Cassano e Gasperini, la Genova del calcio orfana due volte: i retroscena

di Franco Manzitti
Pubblicato il 11 Novembre 2010 - 14:56| Aggiornato il 14 Marzo 2011 OLTRE 6 MESI FA

Antonio Cassano

Il risultato delle due spettacolari sceneggiate, la prima negli spogliatoi della Sampdoria, sulla collina di Bogliasco, la seconda, via telefono, tra Palermo, Stadio Barbera, ex Favorita e la residenza veneta, Desenzano sul Garda, del presidente genoano Enrico Preziosi, è che ora Genova è due volte orfana e non si rassegna.

La parte sampdoriana piange il licenziamento di Antonio Cassano, il genio di Bari Vecchia, espulso per una raffica di vaffa dal presidente Riccardo Garrone che, pur di levarselo dai piedi dopo decine di sceneggiate come quella, pagherà 18 milioni di euro di clausola rescissoria. Il fronte genoano piange la defenestrazione folgorante e inattesa del suo allenatore dei miracoli Giampiero Gasperini da Grugliasco, messo alla porta con la sconfitta di domenica scorsa a Palermo, dopo cinque anni esaltanti e un feeling travagliatissimo con il joker, il presidente Preziosi da Avellino, l’uomo dei Gormiti e del bambolotto Cicciobello, ma anche quello che è diventato uno dei più grandi mercante di giocatori, capace di inventare giocattoli mondiali da imporre su ogni mercato, come di svelare talenti calcistici che mezzo mondo snobbava, uno per tutti Diego Milito, ripescato mentre sprofondava nella serie B spagnola e poi diventato il cannoniere di Champions League.

Altro che mal comune mezzo gaudio: Genova calcistica, sempre più divisa tra Genoa e Samp, risalite proprio grazie a Garrone e Preziosi nelle gerarchie italiane in una città che lentamente sprofonda, soffre questi due strappi riversando lacrime e anatemi da una gradinata all’altra del mitico stadio Luigi Ferraris. I due presidenti sono uniti in questo momento dal tornado cittadino che non si placa. Tutto il resto li divide. Preziosi rappresenta il tipico self made man, importato da Avellino. Ruspante e solitario è invece Garrone, petroliere nato nell’establishment genovese, duro ma generoso e mai totalmente corrisposto dalla città, se non, fino a ieri, dai tifosi blucerchiati.