“Renzi innova e Grillo diventa conservatore”, Elisabetta Gualmini sulla Stampa

di Redazione Blitz
Pubblicato il 20 Febbraio 2014 - 11:42 OLTRE 6 MESI FA

"Renzi innova e Grillo diventa conservatore", Elisabetta Gualmini sulla StampaROMA – Mannaggia alla rete… Si sarà detto Beppe Grillo dopo aver letto i risultati del referendum-lampo lanciato al popolo del web per scegliere se andare o no a colloquio con Renzi.

Per 446 voti in più, hanno vinto i sì. Beppe ha dovuto abbozzare e molto di controvoglia ha trascinato se stesso alla “consultazione farsa”.

Scrive Elisabetta Gualmini sulla Stampa:

E via con l’ennesimo comizio in solitaria, per la prima volta proprio dentro al teatrino della politica, sbrodolando però il medesimo copione della guerra contro tutti. Con meno parolacce, meno sudore, ma con il ritmo di sempre. Altrettanto di controvoglia, il premier incaricato è stato al gioco, non perdendo il controllo e pure provando a cambiare registro dopo i tentativi (assai tristi, soprattutto il primo) dei suoi predecessori. Non vi chiediamo nessun accordo alla vecchia maniera, vi raccontiamo quello che vogliamo fare. Niente da fare. Grillo per un po’ ha resistito e poi ha sbroccato: non sei credibile, rappresenti il marcio, sei l’uomo delle banche, dei poteri forti e pure dei rinfreschi, noi vogliamo disinfettare e azzerare tutto. Fine del match.

Essendo stato del tutto inutile, per fortuna l’incontro è stato veloce. Avrà anche appassionato noi addetti ai lavori e gli smanettoni più incalliti dell’esercito di Grillo, indecisi se prendere a sassate il capo per l’ennesima occasione mancata o se proporne la santificazione con rito abbreviato per aver ribadito ancora una volta la brutale diversità dei 5 Stelle rispetto al resto del mondo, ma la gente là fuori probabilmente no.

Non cambierà dunque molto dopo il duello Renzi-Grillo. Né Renzi avrà una vita più facile col suo governo, né Grillo pur continuando a non-dialogare porterà il suo movimento alla rovina. Più che le elucubrazioni sulla «fenomenologia dello streaming», ce lo dicono i segnali che emergono qua e là dalle elezioni e dai sondaggi. Il voto in Sardegna rivela tendenze non scontate, anche perché in quel caso il M5Stelle, primo partito nel 2013, non si è presentato. Si scopre in primo luogo l’enorme difficoltà dei partiti tradizionali a recuperare i voti degli arrabbiati. Su 100 elettori del M5Stelle nel 2013, la maggior parte, circa 60, si è rifugiato nell’astensionismo. Per il resto, circa in 15 hanno votato per il centro-sinistra e pochi di più per il centro-destra (se si considerano Cagliari e Sassari, dati Istituto Cattaneo). La lista anti-establishment della Murgia non ha intercettato nulla. La stessa tendenza era emersa dall’analisi di un altro tipo di elezione, le amministrative a Roma. Anche lì il Movimento 5 Stelle aveva ceduto all’astensione una quota rilevantissima di elettori (i quali avevano scelto addirittura di non votare il loro candidato a 5 stelle). Il partito anti-sistema di Grillo tiene incredibilmente, anche quando non è sulla scheda. Si segnala così, in prospettiva, come un traghettatore verso l’astensionismo, più che come una zattera per elettori in attesa che i vecchi partiti tornino a offrire qualcosa di convincente. Si conferma poi la trasversalità piena di questa forza politica. Non solo gli elettori vengono sia dalla destra che dalla sinistra, ma i pochi che rientrano nei partiti tradizionali, vanno da una parte e dall’altra, più o meno nella stessa misura. D’altro canto quando Beppe dice a Renzi «siamo conservatori», proprio ora che Matteo è diventato l’innovatore, guarda a destra (difendiamo la sovranità nazionale) e guarda a sinistra (acqua pubblica e no alle privatizzazioni), tenendo dentro tutti.

La spiegazione migliore che io abbia letto – di una tenuta così pervicace e resistente, pur in assenza di risultati – me l’ha scritta un lettore, Bruno, che sintetizza in maniera perfetta perché interi pezzi di classe media continuino a votare Grillo-il-guerriero. «Ho 64 anni e sono un funzionario pubblico. Schifato dalla politica, mi sono sentito dire dai miei figli laureati: abbiamo votato sempre chi ci hai consigliato, ma per noi non c’è futuro, voteremo M5S per azzerare un sistema che garantisce sempre i soliti noti. Ho detto: fate bene, vi appoggerò. Così noi classe media con stipendi bloccati, tasse in aumento, figli super-acculturati, ma disoccupati, abbiamo deciso di votare M5S. E ci aspettiamo che il M5S usi tutti i mezzi democratici per abbattere il sistema chiuso di potere creato dalla mia generazione. Ci devono mettere in pensione e ci deve essere più giustizia sociale. E naturalmente continueremo a votare M5S» (…)