolivariano’. Sia per il multicolore fronte dell’opposizione sia per lo stesso Chavez quello di oggi è in realtà una sfida che ha una doppia valenza politica: da una parte è in gioco il controllo del Parlamento unicamerale di Caracas, dall’altra il voto rappresenta per entrambi i fronti un primo test in vista delle presidenziali in programma nel 2012.

Una delle incognite da risolvere è capire se i lunghi anni di potere hanno logorato, oppure no, l’estroversa figura di Chavez. Così come in tante altre elezioni del passato, i 17,5 milioni di venezuelani chiamati a votare si presentano all’ appuntamento spaccati in due blocchi sociali e politici: da un lato, la parte più povera della popolazione, quella ‘chavista’, dall’altro ‘los burgueses’, per usare il linguaggio del presidente, che tra mille contrasti interni ed errori cercano da anni di battere il creatore del socialismo ‘alla’ venezuelana.

La novità più rilevante del voto odierno è la nascita dell’alleanza dell’opposizione sotto la bandiera della Mesa de Unidad Democratica (Mud). Quelli di oggi sono effetti delle elezioni completamente diverse dall’ultimo rinnovo del Parlamento, cinque anni fa, nelle quali l’opposizione preferì astenersi adducendo brogli ‘chavisti’. Mossa suicida, che aprì la strada al presidente per un controllo schiacciante della ‘Asamblea Popular’ di Caracas, dove siedono 165 parlamentari, e per la conseguente approvazione di una serie di leggi e riforme (quasi 150), molte delle quali dal sapore e contenuti nettament socialisti.

A far inclinare la bilancia, anche se di poco, a favore dei candidati del Psuv ‘targati’ Chavez sono soprattutto due elementi: i sondaggi, che danno le forze ‘oficialistas’ due punti avanti rispetto al Mud, e il meccanismo elettorale, visto che gli stati del paese meno popolati, in mano al presidente, hanno di fatto diritto ad essere rappresentati all’Asamblea quanto quelli più abitati, dove a prevalere è invece l’anti-chavismo. Contro Chavez pesa invece il fatto che la sua popolarita’, coincidono numerosi analisti, e’ in calo rispetto a passate elezioni, oltre all’andamento del paese, dove i prezzi sono in aumento e l’economia in calo, in un’area – l’America Latina – con indici in crescita un po’ dappertutto.

A pesare c’è poi l’insicurezza, visto che Caracas – e non solo – sono tra le città piu’ violente della regione, fatto contestato pero’ dal governo. Gli esiti possibili del voto sono in sostanza tre: Chavez potrebbe conquistare almeno i 2/3 del Parlamento, riuscendo così ad avere, come finora, la strada spianata per portare avanti il ‘modello bolivariano’; il presidente potrebbe invece ottenere solo una maggioranza semplice e l’opposizione avrebbe cosi’ lo spazio per intralciare le riforme ‘chaviste’; l’opposizione potrebbe infine avere piu’ voti del Psuv, anche se, proprio a causa della complessa ingegneria elettorale del voto, bisognera’ vedere come tale vittoria potrebbe in effetti tradursi sul numero effettivo dei parlamentari.

Al potere dalle presidenziali del 1998, e considerato dai suoi oppositori un tiranno, Hugo Chavez , il leader del ‘socialismo del XXI secolo’ ha ottenuto una lunga serie di successi alle urne, con un’unica bruciante eccezione, la sconfitta nel referendum del 2007, in cui la maggioranza dei venezuelani disse ‘no’ alla proposta di riformare la Costituzione. Quello che affronta in queste ore il verdetto delle urne è politicamente il Chavez di sempre. Nei giorni scorsi ha per esempio galvanizzato in prima persone le sue ‘camicie rosse’ con roboanti comizi e marce, oltre che con una presenza massiccia in tv e via twitter, la sua nuova passione nella comunicazione, fronte nel quale – riconoscono gli avversari – è un maestro.

Alla domanda su dove si indirizzi la barca ‘bolivariana’, con le parole semplici con le quali seduce i piu’ poveri del Venezuela, oltre che una parte importante della sinistra latinoamericana, il 56/enne Chavez risponde ”l’approfondimento del socialismo, che e’ la vera democrazia, mentre il capitalismo e’ invece la dittatura dei ricchi contro i poveri”. E d’altro lato, in gran parte grazie al fiume dei petrodollari che finanziano i programmi sociali, gli indici della povertà e dell’indigenza nel paese sono scesi, come riconoscono anche diversi organismi internazionali, mentre il fronte ‘anti-chavista’ accusa il governo di abusare dei meccanismi clientelari.

Onnipresente nei media, l’ex colonnello paracadutista rimane il leader battagliero che e’ sempre stato, in perfetta sintonia con quello che resta il suo ‘padre’ politico, il lider maximo Fidel Castro. E a chi gli ricorda i problemi economici del Venezuela (inflazione e recessione), Chavez replica per esempio che e’ colpa degli oppositori ”borghesi”, da un po’ di tempo da lui definiti ”squallidi”, accusati tra l’altro di ”accaparrare e speculare sugli alimenti del popolo” .