Unione Europea, sussidi/ Un fiume di denaro che va a finire nelle tasche anche di chi con l’agricoltura ha poco o nulla a che fare

Pubblicato il 17 Luglio 2009 - 15:42 OLTRE 6 MESI FA

Una cosa è certa: le enormi somme che l’Unione Europea eroga come sussidi per l’agricoltura molto spesso vanno ad aziende che con la coltivazione della terra hanno poco o nulla a che fare. È questa la conclusione di un’inchiesta svolta dal New York Times.

Quest’anno, per la prima volta, i 27 Paesi membri dell’Unione hanno dovuto dichiarare come distribuiscono i sussidi, ed a fornire un quadro incompleto è stata solo la Germania. Dallo studio di quei dati il Times conclude che il programma è andato oltre l’intento originale di aumentare la produzione alimentare ed aiutare gli agricoltori a far fronte alle fluttuazioni del mercato, e che la Ue è ora intenta a promuovere lo sviluppo rurale piuttosto che fornire incentivi alla produzione ed al sostegno dei prezzi.

I dati analizzati dal Times mostrano che gran parte degli aiuti, circa 37,5 miliardi di euro, vanno tuttora ad agricoltori e proprietari terrieri, ma indicano anche che centinaia di milioni di euro finiscono nelle tasche di individui o aziende che hanno poco a che fare con l’agricoltura tradizionale. E le somme più consistenti vanno ad industrie multinazionali nei settori dell’alimentazione, della raffinazione dello zucchero o della produzione di alcolici.

Di fronte a questa pioggia di denaro, aziende e compagnie fanno i salti mortali per poter essere incluse nell’erogazione dei sussidi. Il Times cita, tra gli altri, l’esempio del caterer veneziano Ligabue, che fornisce cibo alle compagnie aeree ed alle navi da crociera di lusso, il quale nel 2008 ha ricevuto 148 mila euro di sussidi all’esportazione per aver ”esportato” fuori dall’Europa, nello stomaco dei passeggeri, bustine di zucchero e piccoli contenitori di latte.

I funzionari della Ue ed alcuni economisti ritengono che una parte di questi soldi alla fine vada anche a sostegno degli agricoltori, poiché senza di essi le compagnie acquisterebbero generi alimentari altrove a prezzi inferiori. Ma i rimborsi hanno un potente effetto negativo sul commercio mondiale in quanto deprimono i prezzi globali e danneggiano gli agricoltori poveri al di fuori dell’Europa. «Si tratta di un’altra forma di sostegno ai prezzi», scrive il Times, «il residuo di un vecchio sistema che ha incoraggiato una eccedente produzione di cibo e che la Ue spera di poter eliminare entro il 2013».

Secondo il quotidiano newyorchese è difficile sapere con esattezza quanti capitali vanno a settori non agricoli, perché le informazioni fornite ai Paesi interessati sono vaghe, e la stessa Ue afferma che «è troppo difficile calcolarlo con esattezza».

«Lo sviluppo rurale non riguarda solo le fattorie, ma anche progetti per l’ambiente e gli aiuti per le economie rurali», ha dichiarato Michael Mann, un portavoce della Commissione Europea, «quindi è perfettamente naturale che aziende non agricole ricevano fondi che creano posti di lavoro e prosperità nelle zone rurali».

Ma i critici di questa teoria, inclusi sindacati di agricoltori, analisti e uomini politici, controbattono che la Ue ha creato «una traballante struttura di assegnazioni guidata da una vasta varietà di interessi nazionali», e che «ha aperto il rubinetto dei soldi per ricchi aristocratici che posseggono terra che non coltivano».

I sussidi all’agricoltura, scrive il Times, sono uno strumento economico controverso, «una vacca sacra» per gli uomini politici europei ed americani. Ma alcuni economisti li considerano strumenti che distorcono il commercio colpendo le tasche dei contribuenti e mettendo a repentaglio la sopravvivenza degli agricoltori nelle zone più povere del mondo, spingendo i Paesi occidentali a scaricare cibo eccedente in quei luoghi e al contempo intascare i sussidi.

L’Unione Europea destina oltre la metà del suo bilancio annuale, circa 53 miliardi di euro, ai sussidi per l’agricoltura, quattro volte più che gli Stati Uniti. Tali sussidi costano a ciascun cittadino della Ue 110 euro l’anno, secondo i dati forniti dalla Commissione Europea, una bella sommetta, scrive il Times, per una famiglia di quattro persone. «Le famiglie», ha dichiarato l’economista agricolo Stefan Tangermann, «pagano il doppio per la loro alimentazione, primo per i prezzi più alti nei negozi, e secondo per le tasse che sborsano per i sussidi».

Ma non tutti gli uomini politici e gli economisti criticano il sistema dei sussidi, ammette il Times. Ad esempio David Blandford, un economista agricolo alla Pennsylvania State University, ritiene che la politica della Ue sia giusta, anche se comporta spendere sussidi all’agricoltura la costruzione di strade. «La chiave», dice, «è migliorare l’economia nel suo insieme, perché in molte zone rurali il futuro dell’agricoltura e le condizioni economiche degli agricoltori dipendono dallo stato dell’intera economia».