Coronavirus infettò neonato a Parma già il 26 febbraio: da quando è in circolazione?

di redazione Blitz
Pubblicato il 20 Maggio 2020 - 15:57 OLTRE 6 MESI FA
Coronavirus infettò neonato a Parma già il 26 febbraio: da quando è in circolazione?

Coronavirus infettò neonato a Parma già il 26 febbraio: da quando è in circolazione?

PARMA  –  Già il 26 febbraio un neonato di sette settimane era stato messo in isolamento a Parma dopo essere risultato positivo al coronavirus. 

Ciò dimostra che “la circolazione del nuovo virus nella popolazione pediatrica avveniva già prima dell’epidemia riconosciuta in città” e supporta l’ipotesi che “nei bambini la circolazione del virus è spesso misconosciuta”, sottolinea l’International Journal of infectious diseases. 

L’impiego di tecnologie molecolari avanzate, in sinergia con metodi colturali convenzionali, in uso da sempre presso il laboratorio di Virologia dell’Università di Parma, ha permesso la diagnosi di infezione da Sars-CoV-2.

Tuttavia, solo grazie all’esame colturale condotto per la ricerca di virus causa di infezioni dell’apparato respiratorio è stato possibile ottenere tale risultato: il virus da coltura è stato identificato sia al microscopio elettronico, per la sua morfologia caratteristica, sia mediante identificazione del suo acido nucleico.

Il campione di aspirato naso-faringeo, pervenuto nei laboratori di Virologia il 26 febbraio, è stato prelevato da un lattante di 7 settimane ricoverato nel reparto di Neonatologia.

Il lattante è stato ricoverato per pochi giorni con febbre e mal di gola riferiti ad una generica affezione dell’apparato respiratorio per la quale non era stato formulato un sospetto clinico né anamnestico di Covid-19.

Prima firmataria dello studio è la direttrice della Scuola di Specializzazione in Microbiologia e Virologia dell’Università di Parma Adriana Calderaro, in collaborazione con Flora De Conto e Maria Cristina Arcangeletti.

Lo sviluppo in coltura del virus è avvenuto dopo 10 giorni probabilmente anche a causa della bassa carica virale del campione originale.

Ciò dimostra ancora una volta, afferma il team di ricerca, che il metodo di “maggiore sensibilità per la diagnosi virologica è l’esame colturale, il quale è l’unico metodo diagnostico che consente di dimostrare l’infettività del virus”. Il risultato, affermano, “è rilevante.

Infatti, dal punto di vista epidemiologico dimostra che la circolazione di questo nuovo virus nella popolazione pediatrica avveniva già prima dell’epidemia riconosciuta in città e questo è a supporto dell’ipotesi che nei bambini la circolazione del virus è spesso misconosciuta in conseguenza delle manifestazioni cliniche lievi e comuni ad altre affezioni respiratorie”.

Per questa ragione, il virus “può avere una diffusione silente e subdola ad altri soggetti”.

Dal punto di vista diagnostico, la “rilevanza del risultato conferma che l’esame colturale è il metodo di riferimento per la diagnosi virologica”.

In questo caso, il primo di isolamento in coltura del Sars-Cov-2 da lattante, a quanto risulta dai dalla letteratura scientifica, solo l’esame colturale ha consentito la identificazione.

Infine, concludono i ricercatori, “il risultato consentirà di avere conoscenze ulteriori su questo nuovo virus e di condurre analisi comparative con il virus isolato dalla popolazione adulta e pediatrica, sia in Italia sia all’estero”.  

Coronavirus, da quando circolava in Italia?

Sono sempre più numerosi gli studi e i dati che dimostrano la presenza del coronavirus in Italia ben prima del focolaio di Codogno (Lodi), con il maratoneta Mattia come presunto paziente uno. 

Uno studio condotto da Università di Milano e ospedale Sacco sostiene che “le analisi confermano l’origine cinese dell’infezione” e che l’origine “corrisponde ad un periodo che precede di diverse settimane il primo caso evidenziato in Italia il 21 febbraio”.

Nell’area metropolitana di Milano erano presenti persone contagiate da coronavirus già molte settimane prima dell’inizio della pandemia, il 21 febbraio: almeno un milanese su 20 infatti reca nel suo sangue una quantità di anticorpi che dimostrano che è stato in contatto con l’agente patogeno.

Di sicuro in Europa il coronavirus è arrivato nel 2019: già circolava in Francia a fine dicembre. (Fonti: Agi, Ansa)