Somalia. Inchiesta Onu sulla distribuzione di aiuti alimentari, sospetti su tre imprenditori

Pubblicato il 17 Settembre 2009 - 18:43 OLTRE 6 MESI FA

Il Gruppo di Controllo delle Nazioni Unite in Somalia ha aperto un’inchiesta per accertare se tre imprenditori somali che usa per distribuire aiuti alimentari nel Paese sconvolto dalla guerra ne fanno uso truffaldino e forniscono appoggi finanziari a gruppi di ribelli che combattono per rovesciare il governo centrale, a quanto riferisce il Wall Street Journal. Analoga inchiesta è stata aperta dal World Food Program (WFP).

Un rapporto interno delle Nazioni Unite, approvato anche dal WFP e venuto in possesso del WSJ, afferma che il sistema di distribuzione di cibo in Somalia rappresenta «un considerevole rischio per la reputazione e l’efficacia dell’organizazzione».

Il WFP afferma che le sue operazioni in Somalia raggiungono 3,5 milioni di persone, ma funzionari dell’Onu, dell’Unione Africana e del governo somalo confermano di essere sempre più preoccupati dall’affidabilità di alcuni degli imprenditori usati dal WFP, che l’anno scorso ha distribuito aiuti alimentari per un valore di 35 milioni di dollari.

I sospetti sui tre imprenditori sono tali che gli Stati Uniti e la Gran Bretagna stanno valutando l’opportunità di sospendere i finanziamenti per i programmi assistenziali. Entrambi i Paesi hanno dichiarato che attenderanno i risultati dell’inchiesta prima di prendere una decisione.

Secondo funzionari dell’Onu, ispettori del Gruppo di Controllo delle Nazioni Unite stanno esaminando le attività di Abukar Adani, un uomo d’affari somalo, dei suoi famigliari e di un gruppo di compagnie da essi controllate. Nel mirino degli inquirenti ci sono anche Abdulkadir Eno, un uomo d’affari somalo-americano con interessi nei porti somali, e l’uomo d’affari somalo Mohamed Deylaf. Tutti e tre hanno negato di aver truffato nella distribuzione del cibo.

Il figlio di Adani, Abdulkadir Abukar Omar Adani, dirigente dell’azienda di famiglia Swift Traders East Africa Co.,ha dichiarato al WSJ che la sua famiglia appoggia il governo in carica, ma ha aggiunto che per trasportare gli aiuti la sua azienda deve a volte trattare con gruppi come al Shabab, il principale gruppo ribelle islamico, che controlla gran parte della Somalia meridionale.

Adani ha aggiunto che rappresentanti della sua compagnia sono costretti a negoziare con i ribelli ed a pagare «diritti di passaggio». I pagamenti per il transito degli aiuti, ha aggiunto, «fanno parte di accordi affaristici con i ribelli e non devono essere considerati appoggi finanziari ai rivoltosi».