Blocco ingaggi dei campioni, in F1 per Hamilton e Verstappen 70 milioni in due. Messi 50 da solo: non regge più

di Enrico Pirondini
Pubblicato il 11 Aprile 2021 - 15:49 OLTRE 6 MESI FA
Blocco ingaggi dei campioni, in F1 per Hamilton e Verstappen 70 milioni in due. Messi 50 da solo: non regge più

Blocco ingaggi dei campioni, in F1 per Hamilton e Verstappen 70 milioni in due. Messi 50 da solo: non regge più

Blocco dei maxi ingaggi, per i campioni non è un bel momento, il mercato cambia. La Formula nababbi pronta ai tagli. Il calcio tace sul blocco ma ha bilanci in profondo rosso. Cina e America hanno già il tetto salariale. L’Italia invece invoca il soccorso di Stato.

Tetto salariale. Stop agli ingaggi folli. Il mercato è cambiato, non è più quello di una volta.

La Formula Uno, la Formula dei nababbi, ci sta pensando seriamente. Ne sta discutendo. Pensa a tagli pedagogici. Gli altri sport capiranno?  Hamilton e Verstappen guadagnano 70 milioni di euro in due. Messi cinquanta da solo. Fino a quando?

Autodromi e stadi sono vuoti,i bilanci piangono

Le casse dei club sono vuote. Allora? Serve un cambiamento, come ha detto Andrea Agnelli . E presto. Il crac è vicino. Lo sa, ad esempio, il Barcellona che ha fatto un contratto quadriennale di 555 milioni per la sua stella che ha già 33 anni. Lo ha rivelato il quotidiano politico madrileno “ El Mundo “ che ha presentato Messi come “la rovina economica del Barcellona“. La cifra esatta è
555.237.619 euro.  Sono circa 139  milioni all’anno. Un bravo manager di azienda guadagna cifre intorno ai 200mila euro. Fate voi.

La Fia e Liberty hanno un piano

Il piano è mettere un limite a 25 milioni per i piloti. Ma i big possono “ arrotondare “ con premi e bonus legati ai risultati.

Una cosa è certa: il mercato della Formula Uno è destinato a cambiare radicalmente in futuro. La prossima generazione di piloti sarà pagata meno. È dall’anno scorso che si discute di “ Salary Cap “, una filosofia molto americana già adottata dalle maggiori leghe a stelle e strisce. Per i piloti si ipotizza un tetto salariale al massimo di 30 milioni di dollari a stagione per coppia, escludendo bonus, premi e proventi derivanti dai diritti di immagine. Lewis Hamilton, sette volte iridato, ha già storto il naso. Se ne farà una ragione.

E il calcio tace. Per ora. Continua a fare la cicala. Il presidente della FIGC, Gabriele Gravina,ha scritto ai suoi colleghi presidenti e alla UEFA chiedendo un cambiamento perché “ i ricavi sono in caduta “.

Per correttezza Gravina ha scritto pure alla FIFA, al sindacato mondiali dei calciatori, all’ECA (246 club, presidente Agnelli, sede centrale a Nyon), anche alle leghe europee. Chiede  una strategia organica  per ridurre gli emolumenti ai calciatori.

Lo scenario macroeconomico impone il blocco

“Mi rivolgo a voi – ha scritto –  per concordare un piano di azione comune, che sia volto a riconsiderare globalmente gli impegni economici a cui sono chiamati, obbligatoriamente, i club professsionistici”. Gli stipendi al lordo dei giocatori di serie A non sono più sostenibili.Come pagare 31 milioni Ronaldo. O dar retta al procuratore  Mino Raiola che l’altro giorno ha chiesto  per il suo protetto Donnarumma  – in scadenza di contratto col Milan – un aumento di 6:milioni .
Dai 6 attuali a 12. Domanda: ma dove vive il signor Raiola? Nell’iperuranio? Il mondo è chiuso per  pandemia? E chi se ne frega. Per fortuna il club rossonero non abbocca. O almeno così pare.

La Cina ha già adottato il giro di vite e il blocco

Stop ai super stipendi. Non è più l’Eldorado del calcio mondiale. “ Il football è una attività irrilevante “.

Basta ingaggi folli, ha ordinato il governo di Pechino. E nessuno ha fiatato. Dopo aver ricoperto di soldi campioni sul viale del tramonto come il brasiliano Oscar ( 21 milioni di euro annui ) e aver strapagato gente come  Hulk, Pato, Mascherano, Lavezzi, la Federcalcio cinese ha imposto nuove tariffe : tetto massimo di 75 milioni annui globali e 10 per un asso straniero. Graziano Pelle ‘ che prendeva 15 milioni a stagione dallo Shandong  – è arrivato in Cina nel 2014 – ha fatto i bagagli in fretta ed è tornato a Parma
( per la terza volta ). Con ben altre pretese, conscio dei suoi 35 anni. E soprattutto  far dimenticare ai tifosi della Nazionale lo sciagurato rigore che ha calciato ai quarti di finale  a Euro 2016 contro la Germania. Anche in America ci sono dei limiti, addirittura dal 1946 ( per la NBA ).  Ma il Salary Cap esiste già in altri paesi. E funziona.  In Italia se ne parla concretamente da un anno. Ci voleva una pandemia per arginare quello che suona come un cattivo esempio. Un malcostume.