Obiettivo Napoli-Genoa da Europa, Azzurri no

Pubblicato il 14 Settembre 2009 - 10:11 OLTRE 6 MESI FA
Hamsik, Napoli, segna un gran gol ad Amelia del Genoa

Hamsik, Napoli, segna un gran gol ad Amelia del Genoa

L’arbitraggio inquietante ha senza dubbio condizionato l’andamento della gara con errori su entrambi i fronti, ma tutto sommato questo non ha intaccato l’aspetto tecnico e tattico che in questa sede ci compete giudicare, né ha falsato la giustizia di un risultato finale che ha messo in risalto le differenze tattiche, tecniche, fisiche e mentali tra una squadra che sarà una delle protagoniste della rincorsa alle zone alte della classifica, il Genoa, ed una, il Napoli, che potrebbe anche quest’anno continuare a galleggiare in uno stato di perenne incompiutezza, e che la lotta per i piani alti potrebbe alla fine guardarla dal basso.

La gara di questa sera si presenta perfetta per permetterci un chiaro parallelo tra la squadra di Gasperini e quella di Donadoni. Al fischio di inizio risultava evidente la differenza strutturale tra le due formazioni. Il Genoa, da una parte, forte delle sue certezze tattiche, con gli elementi adatti nei ruoli giusti, e con una rosa pronta a fornire un’ampia gamma di scelte all’allenatore. Dall’altra parte il Napoli, con i suoi cervellotici adattamenti per portare avanti un modulo che non si è in grado cambiare, con una rosa piena di buchi che costringe l’allenatore a mandare in campo giocatori che avrebbe sicuramente visto meglio con un’altra casacca, e con un Donadoni che ciononostante si concede un improbabile turn-over.

Nonostante queste premesse gli azzurri, seppur palesemente contratti, sono riusciti a tenere in equilibrio la partita per quasi tutto il primo tempo, grazie ad una buona accortezza nella fase difensiva, in cui la squadra si chiudeva in un 4-4-2 che lasciava poco spazio sulle corsie esterne, dove anche Pià forniva il suo contributo difensivo.

La mancanza di mordente offensivo aveva trovato la sua soluzione con la superiorità numerica. Con la discutibile espulsione di Criscito il Napoli si è infatti ritrovato a poter godere dell’iniziale disorientamento dei rossoblù e della superiorità numerica a centrocampo. Questa situazione però non è durata a lungo. Poco dopo la bellissima rete dell’uno a zero di un Hamsik completamente ritrovato, la situazione si è riequilibrata a causa dell’ennesimo errore arbitrale del dilettantistico Tagliavento, che regalava rigore (inesistente) e conseguente espulsione di Campagnaro al Genoa.

Al ritorno degli spogliatoi la parità numerica ha messo ancor più drasticamente in risalto tutte le differenze tra le due formazioni. Donadoni decideva di schierare gli azzurri in modo simile al Genoa, ma con un modulo alquanto confuso. Un ibrido tra un 4-3-2 e un 3-4-2 in cui Aronica e Hamsik si alternavano confusamente nel presidiare la corsia sinistra, i punti di riferimento offensivi erano vacui, con un Quagliarella costretto a predicare nel deserto, considerando la gara incolore di Pià e l’irritante fumosità di Lavezzi, subentrato al brasiliano. Diametralmente opposta la situazione tecnico-tattica del Genoa. In primis i rossoblu presentavano la lucidità e la capacità tecnica di iniziare le azioni con intelligenza dalla difesa, anzi, dal portiere. I compiti in campo poi erano ben delineati, con i due esterni, Rossi e Mesto, duri e instancabili sulle corsie laterali, che hanno dato una lezione su come interpretare il ruolo ai colleghi azzurri (o meglio, ai pochi che ci sono). In attacco Gasperini poteva poi contare su un punto di riferimento vero come Crespo (cosa che manca nell’organico azzurro) e una seconda punta capace di girargli attorno come Palacio. Queste differenze tecniche, fisiche e tattiche non potevano non emergere in maniera evidente, come poi in effetti sono emerse, sottolineate dal un roboante 4-1 che non potrà far riflettere i dirigenti del Napoli ed il suo allenatore sul differente lavoro operato, in varie sedi, da una diretta concorrente.

Come già detto in numerose altre circostanze il Napoli non ci sembra avere ancora le caratteristiche tattiche, tecniche e mentali per aspirare all’agognato salto di qualità. L’enorme amore per gli azzurri ci fa sperare che Donadoni possa lasciarsi alle spalle questa brutta sconfitta e riesca a trovare qualche accorgimento tattico che possa dare una maggiore stabilità alla sua formazione, ovviando così alle lacune che il mercato estivo ha lasciato all’interno di un organico azzurro, che tuttavia ha ancora le potenzialità per riprendersi. Bisognerà però ridare alla squadra una linearità che al momento manca.

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di Eduardo Letizia