Laura Boldrini “ha scambiato scoglio di Lampedusa per reggia di Montecitorio”

Pubblicato il 7 Aprile 2014 - 07:11 OLTRE 6 MESI FA
Laura Boldrini "ha scambiato scoglio di Lampedusa per reggia di Montecitorio"

Laura Boldrini: un attacco dal Giornale

“Deve aver scambiato lo scoglio di Lampedusa con la reggia di Montecitorio”

ha scritto Stefano Zurlo sul Giornale, dopo che Laura Boldrini, presidentessa della Camera per conto di Sel, ha tenuto

  “una predica quaresimale”

contro la

 “contraddizione insopportabile

perché in Italia ci sono alberghi a 5 stelle centri di accoglienza per clandestini un po’ troppo indecenti. Laura Boldrini, secondo Stefano Zurlo, pontifica (il Fatto l’ha definita “papessa”)

 “come se fosse aggrappata all’ultimo lem­bo d’Europa, e invece tuona dal tro­no più alto della casta. Contraddi­zioni in una nuvola di incenso. La regina lancia messaggi improntati al più intransigente pauperismo e propone una filosofia tardosovieti­ca che si può riassumere in uno slo­gan: meno resort per turisti dana­rosi e più centri d’accoglienza per migranti. Insomma, siamo all’en­nesima variazione dell’intramon­ta­bile adagio caro alla sinistra mas­simalista: anche i ricchi piangano.

Nel Palazzo, quello che lei presi­dia, la dieta è di là da venire. I tagli, per ora, fanno male alla carne viva del Paese. Laura Boldrini è troppo impegnata nel difendere la parità di genere, nello sventare complot­ti sessisti e nel salire al volo, con fi­danzato al seguito, sul volo di Stato diretto in Sudafrica per i funerali di Mandela. Il resto conta poco, come le bricio­le cadute dalla tavola imbandi­ta.

I numeri della Camera, an­che quelli sontuosi della vergo­gna, le scivolano addosso: «ca­sa Boldrini» è una corte con 1.491 dipendenti, palazzi fasto­si e saloni luccicanti; del resto lei è la terza carica dello Stato e si sa che la forma può anche es­sere il biglietto da visita della sostanza.

Ma quello che vale al­la Camera evidentemente non ha rilevanza nel resto del Pae­se. Così la Boldrini si sente in dovere di puntare il dito contro l’industria del turismo di lus­so, uno dei pilastri della già fra­gile economia del Paese. «Non possiamo- afferma il presiden­te della Camera- senza una in­sopportabile contraddizione, offrire servizi di lusso ai turisti affluenti e poi trattare in modo, a volte inaccettabile, i migranti che giungono in Italia dalle par­ti meno fortunate del mondo, spesso in condizioni dispera­te ».

Laura Boldri­ni ha vissuto a lungo sulla pri­ma linea dell’emergenza immi­grazione e ha sviluppato una sensibilità verso gli ultimi che va rispettata. Fa anche bene a frustare le contraddizioni del­la società, ma se si è in cima alla piramide della politica italia­na e si è al vertice della casta e di quel mondo di privilegi che abita nel Palazzo, allora ci vor­rebbe un approccio diverso. Più realistico, meno apocalitti­co e moralistico.

Insomma, chi guida dovrebbe essere portato­re di consapevolezza e sapere dove poggia i piedi. Va bene sfruttare il vento di sobrietà che aleggia dalle parti di Mon­tecitorio e Palazzo Madama per tagliare alcune prebende scandalose. Sacrosanto. Ma Boldrini è oltre: si abbevera ai pozzi della demagogia e spara ad alzo zero sull’industria del divertimento che fra l’altro è uno dei grandi patrimoni di questo Paese e meriterebbe il massimo riguardo.

Boldrini confonde i piani, di­mentica il contesto. Straccia la cartolina Italia, che dovrebbe essere difesa dalle massime au­torità, e si comporta come se fosse ancora portavoce dell’Al­to commissario per i profughi. Invece, potrebbe e dovrebbe tutelare il marchio Italia in tut­te le sue declinazioni e darsi da fare per accorciare la distanza che separa il Palazzo dal Paese.

Montecitorio ha un esercito di quasi 1500 dipendenti, come una grande azienda, e gli sti­pendi non sono quelli del Pae­se normale e nemmeno quelli di un hotel a cinque stelle: un barbiere arriva a 136mila euro l’anno, il segretario generale a 406mila. E ancora, pescando qua e là in un elenco intermina­bile e grandioso di voci, si sco­pre che un consigliere parla­mentare può incassare fino a 358mila euro e un documenta­rista può raggiungere quota 237mila. Cifre lunari per i colle­ghi che lavorano in palazzi sen­za fregi e valletti. Invece sono questi gli standard di casa Bol­drini. Intorno al presidente si muove un apparato imponen­te, un apparato che se vuole mostra i muscoli e dimostra ri­flessi insospettabili. Quando su Internet comparvero le im­magini deprecabili di una finta Boldrini nuda, immediata­mente le forze dell’ordine e la magistratura si attivarono con una velocità sbalorditiva, di­sponendo perquisizioni e oscu­ramenti istantanei di blog.

Difendere migranti e clande­stini dalla capitale, anzi dalla mangiatoia inesauribile del Parlamento non aiuta la causa degli ultimi. Invece di attacca­re resort e relais, Boldrini po­trebbe preoccuparsi della spen­dingreview , almeno nel peri­metro di Montecitorio. E alza­re la ­voce non contro i grandi al­berghi ma contro la grande lati­tante: l’Europa. La Ue che pro­mette mezzi e uomini ma non mantiene e al momento giusto si defila, lasciando l’eterna emergenza nelle mani degli ita­liani. Ma, si sa, c’è chi crede che la politica sia una filastroc­ca di slogan contro ricchi e ric­castri”.