Roma sprofonda, Marino ringrazia. Antonello Caporale, Il Fatto Quotidiano

di Redazione Blitz
Pubblicato il 3 Dicembre 2014 - 13:10 OLTRE 6 MESI FA
Ignazio Marino (foto Lapresse)

Ignazio Marino (foto Lapresse)

ROMA – Era Roma ladrona, ora è Roma mafiosa, scrive Antonello Caporale del Fatto Quotidiano. E adesso Ignazio Marino ringrazia. “Le gesta di questo signor fanfarone – scrive Caporale – sono nulla rispetto al raccapriccio di una politica asservita oramai alla malavita, lambita e poi perforata in ogni suo ambito dalle percussioni mafiose che la conducono al grado infernale di città perduta”. Davanti a questo teatro del malaffare, continua Caporale, “persino l’opacità di Marino si trasforma in corazza d’oro”.

Il sindaco marziano, il chirurgo che va in bicicletta, che pedonalizza il centro storico proprio quando riduce le corse dei bus, che chiama tutti alla corsa in bici proprio quando le buche divengono voragini, che non s’accorge della polveriera delle periferie e nulla sa dei fuochi di malessere che accerchiano il Campidoglio, trova i suoi oppositori tutti allineati sul banco degli imputati, accusati di associazione a delinquere di stampo mafioso (…) Se Marino è un incapace, il suo partito, il Pd, che con i palazzinari ha fatto affari, promuovendo la dittatura del cemento, e adesso prosegue con gli affari sulla carne umana degli immigrati, grazie ai quali alcuni suoi esponenti intascavano quattrini e scalavano potere, cos’è? Se la destra fa schifo, cos’è divenuta la sinistra? Eppure contro Marino sembrava una guerra partigiana, un grande fronte di liberazione dal sindaco despota. Lo sbeffeggiavano spiegando che era unfit, incapace di fare politica. Quale fosse questa politica oggi lo capiamo. Tanto che il sindaco non paga pegno del fatto che un suo assessore è indagato e si è dovuto dimettere. Perché erano mondi non connessi, erano case separate. Marino anzi guadagna un briciolo di popolarità proprio il giorno in cui il presidente del consiglio comunale, sempre del suo partito, viene travolto dall’inchiesta. C’è un rapporto inversamente proporzionale tra lui e la politica e un’alterità profonda con il costume capitolino. E quel che appariva ed era il peggior difetto del sindaco, non conoscere la sua città, oggi rischia di divenire un pregio. Almeno, si dirà, è fuori dal giro, lontano dalle mazzette, dai favori ai clan (…)

Se la nuvola di Fuksas resta un’opera incompiuta è perché scientemente si è trasformato quel segno architettonico in un trampolino per faccendieri, erigendo una gara d’appalto maleodorante. Roma è caduta quando ha assistito senza colpo ferire a 14 anni di sprechi sotto il nome della Metro C dove hanno banchettato politici, notai, avvocati e molti abili giuristi, illustri architetti, eccellenti ingegneri (…) E perché i vigili urbani si sono scandalizzati quando il loro comandante ha imposto una rotazione per evitare fenomeni di corruzione? Forse non è una certezza che quel Corpo di polizia è ridotto in schiavitù da commercianti e ambulanti, per non parlare dei palazzinari? Marino sarà un marziano, ma Roma fa schifo.