Riccardo Giacconi, morto il premio Nobel. Nichi D’Amico dell’Inaf: “Addio al frutto della grande scuola di fisica italiana”

di Redazione Blitz
Pubblicato il 11 Dicembre 2018 - 11:44 OLTRE 6 MESI FA
Riccardo Giacconi morto: fisico e premio Nobel, padre astronomia raggi X

Riccardo Giacconi, morto il premio Nobel. Nichi D’Amico dell’Inaf: “Addio al frutto della grande scuola di fisica italiana”(Foto Ansa)

ROMA – Il fisico Riccardo Giacconi è morto all’età di 87 anni a roma. Giacconi è stato il padre dell’astronomia a raggi X e premio Nobel per la fisica nel 2002. Nichi D’Amico, presidente dell’Istituto Nazionale di Astrofisica (Inaf), l’ha salutato come il frutto della grande scuola di fisica italiana. 

D’Amico ricordando Giacconi ha sottolineato come abbia sempre portato con sé questa grande eredità anche nei tanti anni in cui ha lavorato e vissuto negli Stati Uniti, diventando “il fondatore indiscusso dell’Astronomia a raggi X”: “Riccardo si era formato nella scuola di Beppo Occhialini, a Milano, una scuola alla quale un pezzo del nostro Istituto Nazionale di Astrofisica appartiene, e nella quale continua a riconoscersi. Quando ebbi il piacere e l’onore di conoscerlo personalmente – aggiunge – rimasi inevitabilmente affascinato dal suo carisma”. 

Le sue ricerche hanno attraversato per intero questo settore della ricerca, dai primi piccoli rilevatori degli anni ’60, montati su piccoli razzi, fino alla missione Chandra della Nasa, lanciato nel 1999. Dal 1993 al 1999 è stato anche direttore generale dell’Osservatorio Europeo Meridionale (Eso). Giacconi ha mostrato il lato violento dell’universo, fatto di stelle cannibali, buchi neri, e immani esplosioni. 

Nato a Genova nel 1931, Giacconi è vissuto a lungo a Milano, dove si era trasferito ancora adolescente e dove si era laureato con Giuseppe Occhialini, uno dei padri dello studio dei raggi gamma. A Milano ha proseguito gli studi di dottorato, specializzandosi nella ricerca sui raggi cosmici finché, nel 1956, ha deciso di lasciare l’Italia per trasferirsi negli Stati Uniti, dove ha ottenuto la cittadinanza e l’ha mantenuta insieme a quella italiana. Dal 1958 aveva cominciato a collaborare con l’università di Princeton e poco dopo era stato chiamato da Bruno Rossi, che allora lavorava nell’azienda As&E (American Science and Engineering), per progettare i primi sistemi spaziali di rilevamento di raggi X.

Nel 1962 ha scoperto la prima sorgente extraterrestre nota di raggi X, chiamata Sco X-1, e in breve tempi i suoi successi lo hanno portato alla Nasa, dove con Bruno Rossi ha guidato il progetto Uhuru, il primo rivoluzionario satellite per lo studio dei raggi X cosmici lanciato nel 1970. Grazie ad esso è stato possibile conoscere centinaia di ‘mostri’ cosmici, come il buco nero supermassiccio che si trova al centro della Via Lattea. 

Nel 1973 è stato nominato direttore del centro Harvard Smithsonian, dove ha guidato il progetto del primo telescopio spaziale per raggi X, il progetto HEAO-2, in seguito chiamato Osservatorio Einstein.
A causa dei lunghi ritardi di costruzione del satellite Chandra, che dal 1976 ne hanno posticipato il lancio di oltre 20 anni, Giacconi ha lasciato temporaneamente il settore dei raggi X per guidare il neonato Space Telescope Science Institute, che era allora alle prese con gli enormi problemi tecnici riscontrati sul telescopio spaziale Hubble. Nel 1993 è passato all’Eso, dove ha introdotto i concetti manageriali acquisiti nel corso delle esperienze americane e ha guidato la costruzione dell’ambizioso Very Large Telescope (Vlt), il telescopio più grande del mondo. Conclusa questa esperienza, nel 1999 Giacconi è tornato negli Stati Uniti come responsabile scientifico della missione Chandra, il telescopio spaziale della Nasa che ha anche svelato alcuni aspetti dell’enigmatica materia oscura.