Altro che tagli ai parlamentari: fino al 2014 vogliono gli stessi soldi

Pubblicato il 25 Ottobre 2011 - 09:58 OLTRE 6 MESI FA

La Camera (Foto LaPresse)

ROMA – La Camera vuole, fino al 2014, gli stessi soldi di oggi. E allora o i tagli tanto sbandierati in realtà non esistono oppure i parlamentari dimezzati costeranno il doppio. Eppure “il cavallo magro corre più forte” disse Roberto Calderoli, che a settembre annunciava trionfante un “disegno di legge di riforma costituzionale per dimezzare il numero dei parlamentari”. In realtà poco è cambiato e poco cambierà fino al 2014.

Come ci ricordano Sergio Rizzo e Gian Antonio Stella per il Corriere della Sera, lo stesso Berlusconi disse: “Dobbiamo abolire il numero enorme di parlamentari dalle prossime elezioni”. Il centrosinistra era d’accordo e per bocca di Dario Franceschini s’impegnò: “Dimezzare i parlamentari sarà la priorità del Pd”. Gianfranco Fini era della stessa idea: “È arrivato il momento di dimezzare i parlamentari”. Ma tra il dire e il fare…

Ma cosa significa per l’economia tenere gli stessi conti dei parlamentari fino al 2014? La pressione fiscale schizzerà al record storico del 44,8%. Il debito pubblico salito ormai al 120,6% del Pil non riuscirà a calare, nonostante la manovra da 145 miliardi, sotto il 112,6%. E secondo il Fondo monetario internazionale si consoliderà il sorpasso dell’India, che nel 1993 aveva meno di un terzo del nostro Pil ma ha già messo la freccia per superarci, come già hanno fatto il Brasile e ormai dieci anni fa la Cina. E la nostra Camera ci farà il regalo di chiedere ai contribuenti gli stessi soldi che chiede oggi.

Incredibile il raffronto con la britannica House of Commons, che di deputati ne ha 650, venti più dei nostri, ma nonostante questo ha un livello di spese correnti (meno di 500 milioni di euro) pari a neanche metà di quelle di Montecitorio. Basti pensare che Jack Malcolm, il capo dell’amministrazione del parlamento del Regno Unito, ha una retribuzione di 235 mila euro: metà di quanto guadagna il nostro pari grado. Entro l’anno fiscale 31 marzo 2014-31 marzo 2015 la Camera bassa britannica vuole ridurre i propri costi di un altro 17%. Un taglio netto. Raddoppiato rispetto alla sforbiciata del 9% per il 2013 già decisa l’anno scorso. Una scelta seria, “in linea con il resto del settore pubblico”.