Alfredo Romeo: De Magistris mi arrestò per fare politica

di Redazione Blitz
Pubblicato il 7 Ottobre 2014 - 10:20 OLTRE 6 MESI FA
Alfredo Romeo: De Magistris mi arrestò per fare politica

Alfredo Romeo nel giorno della scarcerazione, 7 marzo 2009 (LaPresse)

NAPOLI – Alfredo Romeo e Luigi De Magistris: nel 2008 erano un pm in carriera e un imprenditore incarcerato con l’accusa di corruzione. Erano i tempi dell’inchiesta Global Service, che a Romeo costò quasi tre mesi di soggiorno a Poggioreale, e alla giunta Jervolino l’arresto di quattro assessore. Fra gli indagati un altro ex assessore, Giorgio Nugnes, si tolse la vita. Sei anni più tardi Romeo è un assolto e De Magistris è un condannato.

Fabrizio Roncone ha intervistato Romeo per il Corriere. Titolo: «I miei 79 giorni in cella per colpa di de Magistris. Mi usò per fare politica»

Prima di cominciare l’intervista con l’imprenditore Alfredo Romeo (risponde al telefono, da Londra) è opportuno riepilogare le motivazioni con cui la Corte di Cassazione ha assolto tutti gli imputati del caso «Global Service» che, sei anni fa, squassò Napoli e il suo municipio.

«Vuoto probatorio». «Deduzioni generiche, perché enunciate e non dimostrate». «Azioni penali mai esercitate» di un’impresa che chiede legittimamente informazioni sull’appalto per il manto stradale della città a pubblici amministratori, i quali tali informazioni poi forniscono, «violando il dovere di imparzialità», ma senza rivelare segreti.

L’inchiesta, fondata su «fatti che non sussistono», ebbe risvolti tragici. L’ex assessore Giorgio Nugnes si suicidò. In arresto altri quattro ex assessori della giunta che all’epoca era guidata da Rosa Russo Iervolino (Felice Laudadio, Enrico Cardillo, Giuseppe Gambale e Ferdinando Di Mezza); manette anche per l’ex Provveditore alle opere pubbliche Mario Mautone e — appunto — per l’imprenditore Alfredo Romeo.
Il colloquio con Alfredo Romeo inizia con il ricordo dei suoi 79 giorni di carcere preventivo.

(Suggerisce uno sforzo d’immaginazione: Poggioreale, la cella di due metri per tre. Tanfo di urina. Di sudore. Pareti gonfie di umidità. Altri cinque reclusi. Quello accusato di crimini orribili che gli regala una mela. L’ergastolano con le gambe a penzoloni dal letto a castello che sorride, lanciando lo sguardo oltre le sbarre della finestra).

«La prima settimana fui travolto dalla rabbia. Poi, mentre la rabbia stava per tramutarsi in depressione, una mattina mi svegliai con un pensiero forte e preciso: io sono innocente e lo dimostrerò. Così cominciai a leggermi le carte del processo, gli atti, finché non mi arrivò la sentenza del tribunale del Riesame, che aveva negato la mia scarcerazione. Fra i suoi membri, e relatore della sentenza, c’era un certo Luigi de Magistris…».

I toni di de Magistris furono durissimi.
«Mi accorsi subito che già ragionava da politico…».
Continui.
«Non c’era una sola riga di diritto, in ciò che aveva scritto su di me. Eppure, come giudice della Libertà, avrebbe dovuto almeno intravedere “il vuoto probatorio” che accerta oggi la Cassazione. Niente: usò il mio caso per fare propaganda politica. Poco dopo, se ben ricordo, si candidò alle Europee».

Luigi de Magistris, detto Giggino ‘a manetta , acclamato da folle eccitate.
«Il giustizialismo teorico è stato il suo spot politico… oggi si sente vittima dei procedimenti giudiziari in cui è incappato, mentre ieri… Però, no, aspetti: io credo che il guaio più grosso di de Magistris sia la condanna, definitiva, che ha emesso la città di Napoli nei suoi confronti: è stato un cattivo sindaco, punto. E lo dico da napoletano che vive a Napoli e da primo contribuente della città, da imprenditore con 1.500 dipendenti e con un indotto che dà lavoro a circa altre 27 mila persone. Parlo da napoletano che vede Napoli governata da un personaggio che non ha alcuna visione politica…».
Si potrebbe intuire, nelle sue parole, un comprensibile desiderio di rivalsa…
«O di vendetta. Ma non è così. Giuro che non è così».
Può giurare, tuttavia…
«Beh, è evidente che de Magistris con me si comportò male, commettendo un errore grave, gravissimo. Però io voglio andare oltre e considerare che questa sentenza della Cassazione, in fondo, è anche una buonissima notizia per il Paese: perché se è vero che ci sono magistrati che sbagliano, è altrettanto vero che c’è poi pure una magistratura che garantisce tutti».
Sei anni per arrivare ad accertare la verità sono tanti.
«Un tempo pazzesco. La mia azienda, se non fosse stata più che solida, sarebbe potuta fallire. Penso a un imprenditore americano che magari stava ipotizzando di venire a fare un po’ di business in Italia: dovesse leggere questa nostra intervista, rimarrebbe terrorizzato e, temo, andrebbe ad investire altrove».
Il Foglio di Giuliano Ferrara pubblica un commento alla sua vicenda e lo titola in modo eloquente: «Ma chi risarcirà Romeo?».
«Penso che esattamente come paga il medico che sbaglia, o l’ingegnere che fa crollare un ponte, forse è giunto il momento che anche per i magistrati sia contemplata la responsabilità civile. Aggiungo che mi sembra ormai inevitabile la separazione delle carriere. Parlo da ex imputato: ma tra pm e giudici c’è certamente un rapporto diverso da quello che si instaura tra imputato e giudici».
Un pensiero per l’assessore Giorgio Nugnes, che si tolse la vita.
«Povero Nugnes, non ebbe la forza di resistere al processo mediatico… Povero Nugnes…».
( Al termine del colloquio, Alfredo Romeo ha spedito via e-mail un suo piccolo promemoria: «In attesa di iniziare l’intervista, avevo cercato di riordinare le idee… Controlli se abbiamo detto tutto. Accerti se su de Magistris siamo stati abbastanza chiari…» ).