Marco Travaglio: Vincenzo De Luca, “utilizzatore finale”

di Sergio Carli
Pubblicato il 14 Novembre 2015 - 07:57 OLTRE 6 MESI FA
Marco Travaglio: Vincenzo De Luca, "utilizzatore finale"

Marco Travaglio paragona Vincenzo De Luca a Berlusconi come “utilizzatore finale” del pasticcio della sentenza

ROMA – Marco Travaglio si interroga sul “primato della politica” nel suo editoriale sul Fatto di sabato 14 novembre 2015. Si intende: il primato della politica in chiave giudiziaria, che è una specie un po’ particolare in Italia, da anni tradotto in uno scontro fra poteri dello Stato di cui hanno fatto e fanno le spese le istituzioni e anche i singoli cittadini quando hanno a che fare con quei poteri.
Dà lo spunto a Marco Travaglio il caso di Vincenzo De Luca, che di quel conflitto è emblema e che appassiona molto e da tempo il direttore del Fatto. L’analisi di Marco Travaglio parte

“da ciò che ripetono sempre Renzi & his friends: non ci si dimette per un avviso di garanzia, un rinvio a giudizio, una condanna in primo o secondo grado; ci si dimette per fatti accertati– anche in indagini giudiziarie, anche penalmente irrilevanti – che dimostrano gravi responsabilità politiche e morali”.

Qui Marco Travaglio elenca una serie di casi che inverano il principio:

– le bugie del sindaco Marino sugli scontrini delle cene,
– quelle del ministro Lupi sul Rolex e gli aiutini al figlio,
– quelle del sottosegretario Barracciu sui rimborsi regionali in Sardegna,
– quelle della ministra Idem sulla palestra spacciata per residenza,
– le presunte minacce del sottosegretario Gentile al giornale L’Ora della Calabria,
– le riunioni in casa della ministra De Girolamo sulle nomine nella sanità.

Questo, spiega Marco Travaglio, è il “primato della politica” e articola l’analisi su tre punti:

“1) Sulle responsabilità politiche e morali di De Luca non c’è nulla di “oscuro” o “da accertare”, né “carte” o “atti giudiziari” da attendere.
Le intercettazioni dicono che lo staff di De Luca ha promesso a Guglielmo Manna una nomina dirigenziale nella sanità in cambio delle due sentenze della di lui moglie Anna Scognamiglio, giudice relatore ed estensore, che il 22 luglio ha sospeso la sospensione di De Luca decretata da Renzi il 27 giugno in base alla Severino e l’11 settembre ha respinto i ricorsi dell’opposizione. Le facce patibolari che trafficavano col marito della giudice le ha nominate De Luca, a spese nostre. Se si sono comprate due sentenze per salvare la sua e la loro poltrona, ne rispondono il governatore che le ha scelte e il Pd che l’ha candidato da incompatibile.

2) De Luca sapeva tutto dell’inchiesta almeno dal 19 ottobre e non ha cacciato nessuno degli indagati del suo entourage, ha continuato a tacere e poi a mentire su di sé e sul suo segretario Nello Mastursi finché i giornalisti non hanno scoperto la verità.

3) Ammesso e non concesso che i suoi faccendieri abbiano agito alle sue spalle e a sua insaputa, De Luca è comunque l’unico beneficiario dei loro traffici (ah, quante risate a sinistra sullo “utilizzatore finale”!). Se quelli non avessero promesso la promozione al marito della giudice, questa avrebbe confermato –com’era suo dovere –la sospensione del governatore per 18 mesi in base alla Severino, dunque il personaggetto se ne sarebbe andato a casa il 22 luglio.

Che Renzi dimentichi che il decreto ribaltato dalle due sentenze taroccate era il suo, passi: evidentemente adora passare per fesso. Ma che finga pure di ignorare che De Luca è governatore grazie a due sentenze viziate – specie ora che la Consulta ha confermato la piena legittimità della Severino, respingendo l’eccezione di incostituzionalità avanzata da De Magistris- è troppo”.

Secondo Marco Travaglio, Vincenzo De Luca “non ha affatto”

“un “mandato assolutamente pieno” (semmai assolutamente vuoto) né tantomeno “il diritto e il dovere di governare la Campania”

e questo in 4 mosse:

1. Non aveva il “mandato assolutamente pieno” prima di essere eletto, visto che era sospeso per la condanna in primo grado per abuso d’ufficio;
2. non l’aveva dopo essere stato eletto, visto che proprio Renzi lo sospese subito per decreto;
3. l’ha riconquistato provvisoriamente con la sospensiva firmata dalla Scognamiglio e viziata dal mercimonio;
4. lo perderà definitivamente non appena i giudici di Napoli, si spera non più corrotti né amici del personaggetto, si decideranno a trasmettere gli atti alla Corte Costituzionale perché possa respingere anche le sue ridicole contestazioni alla Severino.

In ogni caso, sostiene Marco Travaglio, Vincenzo De Luca

“non può stare lì per una legge dello Stato che lui o chi per lui han cercato in tutti i modi, leciti e illeciti, di aggirare; non per l’indagine della Procura di Roma.
Renzi conosce mica quel Renzi che sospese De Luca per18 mesi? E ora s’è accorto o no che De Luca è ancora al suo posto grazie a una sentenza bacata? E, se sì, che fa: sfiducia subito il governatore abusivo, oppure aspetta – come al solito – che arrivino i carabinieri con l’ordine di sgombero a portarlo via di peso?”

La conclusione torna alla domanda iniziale:

“Sarebbe questo il famoso “primato della politica”?