Santoro e La7, ‘Il Fatto’: “Berlusconi ha ricattato Telecom”. Il giornalista torna in Rai?

Pubblicato il 2 Luglio 2011 - 10:29 OLTRE 6 MESI FA

ROMA – L’annullamento del contratto tra Michele Santoro e La7 sta diventando un caso. ‘Il Fatto Quotidiano’ scrive che dietro alla fine della trattativa ci sarebbe Silvio Berlusconi che, con un decreto, avrebbe di fatto ricattato Telecom Italia. Intanto, scrive ‘La Repubblica’, il conduttore di ‘Annozero’ potrebbe tornare in Rai, visto che il Cda sta premendo per votare il suo reintegro.

‘Il Fatto’: il governo ha ricattato Telecom. Secondo il quotidiano diretto da Padellaro, l’operazione ‘Santoro a La7’ sarebbe saltata, tra le altre cose, per un ricatto. Con questo si spiegherebbero le parole del giornalista che da giorni va parlando di “ennesimo conflitto di interessi”. Tutto sarebbe partito, spiega il ‘Fatto Quotidiano’, con la presentazione della bozza di manovra finanziaria. Si legge:  “La bozza prevedeva un progetto del ministero per lo Sviluppo economico di Paolo Romani: ‘Un piano di interesse nazionale per il diritto di accesso a Internet’. E come? ‘Mediante la razionalizzazione, la modernizzazione e l’ammodernamento delle strutture esistenti’. Parole astruse e verbi incrociati per sottrarre a Telecom l’ultimo bene invidiato da tutti i concorrenti: la rete fisica, quella che porta il cavo telefonico in tutte le case e gli uffici, eredità del monopolio pubblico. Il governo pensava di aprire il mercato e le connessioni veloci imponendo ‘obblighi di servizio universale’. Tradotto: Telecom investe per migliorare la sua struttura e poi deve metterla a disposizione dei concorrenti. Il governo di lievi e dure sforbiciate, che spinge all’infinito una correzione nel bilancio statale da 47 miliardi di euro, sentiva l’urgenza di ricorrere ai soldi della Cassa depositi e prestiti per ‘finanziare il piano nazionale su Internet’. Poche righe nascondevano un possibile esproprio del tesoro più sensibile per i vertici di Telecom“.

E così il governo, secondo Il Fatto, avrebbe minacciato Telecom dello scorporo della rete telefonica per affidarla ad un ente gestore analogo a quello che gestisce la rete elettrica (Terna) o quella ferroviaria (RFI). Ma stranamente, dice il Fatto, questa minaccia è sparita nel momento in cui è saltata la trattativa con Santoro. Si legge ancora sul ‘Fatto’: “L’ipotesi dura due giorni, esattamente 48 ore, fin quando ieri accadono due fatti all’apparenza distanti ma forse strettamente legati: La7 annuncia la fine di qualsiasi negoziato con Santoro, azzoppando così l’ipotesi terzo polo televisivo; e, in contemporanea, il governo cambia la norma, stravolge il suo ‘piano di interesse nazionale per il diritto di accesso a Internet’ e cancella dal testo della manovra quei passaggi – ‘la razionalizzazione, l’obbligo di diritto universale’ –che minavano la stabilità patrimoniale di Telecom e preoccupavano i suoi azionisti (anche stranieri). Anche se il numero uno di Telecom Italia Franco Bernabè giura che tra i due fatti non c’è alcun nesso, e ribalta su Santoro l’accusa di aver cercato pretesti per far saltare la trattativa con La7, i casi sono due: o le idee del ministro Romani e del governo sono talmente labili da evaporare nel breve volgere di 48 ore, oppure la rivoluzione telematica di Berlusconi era un atto di forza, un segnale per intimorire La7“.

Santoro di nuovo in Rai? Intanto a viale Mazzini, scrive ‘La Repubblica’, si pensa a far ritornare all’ovile Santoro. Il consigliere Rodolfo De Laurentiis (sostenuto dai consiglieri Rizzo Nervo e Van Straten) chiede che si riveda il preaccordo di uscita del giornalista siglato col direttore generale della Rai Lorenza Lei.

Per Santoro (ancora dipendente della Rai fino al 31 luglio) le porte potrebbero aprirsi di nuovo, quindi. Anche se il consigliere di area leghista Giovanna Bianchi Clerici dice: “Faccio notare che Santoro ha firmato un esodo incentivato e che il Cda votò un ordine del giorno che impegnava la Rai a non fare contratti a chi è stato appena incentivato a lasciare l’azienda”.