Università: studenti di tutta Italia in protesta contro la riforma Gelmini

Pubblicato il 18 Maggio 2010 - 18:43 OLTRE 6 MESI FA

Lezioni “saltate” oggi in tanti atenei italiani per far spazio alla protesta. Contro i tagli all’università, in parte già attuati e in parte da attuare nel prossimo biennio, e contro i contenuti del ddl di riforma all’esame del Parlamento. A organizzare la mobilitazione è stato un ampio cartello di sindacati e associazioni della docenza (una ventina di sigle), studenti inclusi.

Si è cominciato in sordina ieri e oggi assemblee e occupazioni simboliche si sono susseguite dal Nord al Sud della penisola. Domani è prevista una manifestazione a Roma davanti al Senato e fino a sabato tutti coloro che lavorano negli atenei – docenti, ricercatori, precari, lettori, personale tecnico-amministrativo – resteranno sul piede di guerra.

La spina nel fianco sono i soldi (“mentre in Parlamento si discute, il malato muore: tanti atenei nei prossimi mesi rischiano il collasso finanziario e altri sono già dovuti ricorrere all’esercizio provvisorio” ha sintetizzato il segretario generale della Flc, Mimmo Pantaleo). Ma preoccupano parecchio anche le novità previste dal disegno di legge Gelmini.

Un provvedimento che – a parere dei manifestanti – intende “scardinare il sistema nazionale dell’Università pubblica, concentrando le scarse risorse in pochi Atenei ritenuti eccellenti e ridimensionando il ruolo di tutti gli altri”. Una riforma che il ministro Gelmini è tornata naturalmente a difendere oggi a spada tratta.

“Bisogna avere il coraggio di cambiare, di guardare a una università moderna” ha osservato spiegando che “il ddl elimina sprechi e privilegi, rivede la governance degli atenei, punta sul merito, apre le porte ai giovani”. E, accennando ai risultati delle elezioni per il rinnovo del Cnsu (dove la maggioranza dei seggi è stata conquistata dal centro destra), ha fatto notare che “la stragrande maggioranza degli studenti ha voglia di cambiare e non ha nessuna intenzione di seguire chi cerca di strumentalizzarli”.

Intanto, però, oggi il dissenso si è fatto sentire. A Milano il rettorato della Statale è stato occupato simbolicamente per circa un’ora da un corteo di circa 150 persone, soprattutto personale amministrativo e studenti, che hanno calato uno striscione esplicito: “L’università pubblica è un diritto. Difendiamola. No ai tagli e alla legge Gelminì”.

Occupazione simbolica del rettorato anche al Politecnico di Torino mentre a Padova i ricercatori sono arrivati in bicicletta fino all’Università e poi hanno consegnato simbolicamente al rettore Giuseppe Zaccaria una “due ruote” per dire “siamo stanchi di pedalare”. Nella Capitale occupazione simboliche e a singhiozzo: i primi a “occupare” sono stati i ricercatori e gli studenti dell’ateneo di Tor Vergata, che hanno presidiato pacificamente il rettorato per chiedere ai vertici una posizione netta a favore del carattere pubblico dell’università e contro i tagli.

A proseguire “la staffetta” sono stati gli universitari della Sapienza, occupando il rettorato del proprio ateneo, mentre nel pomeriggio lo stesso tipo di protesta si è spostata all’università di Roma Tre. A Bari gli studenti hanno occupato la sede dell’Ateneo impedendo l’accesso al personale docente e amministrativo e bloccando anche le attività didattiche.

Tra le richieste la convocazione di una conferenza di ateneo, di una conferenza regionale e il ritiro degli aumenti previsti per le tasse universitarie. Anche in Sicilia i rettorati delle università sono stati occupati simbolicamente. A Palermo oltre duecento professori e studenti hanno indetto un’assemblea prima di occupare lo Steri, sede del rettorato.

Un’assemblea con presidio permanente al rettorato si è svolta a Catania dove è stato fortemente contestato anche il rischio ‘chiusura’ della facoltà di Lettere che, in caso di apertura a del quarto polo universitario in Sicilia sarebbe trasferita a Ragusa. Anche a Messina un centinaio tra docenti e dipendenti hanno occupato e il rettore, Francesco Tomasello, ha portato il suo saluto ai lavoratori dicendo di essere accanto a loro in questa protesta.